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La Commissione Ue non comunica l'impatto delle sue misure sulla sostenibilità
Secondo la Corte dei Conti europea, l’Unione non dispone ancora di una strategia in materia di sviluppo sostenibile fino al 2030, che definisca gli SDGs pertinenti, né i target in merito ai quali riferire. 22/06/19
L’Europa si è impegnata ad attuare l’Agenda 2030 per “favorire uno sviluppo che soddisfi i bisogni di oggi senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”, e per “garantire una vita dignitosa per tutti, nel rispetto dei limiti del pianeta, che contemperi prosperità ed efficienza economica, società pacifiche, inclusione sociale e responsabilità ambientale, è l’essenza dello sviluppo sostenibile”.
L’analisi prodotta dalla Corte dei conti europea dal titolo “Informativa sulla sostenibilità: un bilancio delle istituzioni e delle agenzie dell’Unione europea”, resa nota il 12 giugno, segnala però che nonostante le dichiarazioni, la Commissione europea non produce alcuna informativa sulla sostenibilità, tantomeno pubblica relazioni sul contributo fornito dalle politiche e dal bilancio Ue in relazione al conseguimento degli SDGs.
L’informativa, anche nota come “rendicontazione non finanziaria”, è un documento che porta a conoscenza dei cittadini l’impatto economico, sociale e ambientale che una determinata politica è in grado di generare. Una valutazione che, oltre a mostrare il collegamento tra strategia ed impegno a favore di un’economia globale sostenibile, risponde al principio di trasparenza.
“I cittadini esigono e necessitano di informazioni attendibili sul contributo fornito dall’Ue allo sviluppo sostenibile in settori quali i cambiamenti climatici. Considerato l’impegno dell’Ue a favore degli SDGs, ci si aspetterebbe che la Commissione sia in grado di comunicare i risultati conseguiti”, ha dichiarato Eva Lindström, membro della Corte dei conti europea che ha condotto la valutazione.
Sebbene la Commissione di recente abbia pubblicato un documento dove si descrivono le specifiche politiche connesse agli obiettivi di sviluppo sostenibile, mentre Eurostat si occupa di fornire una descrizione generale dei progressi nel conseguimento degli SDGs, nessuna analisi è dedicata alla misurazione del contributo che le politiche economiche apportano all’Agenda 2030.
Inoltre, si legge dal documento, “la Corte rileva che l’Ue non dispone ancora di una strategia in materia di sviluppo sostenibile fino al 2030, che definisca gli SDGs pertinenti per l’Ue, né di obiettivi e target in merito ai quali riferire. Di recente, la Commissione si è avviata nella direzione giusta ed ha pubblicato un documento di riflessione che delinea gli scenari per un’Europa sostenibile. Tale documento non include però alcuna analisi delle lacune, che individui le altre misure che l’UE deve adottare in termini di bilancio, politiche e normativa, né presenta il contributo fornito dai programmi di spesa dell’Ue all’attuazione degli SDGs”.
Il documento messo a punto dalla Corte ha poi esaminato l’operato delle istituzioni diverse dalla Commissione. Il focus si è concentrato, per esempio, sulla Banca europea per gli investimenti e sull’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale. Entrambi le organizzazioni pubblicano una relazione sulla sostenibilità, il problema è che queste risultano incomplete e non trattano di tutti gli aspetti legati allo sviluppo sostenibile: si danno più informazioni sul modo in cui le istituzioni funzionano rispetto a quanto incida la sostenibilità nelle strategie e nelle attività condotte.
L’informativa si è sviluppata prima nel settore privato e, col tempo, si è pian piano diffusa anche in quello pubblico. Come detto precedentemente, viene individuata con diversi nomi: informativa sulla responsabilità sociale delle imprese (Rsi) e informativa ambientale, sociale e di governance (Esg), figurano tra i più utilizzati.
L’Unione europea con la direttiva 2014/95/UE ha reso obbligatoria per imprese di grandi dimensioni la comunicazione delle informazioni non finanziarie, una decisione che oltre a garantire maggiore trasparenza agli occhi dei consumatori, ha portato competitività sul mercato, una volta che le aziende hanno capito che questo tipo di contabilità può essere utile per il contenimento dei costi e per l’ottimizzazione dei processi produttivi. Tuttavia la relazione della Corte dei Conti europea mostra che le stesse istituzioni europee devono migliorare la propria rendicontazione in materia di sostenibilità.
di Ivan Manzo