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Sondaggio sugli SDGs: nel mondo meno della metà li conosce
Il Goal 13 sul cambiamento climatico desta maggiore interesse. Secondo gli intervistati l’acquisto di beni e servizi attenti all’ambiente (52%) e la scelta di prodotti agricoli sostenibili (52%) sono le azioni da mettere in campo. 4/2/20
Quante persone conoscono l’Agenda 2030? La strategia che i 193 Paesi firmatari si sono dati per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese) entro la fine del decennio (quello appena iniziato) è sempre di più motivo di dibattito nei summit internazionali, ma i cittadini ne sono a conoscenza?
Per la prima volta questo genere di domande è stato oggetto di analisi, la “Global survey on sustainability and the SDGs”, condotta tra settembre 2018 e giugno 2019 dalla società di consulenza Schlange & Co. e dall’Università Yale e finanziata dal governo tedesco. L’indagine è sata pubblicata nei giorni scorsi.
Attraverso la collaborazione di diverse associazioni sparse su tutto il Pianeta, il sondaggio è riuscito a raggiungere oltre 26mila partecipanti (di 174 Paesi diversi). L’intenzione era quella di testare la consapevolezza delle persone sui temi ambientali, sociali ed economici, e di capire quanto fossero “allarmate” dalla situazione.
Il Rapporto rileva che mentre la parola sostenibilità viene adesso ben compresa, non si può dire lo stesso sulla conoscenza degli SDGs: meno della metà del campione preso in esame ha confidenza con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (il 49,7%). In generale, è il Goal 13 sul cambiamento climatico ad attirare maggiormente l’attenzione delle persone, seguito dal Goal 3 su salute e benessere e dal Goal 4 sull’istruzione di qualità. Posizioni che però cambiano se rapportate alla singola regione, basti pensare che per gli africani sono l’istruzione, la lotta alla povertà (Goal 1) e alla fame (Goal 2) i più menzionati, prima del cambiamento climatico, qui al quarto posto.
Interessante vedere anche l’importanza che viene data al singolo Obiettivo in base alla fascia d’età. Per i ragazzi fino ai 29 anni è il cambiamento climatico la priorità assoluta per un’azione decisa da parte dei governi; il campione che rientra nella fascia 30-49 anni ritiene invece che i Goal 3, 4 e il 12 sul consumo e la produzione responsabili siano i più importanti; mentre dai 50 anni in poi risultano i Goal ambientali 14 e 15, rispettivamente vita sott’acqua e vita sulla terra, i più sentiti, prima ancora della buona salute al terzo posto.
Per quanto riguarda il Goal 5 sulla parità di genere, emerge una diversa visione proprio tra donne e uomini: il 31% delle prime lo ritiene un SDG importante, solo il 15% dei secondi ha affermato lo stesso.
È stato poi chiesto agli intervistati di dare un giudizio sulle azioni personali da mettere in campo per diventare più sostenibili. Nel mondo il 56% ha indicato l’acquisto di beni e servizi attenti alle risorse naturali, il 52% ha ritenuto prioritaria la scelta di prodotti agricoli sostenibili, il 48% ha indicato che votare per un candidato che si batte per la sostenibilità ha particolare importanza. La scelta di un nuovo fornitore energetico è invece stata menzionata solo dal 33% del campione.
Lo studio si è soffermato anche sulla centralità degli SDGs per il settore privato, dove il consumo e la produzione responsabili, il cambiamento climatico e l’innovazione (Goal 9) destano maggiore interesse, e per quello pubblico. Riguardo a quest’ultimo, sono i Goal 11 (città e comunità sostenibili), 12 e 13 ad avere la precedenza.
Infine, è stato chiesto “chi dovrebbe occuparsi dell’implementazione degli SDGs nel tuo Paese?”; gli intervistati ritengono che prima del settore privato, dei media, delle Ong e dei centri ricerca, se ne dovrebbero occupare i governi.
di Ivan Manzo