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PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

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ASviS Live: “La fiducia nelle istituzioni resta il vero antidoto alla paura”

All’evento sulla dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile, gli impegni della politica sull’obiettivo 0,7% di auto pubblico allo sviluppo e il confronto su cooperazione, pace e governance anticipante. 4/11/25

I cittadini e le cittadine, nonostante siano sfiduciati, chiedono istituzioni solide, trasparenti e orientate al futuro e alla pace”, ha affermato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, in apertura dell’ASviS live dedicato alla dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile, il primo dei quattro eventi organizzati dall’Alleanza per discutere dei risultati del Rapporto ASviS 2025, pubblicato il 22 ottobre scorso. “Eppure”, ha proseguito, “la manovra finanziaria in discussione in queste settimane non è costruita avendo in mente gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e il principio di giustizia intergenerazionale. Le proposte dell’ASviS vanno nella direzione di aumentare l’aiuto allo sviluppo, allargare la partecipazione dei giovani alle elezioni, approvando quanto prima la legge per il voto a distanza, istituire un organismo nazionale indipendente per i diritti umani e migliorare la governance nazionale ed europea, rafforzando la dimensione federalista dell’Unione”,

L’evento, che si è tenuto il 3 novembre a Roma presso la Ceoforlife Clubhouse Montecitorio, ha messo tra i temi al centro del dibattito il Patto sul Futuro dell’Onu, le riforme della governance internazionale, la pace, la sicurezza, il finanziamento allo sviluppo e la tutela delle generazioni future. “Nel mondo la spesa militare ha raggiunto i 2.700 miliardi di dollari, destinati a salire tra 4.700 e 6.600 miliardi entro il 2035 - ha continuato Giovannini -. Oltre 123 milioni di persone sono oggi forzosamente sfollate, un numero raddoppiato in dieci anni per effetto di guerre, alluvioni e siccità legate alla crisi climatica. Nonostante le dichiarazioni dei leader mondiali, l’Agenda 2030 arretra e anche in Europa cresce la distanza tra impegni e azioni, con il rischio di perdere la leadership sullo sviluppo sostenibile. L’Italia deve rispettare l’impegno assunto all’Onu nel 2023, definendo un Piano per l’azione trasformativa (Pat) basato su una governance anticipante. Il Parlamento ha approvato la Valutazione d’impatto generazionale (Vig), una riforma importante da rendere operativa. Occorre inoltre un impegno multilaterale più propositivo, volto alla pace in Ucraina e in Medio Oriente, alla riduzione del debito dei Paesi in via di sviluppo, alla riforma dell’Onu e a garantire che la spesa militare non penalizzi gli investimenti per lo sviluppo. Infine, serve verificare la coerenza del Piano Mattei con l’Impegno di Siviglia e aumentare l’Aiuto pubblico allo sviluppo fino allo 0,7% del Reddito nazionale lordo (Rnl) entro il 2030”.

Partendo dal contesto internazionale, è poi intervenuto Alessandro Alfieri, senatore del Partito democratico. “Bisogna riconoscere lo Stato di Palestina: è il primo passo verso una pace reale e duratura in Medio Oriente – ha dichiarato Alfieri -. In Ucraina serve un’iniziativa diplomatica europea capace di allargare il perimetro del negoziato e affrontare il tema dell’architettura della sicurezza del continente. Dal mio punto di vista, non è contraddittorio aumentare la spesa militare e allo stesso tempo perseguire la pace. Tuttavia, è fondamentale che tale spesa sia contestualizzata e spiegata con chiarezza. Se parliamo di 80 miliardi di euro destinati alla difesa, più di quanto si investa in istruzione e sanità, dobbiamo dire con precisione a cosa servono: dallo spazio alla cybersicurezza, dai sistemi antidroni al cablaggio sottomarino. Senza un inquadramento corretto, l’obiettivo di destinare il 5% del Pil alla sicurezza rischia di compromettere altri traguardi cruciali, come la riduzione delle disuguaglianze, la lotta alla povertà, il sostegno alla cooperazione allo sviluppo e la risposta alla crisi climatica. Nonostante però l’enfasi del governo sul Piano Mattei, la manovra di bilancio registra 62 milioni di euro in meno proprio per la cooperazione allo sviluppo, che è invece essenziale anche per rendere più efficaci le operazioni di peacekeeping”.

Francesco Corvaro, inviato speciale del Governo per il cambiamento climatico in Italia, si è invece soffermato sull’importanza del multilateralismo e sui prossimi negoziati della Cop 30: “Il tema del multilateralismo torna alla ribalta ogni volta che Trump decide di agire in modo unilaterale, come quando è uscito dall’Accordo di Parigi. Oggi la sfiducia verso la cooperazione internazionale sta diventando un ostacolo concreto ai negoziati sul clima. Ma non va dimenticato che il clima non ha bandiere. Finora l’Unione europea ha mantenuto una leadership sulla transizione ecologica, tuttavia ora deve tradurla in una reale capacità di traino per gli altri Paesi. Se la crisi climatica non verrà affrontata per tempo, le difficoltà aumenteranno in modo esponenziale: basti pensare all’incremento dei flussi migratori. Durante la scorsa Cop 29 ho collaborato con la presidenza per mostrare come la crisi climatica possa diventare un fattore che alimenta il terrorismo: dove la vita si fa più dura per la scarsità delle risorse primarie, cresce il terreno fertile per il reclutamento. Riguardo alla Cop 30, la presidenza brasiliana ha dato un segnale chiaro, annunciando l’intenzione di tradurre in azione le soluzioni già elaborate negli anni passati. Sarà interessante capire che livello di dialogo potrà instaurarsi in una Cop inedita, segnata dall’assenza del contingente americano. Ma se una poltrona resta vuota, non è detto che altri non intendano occuparla: la Cina in questo avrà un ruolo decisivo, a seconda di quanto vorrà spingere sull’acceleratore della transizione. Negli Stati Uniti, intanto, una parte significativa del settore privato continua a sostenere il percorso di decarbonizzazione e sarà presente a Belém. Anche il modo in cui l’Europa si presenterà alla Cop sarà cruciale: la presidente Von der Leyen ha più volte ribadito di non voler ridurre il livello di ambizione climatica. Mi aspetto una Cop complessa, ma non necessariamente negativa”.

La presidente di Focsiv, Ivana Borsotto, ha ampliato il discorso sul clima focalizzando il suo intervento sulla cooperazione. “Per chi fa cooperazione il multilateralismo è l’essenza della nostra visione del mondo. Vediamo gli effetti del deserto che avanza di 30 km all’anno e dell’acqua sempre più lontana, capiamo le cause che creano migrazione – ha affermato Borsotto-. La politica funziona quando sa anticipare i fenomeni, non quando li rincorre. Lo stesso vale per le politiche migratorie, che risultano efficaci solo se agiscono nei Paesi di origine, con programmi di formazione linguistica e professionale. Oggi viviamo in un mondo sempre più multipolare e al tempo stesso sempre più interconnesso sul piano multilaterale. Come società civile, però, è difficile comprendere come agire per arginare la crescente frammentazione politica. Assistiamo alla polarizzazione dell’Africa, che guarda con interesse alla Cina ma anche alla Russia, e la fascinazione dei giovani africani verso queste potenze è un dato reale. È in corso una crisi della democrazia, che la cooperazione internazionale cerca di contrastare trasformando i diritti in pratiche quotidiane. La sfiducia nelle istituzioni è un segnale d’allarme, perché senza fiducia negli altri non può esserci costruzione collettiva: la fiducia resta il vero antidoto alla paura. La politica estera, in fondo, racconta chi siamo e come vogliamo stare nel mondo. Per questo dobbiamo continuare a chiedere alle istituzioni di rispettare l’impegno internazionale di destinare lo 0,7% del Reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo: oggi siamo ancora sotto lo 0,3%. La democrazia può essere attiva ed efficace solo quando i governi rafforzano la loro azione diplomatica. Un esempio poco raccontato viene dalla Conferenza episcopale del Congo, che sta svolgendo un lavoro straordinario di tessitura diplomatica per la pace. Tuttavia, nella Legge di bilancio persistono i tagli già segnalati. Ci auguriamo che gli impegni assunti vengano finalmente rispettati”.

 Infine, Deborah Bergamini, deputata e vicesegretaria di Forza Italia, ha evidenziato le contraddizioni che attraversano il multilateralismo: “È evidente che stiamo attraversando una profonda crisi del multilateralismo, dovuta a molteplici fattori. Oggi nel mondo sono in corso oltre 120 conflitti. In Sudan si consuma un dramma epocale che riceve scarsa attenzione dai media occidentali, nonostante le sue ripercussioni dirette sull’Europa, dove aumentano i flussi migratori provenienti da quella regione. La crisi del multilateralismo produce effetti a catena: in un contesto di conflittualità diffusa sembra sempre più facile combattere che costruire, e persino i drammi bellici finiscono per avere priorità diverse. Occorre riportare la politica al centro dei processi geopolitici, che sono complessi e richiedono decisioni politiche coraggiose. Serve un cambio di passo profondo, perché la realtà evolve rapidamente e ogni Paese democratico deve considerare la capacità di adattarsi a una priorità strategica. L’Italia, in questo senso, ha messo in campo numerosi strumenti diplomatici che le consentono di mantenere credibilità e autorevolezza. Il presidio che stiamo costruendo in diversi Stati africani ne è la prova. Il nostro Paese può e deve dire molto, in Africa come in Ucraina e in Medio Oriente. Non tutti i governi, tuttavia, credono ancora nel valore del multilateralismo, ritenendolo un ostacolo più che una soluzione. Ma anche la cooperazione internazionale è un concetto in evoluzione, oggi più articolato e strategico, che deve essere inteso come uno strumento di dialogo e prevenzione dei conflitti, anche di quelli generati da cause ambientali. Valuteremo in futuro i risultati del Piano Mattei, ma è chiaro che alcuni Paesi africani rappresentano partner fondamentali per l’Italia. Serve una governance diversa, a partire dall’Onu, dove la presenza dell’Italia deve trovare sempre più motivazioni per esserci, mai per tirarsi indietro, a maggior ragione in un momento in cui molti Stati scelgono di abbandonare le istituzioni internazionali. Voglio infine ricordare che l’Italia è membro del Consiglio d’Europa, che svolge un lavoro eccellente per la tutela dei diritti umani. In questo contesto, ho presentato una mozione al Consiglio europeo per l’adozione di una Carta penitenziaria europea: nessun Paese può definirsi civile se tiene i propri detenuti in condizioni disumane”.

martedì 4 novembre 2025
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