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SCONFIGGERE LA FAME

Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

Dal 2014 è tornato a crescere il numero di persone che nel mondo soffrono la fame, nel 2017 erano 821 milioni. In Italia dal 2010 al 2017 l’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura è diminuito del 20%, ma tra il 2016 e il 2017 è aumentato l’utilizzo di fertilizzanti.

Notizie

Fame “grave” o “allarmante” in oltre 50 Paesi del mondo

L’Indice globale della fame 2017 rileva miglioramenti in termini di denutrizione, mortalità infantile e malnutrizione, ma a livello globale la fame è tornata ad aumentare. Situazione peggiore in Yemen e Africa sub-sahariana.

L’Indice globale della fame (Global hunger index, Ghi) dell’International Food Policy Research Institute (Ifpri) fornisce ogni anno una classifica dei Paesi in base al loro stato di sicurezza alimentare. L’edizione del 2017 analizza la situazione di 119 Paesi in via di sviluppo, quasi la metà dei quali presentano livelli di fame “estremamente allarmanti”, “allarmanti” o “gravi”.

Secondo l’Ifpri, rispetto al 2000 il mondo ha registrato progressi nel ridurre la fame, ma questi non hanno riguardato tutti i Paesi, alcuni dei quali hanno recentemente presentato tendenze in aumento.

L’indice globale della fame sintetizza i dati relativi a quattro indicatori, per ognuno dei quali la situazione a livello globale è migliorata rispetto a sette anni fa:

  • Denutrizione: la percentuale della popolazione che è denutrita a causa di insufficiente apporto calorico nella dieta (passata dal 18,2% del 2000 al 13% nel 2017);
  • mortalità infantile: il tasso di mortalità dei bambini sotto ai cinque anni (da 8,2% del 2000 a 4,7% nel 2017);
  • child stunting: malnutrizione infantile cronica intesa come la percentuale di bambini sotto ai cinque anni che soffrono di deperimento o ritardi della crescita (da 37,7% a 27,8%);
  • child wasting: malnutrizione infantile acuta intesa come la percentuale di bambini sotto ai cinque anni il cui peso è troppo basso in relazione all’altezza (da 9,9% a 9,5%).

Ma se si guarda ai singoli Paesi emerge un quadro diverso. Sulla base degli indicatori, a ogni realtà nazionale viene assegnato un punteggio da zero a 100 per segnalare livelli di fame bassi (< 10), moderati (10 – 19,9), gravi (20 – 34,9), allarmanti (35 – 49,9) o estremamente allarmanti (> 50). Dei 119 Paesi analizzati dall’Ifpri, 44 presentano livelli di fame gravi, sette registrano livelli “allarmanti” e uno livelli “estremamente allarmanti”. Soltanto 24 Paesi rientrano nella categoria della fame “moderata” e 43 presentano bassi livelli di fame.

La situazione peggiore è quella della Repubblica centrafricana, dove nonostante negli ultimi anni si sia verificata una leggera ripresa, i dati sull’insicurezza alimentare relativi al 2017 sono tornati ai livelli “estremamente allarmanti” del 2000. Fame “allarmante” caratterizza poi lo Yemen e molti Paesi dell’Africa sub-sahariana, dove la popolazione di Ciad, Liberia, Madagascar, Sierra Leone, Sudan e Zambia vive in stato di insicurezza alimentare a causa di crisi politiche o violenti conflitti intervenuti negli ultimi decenni.

I risultati dell’Indice appaiono coerenti con i dati esposti dall’ultimo rapporto Fao “The state of food security and nutrition in the world 2017”, secondo il quale il numero di persone nel mondo che soffrono la fame ha ripreso a crescere per la prima volta dal 2003. In termini di sicurezza alimentare, infatti, la situazione attuale è migliore rispetto al 2000, quando a soffrire la fame erano 900 milioni di persone, ma dal 2014 al 2016 il numero è passato da 775,4 a 815 milioni di persone. 

Consulta i risultati del “Global Hunger Index 2017

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di Lucilla Persichetti

lunedì 16 ottobre 2017

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