Approfondimenti
Stati Generali della Green economy 2017: l'opinione dei cittadini italiani alla vigilia delle elezioni
La terza Relazione sullo stato della green economy in Italia documenta i risultati di un’indagine sulle opinioni dei cittadini sulle misure di green economy nelle città. Il Consiglio nazionale della green economy avanza dieci raccomandazioni ai partiti politici.
Novembre - Dicembre 2017
Si è conclusa nella prima settimana di novembre la quarta edizione degli Stati Generali della Green economy nella tradizionale sede di Ecomondo a Rimini. Gli Stati Generali sono ormai il punto di riferimento nazionale, e non solo, per la transizione verso l’economia green dello sviluppo sostenibile. Il passo avanti è l’apertura di un dialogo reale tra imprenditoria e mondo politico, obiettivo cui è stata dedicata l’edizione 2017.
La due giorni green, è stata organizzata dal Consiglio nazionale della green economy in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e la Commissione europea, con il supporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile [1]. Gli Stati Generali 2017, alla vigilia delle elezioni politiche, avanzano al mondo politico una serie di proposte di policy per lo sviluppo sostenibile e la green economy in Italia. Non è facile, ma contiamo che le scelte elettorali dei cittadini terranno conto dalle risposte che le diverse forze politiche sapranno dare a questioni molto concrete, che riguardano i loro territori, le loro città: dalla congestione stradale al trasporto pubblico, dalla qualità dell’aria che respiriamo alla gestione delle aree verdi, alla gestione dei rifiuti urbani, ecc.
L’opinione dei cittadini è dunque decisiva per accreditare queste proposte. Ad essa è stata dedicata la terza Relazione sullo stato della green economy in Italia che documenta i risultati di un’indagine sulle opinioni dei cittadini sulle misure di green economy nelle città.
Le opinioni dei cittadini sulla green economy nelle città
Una larga maggioranza di cittadini (il 58%) è abbastanza o molto informata sulla green economy e oltre il 70% dà importanza alle politiche pubbliche per l’attuazione delle relative misure. Le misure per il clima e l’energia incontrano un consenso molto ampio (superiore al 90%) ed è particolarmente significativo il fatto che il 64% si dice disponibile a consumare energia 100% rinnovabile anche se costa di più. Nove intervistati su dieci sono favorevoli a misure per la rigenerazione urbana e l’economia circolare e otto su dieci sono favorevoli ad attuare misure per eliminare gli sprechi idrici, migliorare le reti ed eliminare le perdite, così come alto è il consenso sulla proposta di multare chi non fa la raccolta differenziata (87%). Sempre alto (90%) è il consenso verso le misure per tutelare il capitale naturale e le infrastrutture verdi, e sette intervistati su dieci vorrebbero veder aumentare la diffusione dei prodotti biologici anche se costassero il 10% in più. Le misure per una mobilità più sostenibile godono di ampia popolarità (sempre intorno al 90%) e calano un po’ quando diventano molto impegnative, come il divieto di vendere auto a gasolio e a benzina entro dieci anni (77%). L’opinione che in periodi di crisi le misure di green economy siano troppo costose resta abbastanza diffusa (57%), ma è molto alto anche il consenso sul fatto che la green economy possa migliorare lo sviluppo locale (intorno al 90%). Molto interessante è anche la graduatoria che fanno i cittadini degli elementi trainanti per lo sviluppo locale: la green economy sta nel gruppo di testa, poco dietro alla filiera agroalimentare, l’imprenditoria giovanile e il turismo, ma molto avanti rispetto alla manifattura e anche alle nuove tecnologie.
Il consenso ampio registrato da questa indagine è talmente alto da rendere poco significative le differenze di genere, per fasce di età e di istruzione, dell’area geografica di riferimento e delle dimensioni delle città. Tali questioni potrebbero dunque avere un peso rilevante nell’orientamento elettorale dei cittadini.
Indagine sulle città italiane capoluogo di provincia
La Relazione 2017 analizza i trend di alcuni indicatori relativi alle tematiche green più significative nelle città. Si evidenzia un impegno locale che può e deve essere migliorato, con ampi margini di crescita per molte delle attività della green economy. 80 dei 109 capoluoghi di provincia monitorati hanno aderito all’iniziativa europea del Patto dei sindaci per la lotta al cambiamento climatico, ma di questi solo sette hanno adottato target sfidanti di riduzione delle emissioni del 30% o più al 2020. La nuova potenza fotovoltaica installata nei 109 comuni capoluogo è crollata da 74 a 3 watt pro capite tra 2011 e 2015 a causa dei tagli agli incentivi, mentre le perdite nelle reti idriche sono aumentate dal 35,6% nel 2012 al 38,3% nel 2015. Nel 2015 nei comuni capoluogo sono state vendute 80 mila vetture a combustibili alternativi, le auto elettriche e ibride sono in crescita e le piste ciclabili sono aumentate in cinque anni del 25%, ma tra il 2010 e il 2015 l’offerta di posti disponibili sugli autobus è diminuita di ben il 17%. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani nei comuni capoluogo è aumentata dal 2010 al 2015 dal 10% al 40%, ma con forti differenziazioni: i capoluoghi del Nord-est superano il 56%, quelli del Nord-ovest sono al 48%, al Centro sono al 41% e al Sud in media sono ancora al 24%. Nel 2015 i comuni capoluogo hanno adottato i criteri ambientali minimi (Cam) previsti per gli acquisti pubblici verdi (Gpp) in almeno una procedura di acquisto, sulle undici tipologie analizzate, nel 46% delle gare (dal 44% dell’anno precedente): un buon punto di partenza con ampi margini di miglioramento.
Il punto sulla green economy in Italia
Anche quest’anno la Relazione aggiorna l’analisi delle tematiche strategiche della green economy in Italia: le emissioni di gas serra, l’efficienza e il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, l’economia circolare, l’ecoinnovazione, l’agricoltura di qualità ecologica, il capitale naturale e la mobilità sostenibile. Si registra una situazione di stallo con possibili tendenze al peggioramento delle emissioni di gas serra in Italia: dopo l’aumento del 2015 abbiamo avuto un calo delle emissioni di CO2 nel 2016, ma le previsioni del 2017 sembrerebbero indicare un nuovo aumento, in particolare nel settore elettrico. Tornano a crescere le emissioni specifiche di CO2, in calo da anni, ma passate dal 2014 al 2016 da 309 a 330 gCO2/kWh nel 2016 con i dati del primo semestre del 2017 che mostrano un ulteriore peggioramento. Gli impatti del cambiamento climatico in Italia sono rilevanti e in peggioramento: nel 2017 abbiamo avuto un’ondata di siccità e di calore preoccupante e in autunno nubifragi che hanno prodotto danni rilevanti. In occasione della giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo 2017, l’Istat ha documentato che i nostri ghiacciai alpini negli ultimi 40 anni hanno già perso quasi la metà dei propri volumi.
I consumi energetici dopo un lungo periodo di calo - dovuto anche alla recessione economica oltre che all’aumento dell’efficienza energetica e alle misure di risparmio - nel 2015 e nel 2016 hanno ripreso ad aumentare, in particolare quelli di gas naturale. Il Piano nazionale per l’efficienza energetica del 2014 indicava come obiettivo una riduzione dei consumi energetici tra il 2011 e il 2020 di 15,5 Mtep: al 2015 il risparmio conseguito è stato di 6 Mtep, circa il 40% del target in cinque anni. Con i trend attuali non raggiungeremo l’obiettivo fissato al 2020.
Nel 2015 l’Italia ha superato il suo obiettivo di quota di rinnovabili sul consumo interno lordo con il 17,5%, a fronte di una media europea del 16,7%. Tuttavia occorre prestare attenzione alla novità che nel settore elettrico, che rappresenta circa il 40% di tutte le rinnovabili, nel 2017 stiamo registrando la prima flessione assoluta con un forte calo della produzione idroelettrica, un lieve aumento nel fotovoltaico che compensa appena il calo dell’eolico e con l’elettricità da biomassa stabile. Sintomatico anche il calo degli investimenti nelle rinnovabili, da 3,6 miliardi di euro nel 2013 a soli 1,7 nel 2016.
Il 2017 è il 20esimo anniversario del Dlgs 22/97 che, attuando una riforma organica della gestione dei rifiuti, ha realizzato un profondo cambiamento: vent’anni fa finiva in discarica l’80% dei rifiuti urbani e la raccolta differenziata e il riciclo erano inesistenti; oggi in discarica va il 26% e la raccolta differenziata ha raggiunto il 47%, con 14 Mt di rifiuti urbani riciclati in circa 5mila imprese che occupano 120mila dipendenti e fatturano diverse decine di miliardi.
La spesa pubblica in R&S ai fini ambientali è diminuita del 5,8% nel 2015 rispetto al 2014, a fronte di un aumento dell’8,7% nell’eurozona. Nella spesa pro capite in R&D per l’ambiente siamo scesi al 10° posto in Europa, con 8,7 euro, a fronte di una media di 15,6 nell’eurozona. Con investimenti così bassi la capacità di ecoinnovazione del nostro sistema industriale rischia di venire compromessa.
L’agricoltura italiana di qualità ecologica ha ricevuto un positivo impulso da Expo 2015, che ha portato l’Italia al centro del dibattito mondiale sulla sostenibilità dei modelli di agricoltura e sui valori connessi con la cultura gastronomica. Nel 2015 il 12% della superficie agricola utilizzata in Italia è coltivata in modo biologico, la maggiore estensione a fronte del 7,9% della Spagna, del 6,5% della Germania e del 5% della Francia. L’Italia è in testa anche per prodotti agroalimentari certificati nel 2016, con ben il 27,5% del totale europeo, davanti alla Francia con il 22,6%.
È stato redatto nel 2016 il primo Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia dal quale risulta un Paese ricco di biodiversità: una prima valutazione dei servizi forniti dagli ecosistemi ha stimato un valore corrispondente monetario di 338 G€, circa il 23% del Pil, a fronte di una spesa per la protezione della natura e del paesaggio di circa 579 milioni nel 2016, lo 0,03% del Pil. Particolarmente critico è l’aumento del consumo di suolo: fra novembre 2015 e maggio 2016 sono stati coperti artificialmente 50 kmq di territorio, in media 30 ettari al giorno, mentre ogni regione va per conto suo in modo scoordinato e il Parlamento non riesce ad approvare la nuova legge per la limitazione del consumo di suolo.
Per una mobilità sostenibile, in questa Relazione, poniamo l’attenzione sul cambiamento del parco auto in direzione di autovetture a minori impatti. L’Italia ha ancora un basso livello di immatricolazione di auto elettriche, ma una crescita significativa di quelle ibride che sono arrivate al 2,1% del totale nel 2016, mentre mantiene un buon livello in quelle a metano e a Gpl. L’Italia ha adottato nel triennio 2013-2015 un sistema di incentivazione all’acquisto di auto a basse emissioni di entità e durata inferiori a quelli di molti altri Paesi europei, dove tali sistemi sono oggi ancora attivi.
La Relazione 2017, in continuità con le precedenti, aggiorna infine il quadro internazionale della green economy con un focus su Europa, Cina e Stati Uniti [2] che mette in evidenza le aumentate responsabilità dell’Europa a fronte dell’emergente egemonia cinese favorita dall’eclissi dell’azione ambientale degli Stati Uniti.
I documenti elaborati dai Gruppi di lavoro
I documenti di approfondimento settoriale, importante materiale di studio e proposta, sono stati elaborati dai coordinatori e dai gruppi di lavoro sui seguenti temi:
- Proposte di policy dell’architettura per la green economy nelle città
- La Strategia energetica nazionale, il Piano clima ed energia e l’Accordo di Parigi
- L’eco-innovazione nell’economia circolare
- Un nuovo paradigma per una mobilità sostenibile
- Green economy e politiche industriali in Italia
- L’applicazione del Gpp ad un anno dal nuovo codice degli appalti
- Gli indirizzi del primo Rapporto sullo stato del Capitale naturale in Italia: le opportunità per le imprese
- Gestione forestale sostenibile e agricoltura multifunzionale
- Indirizzi per una migliore gestione della risorsa idrica.
Questi documenti sono basi condivise di analisi sulle quali sono state sviluppate le proposte.
Le proposte del Consiglio nazionale della green economy ai partiti politici
Il Consiglio nazionale della green economy, in vista delle prossime elezioni, interroga le forze politiche, i partiti e i candidati, sulla loro disponibilità ad inserire nei programmi elettorali e a sostenere in Parlamento lo sviluppo della transizione verso un’economia green e uno sviluppo sostenibile. Gli argomenti dell’impegno sono stati proposti in dieci raccomandazioni.
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Inserire la transizione alla green economy fra le priorità dell’agenda parlamentare e di governo.
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Fare della sfida climatica l’occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le rinnovabili e l’efficienza.
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Puntare sull’economia circolare per superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse, che non ha futuro.
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Attivare un piano nazionale per la rigenerazione urbana, supportato con gli strumenti e gli indirizzi della green economy.
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Far cambiare direzione alla mobilità urbana.
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Promuovere l’elevata qualità ecologica quale fattore decisivo per il successo delle imprese italiane.
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Assicurare lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale.
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Tutelare e valorizzare il capitale naturale e i servizi eco-sistemici come asset per la qualità del benessere e il futuro dell’economia.
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Investire nella gestione delle acque per assicurare una risorsa strategica, per eliminare gli sprechi e ridurre i rischi di alluvioni.
- Rendere più efficaci le politiche pubbliche.
N.B. Il presente resoconto è basato sulla introduzione di Edo Ronchi agli Stati generali 2017 e alla Relazione sullo stato della Green economy del 2017
[1] Tutta la documentazione in preparazione degli Stati Generali, le conclusioni, le proposte e la Relazione sullo stato della Green economy sono disponibili sul sito http://www.statigenerali.org/
[2] Il quadro internazionale è riportato nella Relazione sullo stato della Green economy. Una versione approfondita del quadro globale e dei focus su Europa, Cina e Stati Uniti è disponibile in: http://www.comitatoscientifico.org/temi%20SD/greeneconomy/assessment.htm