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ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Approfondimenti

Educare al pensiero ecologico con la letteratura e la scrittura autobiografica

di Rosa Tiziana Bruno, sociologa, formatrice di insegnanti e scrittrice per ragazzi

Educare al pensiero ecologico è indispensabile per la realizzazione di uno sviluppo sociale compatibile con la salvaguardia dell'ambiente. Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma educativo e di nuove strategie didattiche.

11 marzo 2021

La crisi ecologica non è esterna alla società umana e dunque il percorso di transizione verso la sostenibilità richiede necessariamente una cura delle relazioni sociali, unita all’attenzione ai cambiamenti climatici. È per questo che il collegamento tra educazione e sostenibilità è da più parti ipotizzato come indispensabile.

L’attuale paradigma educativo, diffuso su larga scala, risulta inefficace sul piano delle relazioni sociali perché basato principalmente sul passaggio di informazioni e, dunque, non è in grado di favorire la giusta transizione verso un mondo sostenibile. Per produrre un cambiamento di così ampia portata, anche durevole nel tempo, non basta essere informati, serve piuttosto un radicale cambiamento delle coscienze.

Occorre che bambini e ragazzi imparino a stabilire una sintonia con gli elementi naturali e con i propri simili, acquisendo la consapevolezza di appartenere alla medesima comunità umana, nella rete interconnessa della vita. La realizzazione di questo obiettivo richiede l’introduzione di un paradigma educativo basato sulla combinazione tra educazione ecologica, principi etici e sviluppo della mente.

È ciò che ho sperimentato nell’indagine scientifica condotta all’interno di diversi istituti scolastici italiani e in alcuni reparti pediatrici, coinvolgendo centinaia di bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni, con i loro rispettivi insegnanti e genitori.

Il percorso di ricerca è iniziato nel 2015 in alcune scuole pubbliche, per poi proseguire, dal 2018, in convenzione con il dipartimento di studi politici e sociali dell’università di Salerno.

Dal confronto con gli insegnanti è da subito emersa la necessità di incoraggiare l’incontro di bambini e ragazzi con la natura e l’importanza di prepararli a questo incontro, favorendo attenzione e coinvolgimento emotivo.

Il nostro obiettivo primario è stato quello di condurre gli alunni ad avvertire l’urgenza di creare un habitat sostenibile, non per paura per una di una catastrofe, ma per un intimo senso di rispetto della vita in ogni sua forma. Per questo abbiamo puntato a migliorare gli aspetti relazionali del gruppo classe e a incoraggiare l’acquisizione della consapevolezza dell’interconnessione che ci lega a tutti gli esseri viventi.

Educare i piccoli al pensiero ecologico è un processo che richiede una riflessione profonda da parte degli adulti. Dobbiamo innanzitutto chiederci cosa vuol dire “pensare in modo ecologico”.

La vera forza del pensiero ecologico risiede nell’affermarsi come radicalmente diverso, prendendo le distanze da pulsioni aggressive, specie quelle di tipo personalistico, oggi molto assecondate. L’obiettivo è far crescere la coscienza del singolo in una dimensione che consideri il “noi” e non soltanto il “me”. E questo è possibile soltanto se stabiliamo sinergie tra gli alunni e tra scuola e famiglia, affinché gli input educativi che i piccoli ricevono da più parti risultino in perfetta sintonia. 

 

Quesiti e curiosità iniziali

Nella fase introduttiva della ricerca, le richieste di aiuto degli insegnanti erano numerose e il referente di ogni scuola raggruppava le segnalazioni come: disagi relazionali emergenti nelle classi. In seguito, dai focus group con i docenti, dal time budget e dalle interviste semi-strutturate di bambini e genitori, sono emersi nuovi dati che evidenziavano come la maggior parte dei disagi fossero riconducibili a difficoltà specifiche: problemi di comunicazione e di gestione delle emozioni, apatia, mancanza di concentrazione. 

Queste difficoltà rientrano pienamente nel quadro del “Nature deficit disorder”, una sindrome ben studiata da Richard Louv. Si tratta delle conseguenze legate a uno stile di vita caratterizzato da isolamento, sedentarietà, uso eccessivo di dispositivi digitali e mancanza di contatto con la natura. Ci siamo quindi posti una domanda: è possibile introdurre a scuola un sistema di relazioni che favorisca lo sviluppo di relazioni sostenibili con se stessi, con gli altri e con il mondo naturale?

Partendo dall’assunto, ampiamente dimostrato, che la letteratura sia in grado di promuovere l’attenzione all’altro inducendo il lettore a occuparsi del mondo intorno a lui, ci siamo concentrati sull’alfabetizzazione alla lettura (reading literacy) intesa anche nei suoi aspetti emotivi, chiedendoci in che misura potevamo collegarla all’outdoor education. La questione è assolutamente nuova perché queste tecniche, note in ambito didattico, non sono mai state usate in combinazione tra loro.

Ci siamo quindi posti altre due domande: “che cosa può fare la natura per la scuola? E cosa può fare la scuola per la natura?” Partendo da questi interrogativi, come direttrice di ricerca mi sono adoperata, in accordo con gli insegnanti, per elaborare un percorso didattico socio-relazionale da implementare in classe.

Per favorire relazioni autentiche tra i ragazzi e la creazione di una autentica comunità educante, occorreva una strategia in grado di stimolare la capacità di ascolto dell’altro e il dialogo interiore. Ho dunque pensato di fare ricorso alla letteratura, insieme alle altre forme di narrazione scritta e orale, come strumenti base.

 

Il percorso socio-didattico del “fiabadiario”

La strategia che ho elaborato è costruita combinando le pratiche di reading literacy, storytelling, scrittura autobiografica e outdoor education. Il nome scelto è altamente simbolico, composto da due vocaboli fiaba, antica narrazione, e diario, che rimanda all’annotazione di esperienze vissute.

Il fiabadiario consiste infatti nell’annotazione di pensieri, idee, storie collettive e autobiografiche che si sviluppano a partire da due attività: la lettura e il contatto con la natura. Il fulcro intorno a cui ruotano le attività laboratoriali è rappresentato dalle storie contenute nei libri e dall’ascolto.

Fasi del fiabadiario (immagine tratta dal libro “Educare al pensiero ecologico”)

 

E’ un percorso suddiviso in cinque fasi. Nella prima fase il testo diventa occasione per esprimere il proprio pensiero e confrontarlo con gli altri. La lettura ad alta voce è, difatti, seguita da una discussione in cui i bambini comunicano sensazioni, riflessioni e idee scaturite dal racconto. Ciascuno trascrive poi nel proprio quaderno i pensieri emersi, dando avvio alla creazione di uno speciale diario.

Si passa quindi alla fase della scrittura collettiva, in cui si inventa insieme una storia ispirata alle riflessioni emerse dalla lettura. Anche la storia collettiva viene poi trascritta nel personale fiabadiario.

La terza fase si svolge fuori dalla scuola e consiste in una passeggiata riflessiva, in cui si osserva l’ambiente facendo attenzione agli stimoli sensoriali.

Segue la fase della scrittura autobiografica in cui ognuno è invitato a completare il proprio fiabadiario scrivendo o disegnando una storia in cui siano mescolate le sensazioni provate nelle fasi precedenti: emozioni, ricordi emersi, idee, desideri, gioie.

Nell’ultima fase è prevista la condivisione del proprio diario con i compagni di classe. Qui si realizza la reciprocità di una comunità educante attraverso l’ascolto delle storie dei compagni. Raccontarci agli altri ci rende coscienti di appartenere a un’unica grande comunità. Questa coscienza è il punto di partenza per creare un cambiamento in una direzione della sostenibilità.

Non sono contemplati voti né giudizi, per stabilire un clima rilassato di collaborazione dove ragazzi, insegnanti e genitori si mettano in gioco liberamente.

 

Attività a distanza

A metà marzo 2020, quando è iniziata la fase del lockdown a causa della pandemia, abbiamo deciso di proseguire il percorso nella didattica a distanza.

Il lockdown è diventato così un’occasione per ritrovarsi a riflettere insieme sul tipo di società che vorremmo, coinvolgendo anche i genitori nella compilazione del fiabadiario e ipotizzando insieme nuovi modelli di vita.

In collegamento video sincrono, abbiamo letto dei libri e scelto le parole-segno, come avremmo fatto in presenza. Per la passeggiata, non potendo riunirci per uscire, ci siamo focalizzati sulla parola-segno cielo. Abbiamo quindi stabilito di osservare il cielo nelle diverse fasi della giornata, riflettendo sulle sensazioni che la visione evocava in noi.

Leggere insieme i diari è servito anche a smorzare l’atmosfera sterile della didattica a distanza, oltre che a riflettere sul senso di solidarietà che diventa cruciale durante una pandemia. Infine, ci ha permesso di “fare comunità”.

Al termine di cinque anni di ricerca, il bilancio del percorso è risultato positivo, i risultati evidenziano un concreto cambiamento negli atteggiamenti della maggioranza di bambini e delle famiglie coinvolte. Il sistema delle relazioni a scuola è migliorato, l’interesse verso il mondo naturale si è notevolmente sviluppato e le classi hanno assunto una connotazione simile a quella di una comunità:

  • diminuzione di episodi di prevaricazione;
  • riduzione di atteggiamenti iperattivi;
  • spiccata curiosità verso la natura;
  • migliore cura dei propri animali domestici;
  • diminuzione del tempo dedicato ad attività con strumenti digitali;
  • aumento del tempo trascorso in compagnia di coetanei;
  • aumento del tempo dedicato alla lettura;
  • sviluppo di atteggiamenti inclusivi.

Alcuni bambini con disabilità, che in precedenza venivano esclusi dalle feste di compleanno, al termine del percorso sono stati spontaneamente inclusi in tutte le attività ludiche organizzate fuori dalla scuola. Possiamo quindi affermare di essere riusciti a creare un senso di condivisione, migliorando il sistema delle relazioni e l’approccio al mondo naturale.

I risultati della ricerca e i dettagli sul percorso seguito sono stati pubblicati in un saggio dal titolo “Educare al pensiero ecologico”.

 

Bibliografia

  1. Louv, . Last child in the woods: Saving our children from nature-deficit disorder. Chapel Hill, Nc: Algonquin (2005).
  2. Carroll N., The wheel of virtue: art, literature, and moral knowledge, «The journal of aesthetics and art criticism», n. 60. pp. 3-26 (2002).
  3. Oatley K., Best laid schemes: the psychology of the emotions, Cambridge university press (1992).
    1. Gibson J., Fiction and the weave of life, Oxford university press, New York (2007).
  4. Diamond C., Donatelli P., (edited by) L’immaginazione e la vita morale, Carocci, Roma, p. 47 (2006).
  5. Mead G.H., Mente, sé e società, Giunti, Firenze (2010).
  6. Bruner J.S., La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Bollati Boringhieri, Torino (1992).
  7. Vygotskij L.S., Lo sviluppo psichico del bambino, Editori Riuniti, Roma (2010).
  8. Daniels H., Literature circles: voice and choice in the student-centered classroom, stenhouse publishers, portsmouth (1994).
  9. Legrand L., “Prospects: the quarterly review of comparative education”. Unesco: International bereau of education XXIII, no. 1/2, 403-418 (1993).
  10. Berninger V.W., Behavioral and brain evidence for language by ear, mouth, eye, and hand and motor skills in literacy learning, «International journal of school & educational psychology», 7 (2019).
  11. Mills C.W., L’immaginazione sociologica, Il saggiatore, Milano (2018).

 

Author biography

Rosa Tiziana Bruno è sociologa, formatrice di insegnanti e scrittrice per ragazzi. È autrice di saggi sull’educazione e conduce ricerche sulla didattica narrativa. Dal 2014 è direttrice artistica del festival di letteratura "Scampia storytelling". Nel 2017 ha ottenuto “International writers award”, assegnato dall’ Institute for education, research and scholarship (Ifers) di Los Angeles. La sua ricerca “Educare al pensiero ecologico” ha ottenuto la menzione speciale al premio ASviS ‘Giusta transizione’ nell’ambito dell’Earth prize 2020.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

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