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Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Approfondimenti

Dispersione scolastica, tempo pieno e attività extracurriculare in tempi di pandemia e dopo

di Luciano Forlani, Segretariato ASviS

Il tasso di abbandoni scolastici italiano è più elevato della media europea. La scuola a tempo pieno può dare un contributo importante alla riduzione del fenomeno, a condizione di puntare sul potenziamento delle attività extracurriculari sportive e culturali.

26 marzo 2021

Volevo sottolineare una questione orizzontale che attraversa più Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) alla quale tengo in modo particolare. Stando ai numeri diffusi periodicamente dall’Istat, l’Italia è caratterizzata da un tasso di abbandoni scolastici più elevato della media europea. Di recente, il tasso di dispersione calcolato per la classe di età 18-24 anni dall’Istat in conformità alle regole Eurostat ha addirittura invertito il trend in discesa registrato fino al 2018.  Mancano i dati relativi al 2020, ma è verosimile che la pandemia abbia peggiorato il quadro della partecipazione formativa.

La dispersione formativa non è uguale sul territorio. È maggiore al Sud che nel resto del Paese, riguarda in misura rilevante le aree periferiche delle grandi città talvolta caratterizzate dal degrado e dalla mancanza di servizi adeguati, riguarda più i ragazzi delle ragazze. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza pone giustamente attenzione al tema della dispersione formativa (Goal 4) e a quello delle periferie degradate delle città (Goal 11).

La scuola a tempo pieno di cui si parla da tempo invano potrebbe dare un contributo importante alla riduzione degli abbandoni scolastici a condizione di puntare sul potenziamento delle attività extracurriculari sportive e culturali. Abbiamo fatto cenno in precedenza alla maggiore dispersione formativa degli adolescenti maschi, talvolta attratti da scorciatoie nel mondo del malaffare dove la violenza e l’illegalità sono particolarmente diffuse (Goal 16).  La mia idea è che si può tentare di dirottare l’energia da testosterone verso qualcosa di positivo. Gli Stati Uniti sono un Paese caratterizzato da un livello di violenza certamente maggiore di quello riscontrabile nel nostro Paese. Secondo molti studi i giovani americani “salvati” dallo sport sono in numero ragguardevole. Ovviamente non è una strada facile. Occorrono risorse, luoghi e strutture adeguate, ma si può fare.  Il terzo settore, abitato da strutture in possesso di adeguate competenze, potrebbe essere un bacino di lavoro non trascurabile (Goal 8).

Tornando al tempo pieno, non solo quello finalizzato a contrastare la dispersione formativa ma anche quello dei primi due cicli di studio, è del tutto evidente che renderebbe la vita dei genitori che lavorano (se lavorano…) meno problematica. In particolare, date le evidenti differenze di genere ancora presenti nel nostro Paese, il tempo pieno finirebbe per rendere più agevole la partecipazione al lavoro di molte donne, un Obiettivo importante dell’Agenda 2030 (Goal 5) più volte richiamato nelle raccomandazioni del Consiglio europeo all’Italia.

Un tempo pieno che riserva la dovuta attenzione alle attività extracurriculari sportive, ma non solo sportive, potrebbe prendere forma concreta nei contesti territoriali più problematici. Con molti benefici misurabili, non solo in termini di riduzione della dispersione formativa.

 


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