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ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Approfondimenti

Dall’Ocse un primo contributo al monitoraggio dell’Obiettivo 4 sull'istruzione

di Stefano Molina, Fondazione Giovanni Agnelli

Dal 1992 la presentazione del rapporto Education at a Glance costituisce un appuntamento annuale di rilievo in campo educativo: dati e analisi per comprendere come stiano evolvendo i sistemi nazionali di istruzione.
Settembre-Ottobre 2016

Gli indicatori OCSE rivolgono lo sguardo al 2030

La presentazione del rapporto Education at a Glance (EAG) dell’OCSE costituisce un appuntamento annuale di rilievo per i decisori e i ricercatori in campo educativo: sin dal 1992, anno della sua prima uscita, EAG raccoglie e illustra un’ingente quantità di dati e analisi che consentono di comprendere, anche in chiave comparata, come stiano evolvendo i sistemi nazionali di istruzione. 
L’edizione 2016 di EAG si apre all’insegna degli SDGs. L’editoriale a firma del Segretario Generale dell’OCSE, il messicano Angel Gurrìa, ne sottolinea l’importanza e l’ambizione e mette l’intera collezione di dati idealmente al servizio del monitoraggio dei progressi verso l’obiettivo 4 dell’Agenda globale, ossia verso un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, per tutti. Le informazioni già oggi disponibili fanno dell’istruzione uno dei campi dotati della migliore copertura statistica, senz’altro più ricca e completa rispetto ad altri settori sui quali insistono gli SDGs; ma lo stesso Gurrìa ammette che rimane ancora da fare molto lavoro per una soddisfacente messa a fuoco dei tanti percorsi che conducono all’obiettivo.
In attesa di indicatori mirati e davvero coerenti con le poliedriche formulazioni dei target – a tal fine è stato avviato un lavoro di ricerca congiunto tra OCSE e UNESCO -  il rapporto EAG 2016 propone un primo “assaggio” di quanto è possibile produrre a partire dal suo immenso patrimonio di dati: un abbinamento tra i dieci target dell’obiettivo 4 e dieci indicatori già oggi disponibili per la maggior parte dei paesi a sviluppo avanzato. EAG propone anche un benchmark, ossia un valore di riferimento leggermente superiore all’attuale media OCSE, in modo da poter valutare la posizione relativa di ogni paese. Nella tabella 1 si riportano i dieci target in cui si articola l’obiettivo 4, gli indicatori ad essi abbinati, il valore di riferimento proposto da EAG nonché i valori più recenti per l’Italia e per il paese più virtuoso.

Un quadro ancora provvisorio

Lo sforzo di associare target e indicatori è lodevole, ma proprio da questi abbinamenti emergono alcuni aspetti problematici. Ne segnaliamo un paio, nella convinzione che tali questioni non siano specifiche dell’obiettivo istruzione, ma investano l’intera architettura dell’Agenda globale.
Una prima difficoltà riguarda lo scarto tra la complessità dei singoli target – la cui formulazione evoca una pluralità di dimensioni - e la semplicità dell’indicatore proposto, in genere monodimensionale. Ad esempio, il target 4.a, relativo agli ambienti di apprendimento, chiama in causa contemporaneamente l’inclusione, la sicurezza e l’efficacia didattica: aspetti molto diversi tra loro, rispetto ai quali l’indicatore scelto, ossia la quota di computer per studente, rappresenta solo una pallida approssimazione. L’editoriale di Gurrìa assicura che a partire dalla prossima edizione di EAG saranno adottati approcci più sofisticati, tesi ad integrare una pluralità di dimensioni all’interno di indicatori compositi. E’ una strada per certi versi obbligata, che tuttavia implica un aumento dell’arbitrarietà (ad esempio nella scelta dei pesi per la ponderazione delle diverse componenti) e una diminuzione della leggibilità dell’indicatore.
Un secondo aspetto da sottolineare riguarda i target di nuova generazione, che colgono impreparati anche i migliori sistemi statistici di raccolta, elaborazione e pubblicazione dei dati. Mentre per quanto riguarda l’accesso ai corsi di istruzione o il conseguimento dei titoli di studio le informazioni sono disponibili e affidabili, allorché ci si avventura, ad esempio, sul più incerto terreno delle competenze possedute la risposta è: “Un attimo! Ci stiamo attrezzando”. Da questo punto di vista EAG rilancia una notizia importante: la nota indagine internazionale PISA, che dal 2000 rileva ogni tre anni le competenze dei quindicenni scolarizzati in lettura, matematica e scienze, a partire dal 2018 tenterà di valutare anche le “competenze globali” dei giovani, ossia il loro grado di adesione ai valori della pace e della non violenza, la consapevolezza delle responsabilità connesse a una cittadinanza globale, l’apprezzamento per la diversità culturale e per lo sviluppo sostenibile. Almeno per quella settantina di paesi a medio e alto reddito che prendono ormai stabilmente parte a PISA, dal 2018 sarà possibile un articolato monitoraggio dei progressi verso il target 4.7, che proprio a quei temi è dedicato.


 

E l’Italia?

Pur con i limiti della provvisorietà e dell’incompletezza, l’insieme di dati pubblicati da EAG 2016 (in parte ripresi nella tabella 1) consentono di farsi un’idea sulla posizione occupata dall’Italia nella marcia globale verso l’obiettivo 4. Il quadro complessivo è variegato, con luci (poche) e ombre (molte): nei confronti dei 10 traguardi l’Italia si trova in una posizione relativamente avanzata in due casi, in sette occupa posizioni di retroguardia e in un caso non ha partecipato all’indagine utilizzata dall’OCSE per costruire l’indicatore. Le due dimensioni educative più soddisfacenti, per le quali il valore italiano è superiore al benchmark proposto, riguardano la partecipazione ormai quasi totale dei bambini di 5 anni ai corsi di istruzione pre-primaria e il grado di inclusione sociale assicurato dalla scuole italiane, ossia la loro capacità di contrasto alla segregazione su base sociale ed economica. Le maggiori debolezze nazionali si riscontrano invece sul versante delle immatricolazioni universitarie, con la maggioranza dei diciannovenni che ancora oggi non prova nemmeno a iscriversi a un corso, e nei livelli insoddisfacenti di istruzione degli adulti, troppo spesso incapaci di conseguire la sufficienza nei più elementari test di competenze linguistiche e matematiche.
Da questo primo incontro tra gli obiettivi delle Nazioni Unite e gli indicatori dell’OCSE si ricava una lettura piuttosto chiara della situazione italiana, almeno sotto il profilo diagnostico. Ora la sfida consiste nel tradurre queste indicazioni, sostanzialmente condivisibili, in decisioni e comportamenti che consentano all’Italia di progredire nelle direzioni auspicate.

 

Aderenti

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
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