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Diritti dei minori: povertà, salute ed educazione a confronto nelle Regioni
In Italia l’obesità aumenta tra i bambini toccando il 9,4%, e in alcune regioni del Sud supera il 15%. È solo uno degli ampi divari regionali evidenziati dal Rapporto del Gruppo Crc. La carenza di dati scoraggia gli interventi. 10/12/21
Le disuguaglianze regionali relative al rispetto dei diritti di bambini, bambine adolescenti sono state acuite, ma non causate, dalla pandemia da Covid-19: sono infatti il risultato di problemi strutturali e politiche territoriali non adeguate. L’accesso ai servizi scolastici e sanitari, ad esempio, è più difficile nelle Regioni del Sud: per questo motivo un bambino nato in Calabria ha il doppio delle possibilità di morire nel primo anno di vita rispetto a uno nato in Lombardia e minori opportunità di avere acceso a cure pediatriche specializzate. È quanto emerge dal rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione 2021”, pubblicato il 20 novembre dal Gruppo di lavoro per l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Gruppo Crc). Sebbene l’Italia resti un Paese con una bassa mortalità infantile, le differenze territoriali emerse dal Rapporto e il trend negativo nel rispetto dei diritti dei minori osservato negli ultimi anni a livello nazionale dimostrano la necessità di intervenire con politiche trasversali programmate in collaborazione con le amministrazioni locali.
L’impatto negativo della mancanza di dati. Il Rapporto del Gruppo Crc presenta un quadro della situazione delle Regioni sulla base di sette aree tematiche: demografia; risorse dedicate all’infanzia; povertà materiale ed educativa; ambiente familiare e misure alternative; educazione, gioco e attività culturali; salute; protezione. Durante la ricerca è stata rilevata una carenza di dati che influenza negativamente l’attuazione delle politiche pubbliche: mancano i dati disaggregati per le fasce di età tra i 0 e i 17 anni per diversi indicatori o per le singole Regioni e, come nel caso dei minori in affidamento familiare, le informazioni non sono state aggiornate. Il Gruppo Crc sollecita pertanto le istituzioni a raccogliere e analizzare i dati nazionali e regionali.
Attenzione alla povertà economica, educativa e digitale. Il Rapporto rileva una diminuzione della natalità diffusa su tutto il territorio e un aumento dei nuclei familiari monogenitoriali, più a rischio di povertà. Il 13,5% dei bambini e degli adolescenti viveva, nel 2020, in condizione di povertà assoluta (un aumento di dieci punti percentuali in dieci anni), mentre il 20,4%, in leggera diminuzione rispetto al 21,5% nel 2018 probabilmente per via del calo dei consumi, si trovava in una situazione di povertà relativa, ovvero di difficoltà a usufruire di beni e servizi. Nonostante il calo della povertà relativa a livello nazionale, questo indicatore presenta un peggioramento in dieci Regioni, sia a Nord che a Sud. Il Rapporto approfondisce anche il tema della povertà alimentare: nel 2021 il 2,8% dei minori non consuma almeno un pasto proteico al giorno. Si registrano, tuttavia, profonde differenze territoriali: in Campania la percentuale sale al 5,4%, mentre in Sicilia all’8,4%. Per rispondere a questo problema sono necessarie politiche trasversali che sostengano le famiglie e aumentino l’accesso alla refezione scolastica su tutto il territorio. Altra dimensione analizzata nel Rapporto riguarda la povertà digitale: la media nazionale dei minori disconnessi, ovvero dei bambini e adolescenti che non hanno accesso a internet, è del 15,7%, ma in Puglia, Campania e Val D’Aosta si registrano percentuali più alte, rispettivamente il 19%, 22,3% e 20,8%.
Maggiori differenze tra Nord e Sud per salute ed educazione. Dal Rapporto si evidenzia come la povertà economica sia strettamente legata all’incidenza dell’obesità nei bambini, condizione che si riscontra prevalentemente nelle Regioni meridionali, come Puglia, Calabria e Campania dove il dato supera il 15%, rispetto ad una media nazionale del 9,4%.
Aumenta la percentuale di bambini 4-5 anni che frequentano la scuola d’infanzia, salita al 96% nel 2021, ma emergono forti diversità regionali: gli iscritti solo alle sezioni del mattino, ad esempio, sono il 43,41% in Sicilia, il 21,84% in Puglia e il 17,36% nel Lazio, in contrasto con lo 0,56% nel Friuli Venezia Giulia e l’1,30% in Lombardia.
Di Maddalena Binda