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ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

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Cambiare l’approccio alle materie scientifiche per affrontare le sfide future

Per la transizione digitale ed ecologica, oltre alle competenze saranno fondamentali il pensiero logico, computazionale e problem solving. Secondo la fondazione Openpolis, è necessario potenziare le discipline Stem.   19/1/22

Solo 16,4 giovani ogni 1.000 residenti sono laureati in discipline scientifiche. Un dato distante dalla media europea, dove, a parità di residenti, si registrano 21 laureati. È uno dei dati che emerge dal Rapporto della Fondazione Openpolis “Stem, una sfida per lItalia”, diffuso l’11 gennaio, che evidenzia quanto nel nostro Paese le materie scientifiche sono percepite come un mondo a parte rispetto al resto dei curriculum didattici, ad appannaggio di specialisti o addetti ai lavori.

L’importanza delle materie Stem per il nostro futuro. Nei prossimi anni, evidenzia il Rapporto, molte delle sfide che dovrà affrontare l'Italia dipenderanno dalla capacità di innovare la didattica e migliorare l’apprendimento delle materie Stem (dall’acronimo inglese, science, technology, engineering and mathematics). Si pensi alla transizione digitale, processo che dovrà ridurre i gap tecnologici, o alla sfida ambientale, che dovrà rendere il nostro sistema produttivo economicamente ed ecologicamente sostenibile. Sfide che, per essere raggiunte, avranno bisogno non solo di solide competenze scientifiche, ma di attitudini come pensiero logico, computazionale e problem solving.

Italia al di sotto della media Ocse. La bassa percentuale di laureati in discipline come matematica, informatica, scienze e ingegneria ha radici profonde, da ricercare nel percorso scolastico. Confrontando i punteggi Ocse-Pisa (Programme for international student assessment) dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei, emerge un divario importante sia nelle scienze che in matematica. In Italia solo il 26,7% dei top performers in lettura lo sono anche in matematica e scienze. Questo significa che gli studenti più bravi in ambito umanistico, solo in poco più di un caso su quattro possiedono anche elevate competenze in matematica e nelle scienze. Nel confronto internazionale si tratta di un dato molto basso, inferiore alla media Ocse del 36,3%.

Necessario un cambio di passo nel metodo scientifico. È evidente la necessità di far crescere nei ragazzi la passione verso le discipline scientifiche. I pochi laureati sono sinonimo di un percorso di studi lungo il quale queste materie sono state rigettate, percepite come troppo teoriche, astratte o lontane dalla vita quotidiana. Per questo l'approccio Stem può contribuire a svecchiare il metodo didattico, avvicinando gli studenti alla scienza attraverso applicazioni concrete come attività laboratoriali, interattive, caratterizzate dalla cooperazione con i compagni e l'insegnante.

I divari territoriali. Se pochi giovani si laureano in questi campi, occorre intervenire sulle lacune che possono svilupparsi lungo il percorso di studi, dalle primarie alle superiori. Lacune ancor più evidenti se andiamo ad analizzare i test Invalsi nelle varie regioni d’Italia. Già in seconda elementare, in matematica, c’è un divario di 5 punti tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Divario che sale a 13 punti in quinta elementare. In terza media, la forbice si allarga a 24,4 punti. Tra i 15 capoluoghi con apprendimenti medi più elevati in competenze numeriche, nessuno si trova nel Mezzogiorno; al contrario, le 15 città con minori apprendimenti nelle competenze numeriche sono tutti comuni del Sud o delle isole.

Il divario nelle competenze matematiche, sottolinea il Rapporto, è sovrapponibile con una condizione famigliare di disagio economico. Se consideriamo le 38 città dove la quota di famiglie in potenziale disagio economico supera la media nazionale, ben 36 (il 95%) mostrano anche livelli di competenze numeriche medio-bassi.

Le disuguaglianze di genere nelle materie Stem. In tutta l’Unione europea, continua il Report, emerge un altro dato importante: le donne sono sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. Dei 21 laureati Stem ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono solo 14,9. Il dato dei maschi è quasi doppio: 27,9. Un divario presente in tutti gli stati dell’Unione con effetti importanti in termini di disparità di genere. Le discipline Stem offrono carriere più stabili e meglio retribuite ma, senza il potenziamento di queste discipline in tutti i livelli di istruzione, così come l’abbattimento degli stereotipi di genere, difficilmente riusciremo a colmare questo divario.

Investire sulle Stem, conclude il Rapporto, non significa solo valorizzarne l’importanza, vuol dire soprattutto avvalersi di un metodo di insegnamento nuovo, che si affianchi alle classiche lezioni frontali. Necessità ribadita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui il potenziamento delle competenze Stem è sostenuto in due modi: l’acquisizione di competenze e l’aggiornamento infrastrutturale, aspetto fondamentale per creare ambienti di apprendimento innovativi e tecnologicamente adeguati.

 

di Tommaso Tautonico

mercoledì 19 gennaio 2022

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