Notizie
L’internazionalizzazione delle scuole italiane cresce, ma a rilento
L’indagine Ipsos misura l’apertura verso il mondo, in una scala da zero a 100, delle istituzioni secondarie di secondo grado del Paese. La questione ha a che fare con l’insegnamento delle lingue e la mobilità, ma non solo. 19/10/22
Senza stare sulle spine, 46 è il punteggio medio dell’indice di internazionalizzazione rilevato su un campione rappresentativo di quasi mille scuole secondarie di secondo grado, di ogni tipo e provenienti da ogni parte d’Italia, che hanno partecipato all’indagine condotta dall’Istituto di ricerca Ipsos da febbraio a giugno di quest’anno, per conto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca.
L’indagine, dal titolo "Internazionalizzazione delle scuole: a che punto siamo?", è stata presentata il 18 ottobre nel corso di un webinar da Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, ed è la 13esima condotta per l’Osservatorio, nato nel 2009 su iniziativa della Fondazione Intercultura Onlus in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e l’Associazione nazionale dirigenti e Alte professionalità della scuola. La finalità delle indagini è misurare l’andamento delle buone pratiche verso una dimensione internazionale delle nostre scuole attraverso l’indice elaborato dall’Osservatorio con il contributo di esperte ed esperti, tra cui pedagogisti, insegnanti e rappresentanti delle istituzioni.
Il sondaggio 2022 inaugura l’utilizzo di un indice aggiornato, per stare al passo con le evoluzioni nel contesto in cui operano le scuole (offerta formativa compresa) e con le politiche europee nel campo dell’istruzione e della formazione. Come evidenziato dal grafico, nel 2022 il valore medio dell’indice (46) cresce di nove punti rispetto alla prima rilevazione nel 2009. I licei e gli istituti di istruzione superiore registrano un punteggio oltre la media (rispettivamente 48 e 49), mentre a livello territoriale le regioni del Centro Italia mostrano un avanzamento più evidente e quelle del Sud rimangono le meno aperte alle dinamiche di internazionalizzazione (seppur in continua crescita rispetto al passato).
Le aree di analisi: lingue, progetti e mobilità, coinvolgimento scuola. Per ogni area il nuovo indice di internazionalizzazione prende in esame le attività e le iniziative ritenute indicative dell’apertura della scuola verso il mondo esterno e allineate con le politiche dell’Unione europea, che mirano a un’istruzione di qualità fondata sul multilinguismo, lo scambio culturale tra studentesse, studenti e docenti provenienti da Paesi diversi cogliendo le opportunità del digitale, la mobilità per studio e lavoro, l’inclusione e la formazione della cittadinanza attiva.
- Lingue. Come evidenziato dal grafico, ogni scuola ha attivato l’insegnamento curriculare delle lingue (valutate con un voto in pagella a fine anno) e il 19% propone anche l’insegnamento extracurriculare. Tra le lingue curriculari prevalgono nettamente quelle europee, con l’inglese al primo posto seguito da francese e spagnolo. Inoltre, dal 2016 al 2022 è aumentata la quota di scuole in cui l’offerta è di oltre tre lingue (da 45% al 52%).
Passando alla didattica, il sondaggio rileva un calo di otto punti percentuali rispetto al 2019 del metodo Clil (Content and language integrated learning), ossia l’insegnamento in lingua di una materia appartenente ad un altro ambito disciplinare. Invece aumenta la diffusione del debate in lingua, attivo nel 45% delle scuole. Il metodo consiste, secondo la descrizione fornita da Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), in un confronto tra due squadre di studenti che sostengono una tesi a favore e una contraria su un argomento assegnato dal docente, poco dibattuto nell’attività didattica tradizionale, su cui devono documentarsi. In sostanza il debate aiuta gli studenti a saper cercare e selezionare le fonti, formandosi un’opinione sull’argomento e arricchendo il proprio bagaglio culturale. Al contempo, il metodo promuove lo sviluppo delle capacità comunicative e allena il pensiero critico e la mente a “non fossilizzarsi su personali opinioni” educando all’ascolto.
- “Progetti e mobilità”. Nel 2022 rimane stabile, e ampia, la quota di scuole che hanno organizzato o aderito ad almeno un progetto internazionale (78%). Considerando quelli che prevedono gli spostamenti all’estero, al primo posto troviamo la mobilità del singolo studente (almeno per un trimestre), seguita dallo stage di studio/lavoro. Meno partecipazione registrano gli scambi di gruppo/classe e l’accoglienza di studenti stranieri in mobilità, come negli anni precedenti. Per quanto riguarda i progetti senza la mobilità, al primo posto figura la partecipazione ai “concorsi internazionali per studenti/classi” (40%), a cui seguono — ben distanziati — attività e iniziative che non spiccano per l’aspetto “competitivo” e rivelano la diffusione delle tecnologie nel sistema educativo, tra cui i progetti multilaterali con scuole straniere (29%), gli incontri virtuali tra docenti per confrontarsi sui metodi di insegnamento (28%), la partecipazione a reti con scuole straniere (23%) e l’adesione alla community online eTwinning (21%) creata dall’Unione europea per sostenere l’innovazione nelle scuole permettendo, ad esempio, la realizzazione a distanza di progetti didattici multiculturali. La dimensione “internazionale” della scuola è misurata anche in riferimento al fenomeno migratorio. Nel 2022 il 76% delle scuole, in massima parte nel Nord-Est, dichiara di avere almeno uno studente immigrato e, guardando nel dettaglio, la maggior parte ne ha fino a un massimo di 10, come negli anni precedenti (vedi grafico).
Per gli studenti immigrati sono previste attività mirate, con l’obiettivo di favorire l’inclusione e il decorso positivo dell’apprendimento (nel merito esistono leggi, circolari e linee guida del ministero dell’Istruzione). La principale è l’insegnamento della lingua italiana (62%), seguita dalla trattazione di tematiche legate alle migrazioni nell’ambito dell’educazione civica (56%). Le percentuali precipitano al 18% per la quota di scuole che dichiarano la presenza di mediatori culturali e linguistici, al 12% per le iniziative interne, anche ricreative, per promuovere la conoscenza tra le famiglie italiane e straniere e al 4% per le scuole che utilizzano il già citato metodo Clil nelle lingue prevalenti tra gli studenti stranieri.
- “Coinvolgimento scuola”. È aumentato il numero di scuole che tratta tematiche interculturali e internazionali nell’ambito dell’educazione civica, passando dal 61% nel 2016 al 96% nel 2022: l’indagine sottolinea che sono considerate certamente importanti, ma non prioritarie. Tanto che il tema dell’internazionalizzazione non registra un ampio coinvolgimento delle istituzioni in termini di partecipazione a reti di scuole che lo promuovono (32%) e di organizzazione di iniziative di sensibilizzazione (38%). Va un po’ meglio per la diffusione di progetti di collaborazione con le Ong (52%). La metà delle scuole (54%) è accreditata al programma dell’Unione europea Erasmus+ per l’istruzione e la formazione, in cui assumono ruoli centrali alcuni temi chiave tra cui l’inclusione sociale, la transizione verso il digitale e la promozione della partecipazione civica delle generazioni più giovani. Il 54% ha aderito ad almeno un progetto, le percentuali più basse vanno a partenariati, multilateralismo e reti con scuole straniere.
Il 99% delle scuole ha il sito web, ma solo il 10% lo ha realizzato in più lingue. L’indagine 2022 sottolinea che per le nostre scuole l’internazionalizzazione è ancora “sinonimo” di mobilità. Un’osservazione che va letta tenendo conto che la situazione globale generata dalla pandemia da Covid-19 è il principale motivo (35%) che ha impedito al 20% delle scuole di partecipare a progetti di internazionalizzazione, seguito, ben distanziato, dalle procedure complicate per partecipare (13%) e dalla impossibilità di ottenere finanziamenti (solo 8%).
Infine, l’indagine 2022 sollecita la scuola, i docenti e gli studenti italiani a “ragionare” in termini globali e a entrare in contatto con il mondo ester(n)o, “alla luce della complessa situazione economica, sociale, ambientale, sanitaria non solo italiana ma internazionale”. Nel merito va sottolineato il ruolo cruciale che riveste l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, tornato obbligatorio, ma rinnovato, nelle scuole di ogni ordine e grado con la legge n.92 del 20 agosto 2019, e su cui Ipsos ha condotto la precedente indagine per l’Osservatorio. La “nuova” educazione civica può essere una grande opportunità per accelerare il “lento e difficoltoso processo di apertura delle scuole italiane al resto del mondo”.
Premiate le cinque scuole più internazionali d’Italia. Durante l’incontro di presentazione della ricerca, sono stati annunciati i nomi delle scuole secondarie di secondo grado che più si sono distinte per l’alto punteggio raggiunto nell’indagine sull’internazionalizzazione e che riceveranno un premio di 2mila euro. Le scuole che hanno vinto a parimerito, sulla base del voto della giuria a cui ha preso parte anche l’ASviS, sono:
- Istituto d’Istruzione Superiore Majorana-Arcoleo di Caltagirone
- Liceo Ruggero Settimo di Caltanissetta
- Liceo G.M. Galanti di Campobasso
- Istituto d’Istruzione Superiore Leonardo da Vinci di Potenza
- Educandato Statale Collegio Uccellis di Udine
di Antonella Zisa