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In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Notizie

Barometro Cisl: le Regioni ancora al di sotto dei livelli pre-crisi

Il quadro regionale del benessere e del disagio delle famiglie, misurato su tre indicatori: Lavoro, Istruzione e Coesione sociale. Maglia nera alla Calabria. Furlan: "Occorrono politiche fiscali redistributive".

Nonostante un complessivo miglioramento negli corso degli ultimi due anni, le Regioni italiane presentavano al quarto trimestre 2016 livelli di benessere complessivi su lavoro, istruzione e coesione sociale ancora molto al di sotto dei valori registrati all’inizio della crisi.

A rivelarlo è il Barometro regionale pubblicato dalla Cisl il 30 aprile, integrativo del barometro nazionale Cisl, elaborato dal sindacato sulla base dei dati Istat, al fine di monitorare gli andamenti della diseguaglianza e del benessere delle famiglie italiane.

Sicilia, Campania, Calabria e Sardegna sono quelle che, partendo già da livelli inferiori alla media nazionale, dal 2007 al 2014 hanno sofferto di più, mentre è proprio la Calabria che ha visto le peggiori performance anche nell'ultimo biennio considerato.

Di tendenza opposta l'andamento di Lazio, Piemonte e Basilicata che, sebbene abbiano faticato dal 2008 in maniera significativa ma sotto la media, hanno registrato poi, dall'inizio della ripresa nel 2014, un avanzamento maggiore.

Tra le Regioni che hanno subito minori sbalzi, risentendo meno delle turbolenze economiche rispetto alle altre, risultano Abruzzo, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta, Puglia e Friuli Venezia Giulia, che però non segnano nemmeno particolari avanzamenti negli ultimi due anni, così come il Veneto, che ha subito una caduta negli standard di benessere troppo rilevanti durante la crisi rispetto alla fioca recente ripresa.

Lombardia, Emilia Romagna, Umbria e Marche, invece, hanno subito perdita superiore alla media dal 2007 al 2014, ma hanno mostrato ultimamente buone capacità di recupero.

Prendendo sempre come riferimento il quarto trimestre del 2016, si può notare come, sebbene sia avvenuto un miglioramento complessivo dei tre indici considerati (Lavoro, Istruzione e Coesione sociale), i più importanti progressi abbiano avuto luogo nel dominio relativo al lavoro. A parte la Calabria, in questo ambito tutte le Regioni hanno visto un incremento quantitativo e qualitativo dell'impiego grazie agli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato.

A pagare il prezzo maggiore è la coesione sociale, interessando gravemente le Regioni del Sud, ma non risparmiando nemmeno quelle del Nord e del Centro, mentre un recupero quasi completo si è ottenuto solo nel campo dell'istruzione.

“Occorre una svolta nella politica macroeconomica a favore della crescita e la coesione sociale attraverso politiche fiscali redistributive per le aree sociali medie e basse ed investimenti pubblici, che possono fare da traino degli investimenti privati. Serve anche una politica industriale differenziata per aree territoriali, per stabilizzare la crescita nel lungo periodo, con un Patto sociale tra il Governo, le istituzioni locali e tutti i soggetti sociali”, ha sottolineato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

di Elis Viettone

mercoledì 17 maggio 2017

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