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In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

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Società più felici e prospere con le politiche “win-win”

Una scarsa salute mentale è associata a difficoltà materiali, insorgenza di patologie, bassa istruzione, isolamento. L’Ocse offre una panoramica di interventi multisettoriali per promuovere il benessere generale. [VIDEO] 7/11/23

martedì 7 novembre 2023
Tempo di lettura: min

Già ben prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19, le stime dicevano che metà della popolazione europea avesse sofferto almeno una volta di un disturbo mentale e che i costi economici per le malattie mentali ammontassero al 4% del Prodotto interno lordo annuo dell’Unione. In seguito, l’emergenza sanitaria e le crisi sociale e climatica hanno contribuito a un significativo peggioramento della salute mentale delle persone. Considerato il suo stretto legame con molti aspetti delle nostre vite, oggi più che mai servono politiche coordinate, in grado di promuovere il benessere nel modo più ampio possibile. Sono politiche che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico  definisce “win-win” (io vinco, tu vinci”) nel rapporto How to make societies thrive? Coordinating approaches to promote well being and mental health? pubblicato lo scorso 17 ottobre, nell’ambito di un ampio progetto dedicato alla salute e al benessere.  

A partire dall’approccio multidimensionale denominato “Quadro del benessere”, schematizzato in figura, l’Ocse evidenzia le politiche che si sono rivelate efficaci nel promuovere la salute, intervenendo sui fattori di rischio presenti in più ambiti, ampiamente indagati dalla comunità scientifica. L’obiettivo è di offrire spunti per ulteriori azioni da parte dei decisori politici, fermo restando, sottolinea l’Ocse, che per l’attuazione efficace di politiche “win-win” in tutti i settori servono risorse, incentivi e modi di lavorare che consentano a tutte le parti interessate di contribuire.

 

 I fattori di rischio per la salute mentale e il benessere generale

I crolli economici, l’inflazione, il degrado ambientale, la crisi climatica, un basso reddito, un’occupazione precaria, un numero eccessivo di ore lavorate, il divario di genere nel lavoro di cura, la mancanza di un alloggio, vivere in una abitazione inadeguata, in quartieri percepiti insicuri, che non favoriscono la socialità e l’attività fisica, la violenza da parte del partner. Sono condizioni associate all’insorgenza o al peggioramento dei disagi mentali come stress, ansia, disturbi depressivi e psicotici fino all’ideazione suicidaria. Al contempo, la scarsa salute mentale riduce la produttività lavorativa, inibisce la capacità di trovare nuove opportunità di lavoro, abbassa i livelli di partecipazione all’apprendimento permanente, alle reti sociali e a forme di impegno civico. Gli studenti con un disagio mentale raggiungono risultati peggiori, hanno il 35% di probabilità in più di ripetere un anno scolastico e corrono un rischio maggiore di abbandonare precocemente la scuola.  

Le persone con problemi di salute mentale hanno quasi il doppio del rischio di sviluppare problemi di salute fisica, tra cui obesità, diabete, malattie cardiovascolari. Ed è ben documentato il legame tra malattie sia mentali che fisiche con l’esposizione all’inquinamento atmosferico e acustico, nonché agli eventi estremi meteorologi causati dai cambiamenti climatici.

Secondo gli studi avere una scarsa salute sia mentale che fisica aumenta di quattro volte il rischio di morte prematura.

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Le politiche che fanno prosperare le società

Dal Rapporto emerge che i programmi di promozione della salute mentale e prevenzione dei comportamenti a rischio nelle scuole si sono rivelati efficaci nel lungo termine, così come coinvolgere gli adulti nell’apprendimento permanente ha prodotto effetti positivi sul loro benessere mentale. La crescente domanda di bisogni di cure mentali richiede di aumentare la forza lavoro nel settore, di migliorare la capacità dei medici di medicina generale nell’indentificare, trattare e indirizzare le persone che soffrono di un disturbo mentale. Per favorire l’accesso ai servizi è utile ampliare l’offerta sul territorio, la diffusione delle nuove tecnologie e continuare con la telemedicina nei casi in cui si è dimostrata più efficace rispetto alla terapia in presenza.

Per promuovere le connessioni sociali l’Ocse incoraggia la diffusione della “prescrizione sociale”, una pratica innovativa in cui gli operatori sanitari mettono in contatto i pazienti con i servizi sul territorio, come consulenza sui debiti, laboratori di pianificazione finanziaria, attività artistiche e sportive, e l’ecoterapia, ossia attività a contatto con la natura che hanno dimostrato di produrre effetti positivi sul benessere psicofisico. Per supportare le persone che hanno subito violenza da partner del partner occorrono politiche che prevedono l’integrazione tra più servizi per rispondere ai bisogni sanitari e non (ad esempio, assistenza legale, alloggio).

Il Rapporto segnala come efficaci le politiche che prevedono l’integrazione dei servizi di salute mentale nei servizi per la disoccupazione; l’Ocse raccomanda ai Paesi di incoraggiare i datori di lavoro a dare priorità al benessere dei lavoratori attraverso regolamentazioni, incentivi finanziari, linee guida, certificazioni e premi. Per ridurre il divario di genere nel lavoro di cura, sostenendo così la salute mentale materna, si sono dimostrate valide le politiche che ampliano l’accesso ai servizi di educazione e cura della prima infanzia “tempestivi, convenienti e a lungo termine”, e quelle che aumentano la fruizione del congedo parentale da parte dei padri. Ma sono richiesti maggiori sforzi per il riconoscimento del valore del lavoro di cura sia in termini economici che sociali.

Per aumentare l’accesso ai benefici e programmi di protezione sociale, che si sono rivelati utili nel tutelare la salute mentale, ma su cui ancora esistono barriere di utilizzo tra cui lo stigma e la burocrazia, l’Ocse raccomanda, tra l’altro, di progettarli affidandosi all’economia comportamentale, che studia l’influenza dei fattori psicologici, emotivi, culturali e sociali sulle decisioni economiche, sia a livello individuale che istituzionale.

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Per affrontare la questione “casa”, l’Ocse raccomanda le politiche che seguono i principi dell’edilizia abitativa e residenziale per la salute mentale, sintetizzati in “costo e convenienza, accessibilità e disponibilità, qualità del quartiere, stabilità del possesso, qualità e idoneità degli alloggi”. Evidenzia alcune raccomandazioni politiche chiave in grado di ridurre i prezzi delle case, tra cui eliminare gli interessi di sgravio ipotecario, rendendo così la casa di proprietà meno desiderabile rispetto all’affitto, e facilitare la regolamentazione del mercato degli affitti.

Cruciale il ruolo della pianificazione urbana. In questo ambito l’Ocse rimarca le linee guida del Center for urban design and mental health, che forniscono indicazioni per massimizzare il benessere psicologico dell’ambiente urbano realizzando “spazi verdi, attivi, sicuri e prosociali”. Intervenire secondo questo approccio migliora l’ambiente in termini di qualità dell’aria e inquinamento acustico generato dal traffico. Infine, l’Ocse sottolinea l’urgenza di rafforzare i sistemi di risposta agli eventi estremi meteorologici, di evidenziare i costi nascosti dei cambiamenti climatici sulla salute mentale e i benefici delle azioni di mitigazione e adattamento, tra cui il numero di vite salvate.

Leggi il rapporto dell'Ocse

 

di Antonella Zisa

 

Fonte copertina: maurus, da 123rf.com

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