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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Notizie

Dal Mef l’impatto della politica di bilancio su donne e uomini

La relazione del ministero dell’Economia e delle finanze sul bilancio di genere valuta gli effetti del prelievo fiscale e riclassifica le spese dello Stato secondo questa prospettiva. 24/10/2018

Promuovere una maggiore trasparenza sulla destinazione delle risorse di bilancio, individuando quelle stanziate ed erogate in favore delle pari opportunità di genere e verificando gli impatti degli interventi su uomini e donne in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito. È l’obiettivo del bilancio di genere, che è stato introdotto dalla Legge di contabilità e finanza pubblica (196/2009) tra le norme di completamento della riforma del bilancio dello Stato.

La relazione sul bilancio di genere riferita al Rendiconto dello Stato 2017 è stata presentata al Parlamento dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) nei giorni scorsi, in tempo utile per fornire supporto alle scelte della Legge di bilancio 2019.

Il documento:

  • Analizza i principali divari di genere nell’economia e nella società, prendendo in considerazione il mercato del lavoro; la conciliazione tra vita privata e professionale; la tutela del lavoro, la previdenza e l’assistenza; l’istruzione e gli interventi contro gli stereotipi di genere; la partecipazione ai processi economici, decisionali, politici e amministrativi; il contrasto alla violenza di genere; la salute, lo stile di vita e la sicurezza.
  • Esamina i divari esistenti nell’ambito del personale delle amministrazioni centrali dello Stato e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, studiando aspetti quali la presenza femminile nel settore pubblico, il lavoro straordinario e il diritto di pensione.
  • Riassume l’evoluzione della normativa sulle politiche di genere, considerando sia gli atti di tutela o garanzia che agiscono contro le discriminazioni (53 interventi normativi dal 1948 al 2017, di cui 22 dopo il 2000), sia le azioni positive con l’obiettivo di superare una situazione di disparità sostanziale tra uomini e donne (82 dal 1945 al 2017, di cui 59 dopo il 2000).
  • Valuta l’impatto del prelievo fiscale e delle principali politiche tributarie sul genere, distinguendo tra impatto diretto (che descrive le situazioni in cui uomini e donne sono trattati differentemente a causa di specifiche disposizioni di legge) e indiretto (che si verifica quando, pur in assenza di una disparità normativa, i comportamenti economici e sociali indotti dall’imposizione tendono ad avere implicazioni diverse per uomini e donne). Ad esempio, i regimi di imposta sul reddito personale possono avere impatti indiretti sul genere nella misura in cui le aliquote marginali penalizzano la presenza di un reddito del coniuge (in genere quello delle donne), influenzando negativamente la sua offerta di lavoro.
  • Riclassifica le spese del conto del bilancio dello Stato per l’esercizio 2017 secondo una prospettiva di genere, distinguendo tra spese neutrali al genere (che non hanno impatti diretti o indiretti di genere – rappresentano l’80% delle spese impegnate a rendiconto 2017), sensibili al genere (riferite a misure che hanno un diverso impatto su uomini e donne – il 20%) e spese dirette a ridurre le disuguaglianze (spese esplicitamente volte alla riduzione delle disparità di genere, come i fondi per l’imprenditorialità femminile o gli incentivi all’occupazione femminile – circa lo 0,3% degli impegni).

La produzione del documento ha coinvolto la Ragioneria generale dello Stato, il dipartimento delle Finanze e degli Affari generali del Mef, oltre ai singoli centri di responsabilità delle amministrazioni centrali dello Stato, la presidenza del Consiglio dei ministri (in particolare il dipartimento delle Pari opportunità) e l’Istat ai fini dell’individuazione degli indicatori utili al monitoraggio delle politiche statali in un’ottica di genere.


Consulta il documento integrale, le appendici, le tavole riassuntive e la sintesi dei principali risultati


di Lucilla Persichetti

 

mercoledì 24 ottobre 2018

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