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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Notizie

Parità di genere: le organizzazioni sanitarie sono ancora in ritardo

Nel mondo, oltre il 70% dei posti di comando in mano agli uomini, turnover ostile alle donne, pregiudizi socio-economici. Il Global Health 50/50 documenta le forti disparità nella leadership degli enti che operano nel settore. 22/4/20

 

Ci vorranno più di 50 anni (per la precisione 54) per raggiungere la parità tra uomini e donne nella leadership delle organizzazioni sanitarie a livello mondiale. È quanto emerge dal rapporto “Power, privilege and priorities” pubblicato il 16 aprile dal Global Health 50/50, un centro di ricerca - supportato dall’University college di Londra - che valuta annualmente i percorsi di uguaglianza di genere e giustizia sociale in relazione alla salute. Seppur la fotografia globale migliori leggermente, i progressi verso l’uguaglianza sono ancora troppo lenti. Il report ha esaminato le politiche e le pratiche relative al genere di 200 organizzazioni, con sede in 33 Paesi e che impiegano circa 4,5 milioni di persone. In termini generali, nel sistema sanitario globale le norme di genere continuano a determinare opportunità di vita, salute, benessere e carriera.

Nel corso della sua storia, è la premessa, il sistema sanitario si è trasformato di fronte a fattori di rischio, epidemie, progressi della conoscenza e istanze delle comunità. Può e deve farlo di nuovo per affrontare efficacemente le sfide provenienti dai Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030. L’analisi del Global health rivela, però, un sistema che non riesce a evolversi. La distribuzione diseguale del potere e un meccanismo di privilegi consolidati stanno minando gli sforzi globali per raggiungere gli obiettivi legati alla salute.

Nel mondo l’85% delle organizzazioni mondiali attive nel settore della salute e delle politiche sanitarie ha sede in Europa e in Nord America. Oltre il 70% dei manager sanitari mondiali è rappresentato da uomini, l’80% proviene da Paesi ad alto reddito e il 90% ha completato la propria istruzione in nazioni economicamente ricche. Tra le donne che raggiungono i vertici, solo il 5% proviene da Paesi a basso e medio reddito. Nell’attuale sistema sanitario globale, dunque, le donne faticano a fare carriera. Dai dati raccolti emerge che dal 2018 al 2020 la percentuale di Ceo donne è aumentata solo di una unità (da 41 a 42 su 139 Ceo in totale). Non solo. Gli organi decisionali sono ancora in misura sproporzionata a favore degli uomini. Solo il 28% dei gruppi dirigenti delle organizzazioni sanitarie ha raggiunto la parità di genere (45%-55% donne), rispetto al 25% nel 2018. Seguendo il trend attuale, osserva il Rapporto, la parità di genere in ambito sanitario non sarebbe raggiunta prima del 2074. Non certo una previsione incoraggiante.

“Dobbiamo mobilitarci in tutto il mondo, pacificamente ma con forza, per avanzare su diritti, dignità e diversità per tutti”, ha dichiarato Michelle Bachelet, alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani ed ex presidente del Cile. “Facendo luce sulle pratiche relative all'uguaglianza e al genere nella salute, Global Health 50/50 ci ricorda che il settore sanitario deve guidare e promuovere un forte incentivo per il cambiamento in questa battaglia urgente”.

Il Rapporto 2020 approfondisce l'analisi annuale di Global Health 50/50 aggiungendo nuove variabili su potere e privilegio all'interno delle organizzazioni. Queste variabili includono: politiche sulla diversità e inclusione sul posto di lavoro, differenze nelle policies aziendali e ulteriori informazioni demografiche su dirigenti e presidenti. Confronta inoltre le priorità sanitarie di 150 organizzazioni con gli obiettivi relativi alla salute degli SDGs e l'onere globale della malattia, per identificare quali problemi e quali popolazioni non ricevono sufficiente attenzione.

Sul fronte delle politiche di uguaglianza, negli ultimi due anni il 75% delle 200 organizzazioni valutate ha assunto un impegno documentato su equità, giustizia sociale, diritti umani o salute. Il 69% del totale ha adottato politiche di uguaglianza di genere sul luogo di lavoro (era il 57% nel 2019 e il 44% nel 2018). Anche la percezione che il genere non sia rilevante per il lavoro delle organizzazioni sembra mutare: dal 2018 al 2020, il numero di enti che non valorizzano le tematiche di genere è diminuito dal 32% al 17%. Tuttavia, un’organizzazione su cinque deve ancora dichiarare pubblicamente il proprio impegno in merito.

“I crescenti impegni politici per l’uguaglianza segnano un importante passo avanti”, conclude il Rapporto, “resta da vedere ora se il personale e le leadership abbracceranno tali politiche e le tradurranno in cambiamenti organizzativi e risultati più equi per le persone”.

Scarica il Rapporto

di Andrea De Tommasi

mercoledì 22 aprile 2020

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