Wwf: dalla decarbonizzazione del sistema elettrico vantaggi economici e lavorativi
Il settore delle rinnovabili genererà 1,3 milioni di unità di lavoro e oltre 350 miliardi di euro. Dalle reti impatti economici pari a circa 48 miliardi e 12 mila unità. Al centro dell’analisi otto filiere produttive. 10/12/24
Decarbonizzare il sistema elettrico italiano è economicamente conveniente. Lo afferma il “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”, curato da Fondazione Ecosistemi per conto di Wwf Italia. Il report, basato su due documenti elaborati da Ecco e Artelys, rispettivamente “Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035” e “Development of a transition pathway towards a close to net-zero electricity sector in Italy by 2035”, stima e analizza gli effetti positivi che una piena decarbonizzazione del sistema elettrico italiano avrebbe sull’economia e sull’occupazione del Paese.
Otto filiere e due grandi aree d’intervento
Il documento considera otto filiere produttive (reti con linee aeree, reti con linee sottomarine, solare fotovoltaico a terra, solare fotovoltaico su tetto, eolico onshore, eolico offshore, biomasse, idroelettrico), distinte in due differenti aree (impianti rinnovabili e reti), e indaga le loro principali fasi del ciclo di vita: costruzione, installazione, manutenzione. L’analisi restituisce, sia per le reti che per gli impianti, indicazioni relative agli impatti occupazionali ed economici.
Per quanto riguarda l’occupazione, le stime espresse in ula (unità lavorative annue, quantità di lavoro prestato nell’anno da un occupato a tempo pieno) sono relative a: occupazione temporanea dei lavoratori nell’attività di produzione delle reti, delle infrastrutture, degli impianti per fonti rinnovabili; occupazione temporanea dei lavoratori impiegati nell’attività d’installazione; occupazione permanente degli occupati impiegati per tutta la durata del ciclo di vita di un bene. Per quanto riguarda gli aspetti economici, lo studio effettua: stime delle spese in conto capitale; stime delle spese per costi di esercizio; stime degli impatti complessivi suddivisi in diretti e indiretti.
Le fonti di energia rinnovabili
Il settore delle rinnovabili, sottolinea il Rapporto, rappresenta un’opportunità straordinaria per l’economia italiana. Si stima che gli investimenti necessari per la realizzazione degli impianti rinnovabili ammontino a 161,2 miliardi di euro, con un costo di gestione fino al 2035 di circa 27,5 miliardi. I vantaggi economici diretti, indiretti e indotti, che restano in Italia, sono di 350,6 miliardi di euro, distribuiti tra vari settori economici: 140,6 miliardi per la manifattura, 116,6 miliardi per l’edilizia, 35,4 miliardi per i servizi e le professioni e 93,4 miliardi per altre attività economiche.
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Per quanto riguarda gli occupati al 2035, il Rapporto stima 104.212 unità (trainate dal settore fotovoltaico), suddivise in: 5.375 unità nella fase di produzione (1.701 in Italia e 3.674 all’estero); 48.802 unità (tutte in Italia) nella fase di installazione e 50.036 unità nella fase di gestione (42.770 in Italia e 7.266 all’estero). Considerando il ciclo di vita di 25 anni degli impianti, il settore delle rinnovabili genererà complessivamente 1.305.066 unità di lavoro, con circa 1.119.753 unità nelle attività di gestione (di cui 1.069.250 unità localizzate in Italia).
Le reti
Il report stima in quest’ambito investimenti per circa 31 miliardi di euro e costi di gestione di circa 3,7 miliardi di euro. Gli impatti economici diretti, indiretti e indotti che restano in Italia ammontano a 48,6 miliardi suddivisi in: 19 miliardi su redditi e investimenti delle attività manifatturiere, 18,5 sull’edilizia, 5,8 miliardi su servizi e professioni, 11,2 miliardi sul resto delle attività. Guardando agli aspetti occupazionali, il Rapporto stima circa 12.094 unità in Italia al 2035. La gran parte dell’occupazione (10.602 Ula) sarà concentrata nella fase di installazione. Stimando gli impatti occupazionali durante l’intero ciclo di vita delle reti (considerato di 50 anni) avremmo 57.079 unità, con circa 44.452 unità nelle attività della fase di gestione (esercizio e manutenzione), di cui l’82% circa in Italia.
“Questo studio dimostra in modo chiaro”, afferma Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia - che una transizione energetica ben pianificata e attuata non è solo una necessità per contrastare il cambiamento climatico, ma è anche un’opportunità per l’Italia di rafforzare la propria economia e creare migliaia di posti di lavoro”.
di Tommaso Tautonico
Fonte copertina: jovanmandic, da 123rf.com