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La ripartenza dei trasporti in Italia: criticità e investimenti secondo Pendolaria
Legambiente presenta un’Italia a due velocità: Alta velocità da una parte e Intercity e Regionali dall’altra, forti differenze tra regioni e tra città. Ma le risorse stanziate da Mims e Pnrr consentono una importante accelerazione. 23/2/22
Pendolaria è il rapporto legato alla storica campagna di denuncia (Clean Cities), promossa da Legambiente e dedicata ai treni regionali e locali, al pendolarismo e alla mobilità urbana, nata per contribuire a creare un trasporto ferroviario regionale e locale moderno, per città meno inquinate e più vivibili.
Emergenza sanitaria e mobilità. Il Rapporto Pendolaria 2022, diffuso l’8 febbraio, comincia con il metter in evidenza che tra emergenza sanitaria e misure di contenimento, nel 2021 i passeggeri in circolazione si sono ridotti su tutti i treni: su alta velocità (AV) e Intercity fino a -40%, su quelli regionali -45%. Ciò ha comportato una inevitabile riduzione dei fatturati solo in parte compensati dalle misure economiche di supporto.
Il contesto pandemico ha fatto inoltre emergere e messo in risalto criticità preesistenti, ancor più evidenti di fronte a un’utenza che si dimostra pronta e propensa a rimodulare le modalità di spostamento.
Il Rapporto concentra l’attenzione sul nuovo scenario di investimenti previsti in Italia per capire se possano rappresentare davvero la svolta che le città aspettano da molti anni, per ridisegnare in chiave sostenibile gli spostamenti all’interno della penisola e con le isole.
La sfida è anche quella di costruire un progetto di rilancio diffuso, per promuovere una nuova mobilità urbana: più integrata, condivisa, elettrica, sicura, puntando a spingere i processi politici locali verso misure di mobilità sostenibile e rendendo permanenti quelle adottate in fase di emergenza.
Il Pnrr e i segnali positivi per il traporto ferroviario. In Italia, la missione 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” prevede risorse pari a circa 26 miliardi di euro per interventi da realizzare entro il 2026: alta velocità (797 km), linee ferroviarie diagonali, ma anche reti dei gestori regionali (non Rete ferroviaria italiana - Rfi).
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Tanto nel Pnrr quanto nel contratto di programma di Rfi sono inoltre previste ingenti risorse per interventi di elettrificazione della rete e di installazione di sistemi di controllo della sicurezza, che porteranno la percentuale di elettrificazione in Italia dal 69,5 al 77,8%.
Il Pnrr stanzia anche 300 milioni di euro per l’idrogeno, per la sperimentazione con nuovi treni e la realizzazione di depositi. Ancora aperto il dibattito su efficienza e sostenibilità di questa fonte, ricorda Legambiente.
Il Pnrr e i segnali positivi per il traporto ferroviario. In Italia, la missione 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” prevede risorse pari a circa 26 miliardi di euro per interventi da realizzare entro il 2026: alta velocità (797 km), linee ferroviarie diagonali, ma anche reti dei gestori regionali (non Rete ferroviaria italiana - Rfi).
Tanto nel Pnrr quanto nel contratto di programma di Rfi sono inoltre previste ingenti risorse per interventi di elettrificazione della rete e di installazione di sistemi di controllo della sicurezza, che porteranno la percentuale di elettrificazione in Italia dal 69,5 al 77,8%.
Il Pnrr stanzia anche 300 milioni di euro per l’idrogeno, per la sperimentazione con nuovi treni e la realizzazione di depositi. Ancora aperto il dibattito su efficienza e sostenibilità di questa fonte, ricorda Legambiente.
Ripartono i progetti per la mobilità urbana. Il Rapporto sostiene che lo stato delle infrastrutture nelle città italiane è in buona parte responsabile di inquinamento, traffico e numero di auto in circolazione nelle città italiane. La ragione principale è individuata principalmente nelle scelte del passato di destinare la maggior parte degli investimenti nel traporto su gomma e non sulle città e sul ferro: dal 2002 al 2019 i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. A dimostrazione, Pendolaria riporta lo stato della mobilità urbana nazionale rapportata a quella di altri Paesi europei:
- linee metropolitane: Italia 248,9 km; Regno Unito (675,9 km), Germania (656,5) e Spagna (613,8).
- tranvie: Italia 397,4 km; Francia 815,7 km; Germania 038,3 km.
- ferrovie suburbane: Italia 740,6 km; Germania 2.038,2 Km; Regno Unito 1.694,8 km; Spagna 1.442,7.
Ci sono però alcune buone notizie. Il Pnrr, nell’ambito della misura M2C2 – 4.2, dedica 3,6 miliardi allo “Sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa”; considerate le tempistiche (collaudo entro dicembre 2026), il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) ha destinato 1,4 miliardi a interventi già finanziati a legislazione vigente e per 2,2 miliardi a nuovi interventi nel settore. “La novità è che l’insieme delle risorse stanziate in questi anni dal Mims e attraverso il Pnrr consentono di realizzare una importante accelerazione di interventi in ambito urbano attesi da anni”, si legge nel Rapporto. Complessivamente sono in cantiere o finanziati 116,5 chilometri di metro tra nuove e riconversioni, 235,7 di tranvie, 102,9 di filobus e busvie.
Italia a due velocità. Il ritardo infrastrutturale del nostro Paese ha portato a un’Italia a due velocità: il successo dell’alta velocità, da una parte, e i tagli a Intercity e treni regionali dall’altra, dinamiche molto differenti per quantità e qualità del servizio tra Nord a Sud, tra differenti Regioni e anche tra differenti città. Pendolaria attribuisce la ragione di tali differenze alla riduzione in passato delle risorse per il servizio di trasporto regionale: “i finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale hanno visto una diminuzione tra il 2009 e il 2019 del 21,5%, mentre i passeggeri crescevano di oltre l’8%”. Tuttavia, una novità positiva la troviamo nella Legge di Bilancio 2022, che per la prima volta stanzia risorse per il Fondo per il Trasporto pubblico locale, fermo da molti anni, e che consentirà, si legge in una nota del Mims, “un aumento e un miglioramento dei servizi per i pendolari”.
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Le scelte per cambiare la mobilità in Italia al 2030. Il Rapporto ricorda come tra i grandi Paesi europei l’Italia sia l’unico a non avere ancora scelto negli anni di accelerare nella decarbonizzazione della mobilità con una programmazione degli investimenti nel rinnovo del parco circolante. Nel nostro Paese manca infatti un piano nazionale per la mobilità sostenibile nelle aree urbane, con una legge che permetta ai Comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari, evidenzia il Rapporto. Per questo motivo, il Mims ha annunciato l’istituzione di una commissione guidata da Salvatore Rossi per l’elaborazione del nuovo Piano generale dei trasporti e della logistica.
Il Mims pone al centro del nuovo Piano l’obiettivo di portare avanti il dialogo con i diversi operatori, raddoppiare il numero di persone che si muove in treno (treni regionali, metro, tram e autobus). Si vuole inoltre orientare la funzionalità dei nuovi investimenti alla riduzione delle emissioni di CO2 del settore dei trasporti come previsto dall’Unione europea al 2030 e decarbonizzazione entro il 2050.
di Monica Sozzi
credits foto di copertina: Davide Gabino