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Nel 2021, la quota di energia primaria da fonti rinnovabili a livello mondiale è arrivata al 13,5%, mentre la quota di produzione mondiale di energia elettrica rinnovabile al 25%. In Italia, al 2020, la media nazionale delle fonti rinnovabili sui consumi lordi finali ha raggiunto il 19%. La produzione elettrica rinnovabile registrata nel 2021 si è attestata al 36% (ma dovrà superare l'80% entro il 2030).

Notizie

Enea: “Il 2021 è stato l’anno del grande rimbalzo dei consumi energetici”

I consumi e i prezzi dell’energia sono in netta crescita, dice l’Agenzia. Riprendono terreno le fonti fossili, mentre le rinnovabili subiscono una battuta d’arresto. Deficit nelle tecnologie low-carbon, bene i veicoli elettrici.  7/4/22

L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ha pubblicato a fine marzo l’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, un documento dove vengono messi in luce gli sviluppi e le problematiche del settore. Secondo lo studio, nel 2021 si è registrata una crescita dell’8% dei consumi rispetto al 2020, così come un incremento delle emissioni (+8,5%) e un forte peggioramento (-27%) dell’indice Ispred, elaborato dall’Enea per misurare la transizione energetica sulla base di tre direttive: andamento dei prezzi, emissioni di CO2 e sicurezza degli approvvigionamenti. Anche la quota di fonti rinnovabili ha subito una battuta di arresto, diminuendo di oltre un punto percentuale rispetto ai livelli del 2020, e attestandosi al di sotto del 19%. 

“Lo scorso anno è stato ‘recuperato’ circa l’80% dei consumi di energia che la crisi pandemica aveva fatto precipitare”, ha dichiarato Francesco Gracceva, ricercatore Enea e coordinatore dell’Analisi. “L’evoluzione dei consumi ha sostanzialmente seguito per tutto il 2021 una traiettoria coerente con quella delle variabili guida della domanda di energia, ovvero Pil, produzione industriale e clima”.

I prezzi dell’energia. Nell’ultimo trimestre del 2021, si è registrato un netto rincaro dei prezzi: il gas si è attestato intorno ai cento euro/megawattora, rispetto ai venti euro del primo trimestre (+400%), mentre per quanto riguarda l’elettricità il Pnu (Prezzo unico nazionale) è cresciuto del 300% nello stesso intervallo di tempo (da 60 a 240 euro/megawattora). “Questi aumenti si sono progressivamente traslati sui consumatori finali”, sottolinea l’Enea, “sebbene in misura parziale per gli eccezionali interventi di sterilizzazione operati dal Governo”.

Nel quarto trimestre del 2021, inoltre, i prezzi al consumo in Italia sono cresciuti di circa il doppio rispetto agli aumenti medi Ue (+30% per l’elettricità, +40% per il gas). E la situazione non sembra destinata a migliorare: “Nei primi due mesi del 2022 la crescita dei prezzi al consumo di elettricità e gas è stimata intorno a un +70% tendenziale, circa il doppio dell’aumento medio Ue”, ha specificato Gracceva.

La distribuzione delle fonti primarie. Il 40% dell’incremento dei consumi nel 2021 deriva dal petrolio, oltre il 30% dal gas naturale, quasi il 20% dalle importazioni di elettricità e il resto dai combustibili solidi. La domanda di petrolio, pur restando ancora inferiore ai livelli pre-Covid, è cresciuta del 10%, con un recupero di circa il 50% rispetto alla contrazione registrata nel 2020. Forte incremento anche per i consumi di gas (+7% sul 2020), che superano i livelli del 2019 (+2,4%) e raggiungono il valore massimo degli ultimi dieci anni. Significativa è stata anche la ripresa delle importazioni nette di elettricità (+30%) e dei consumi di carbone (+10%), soprattutto nel settore termoelettrico – anche se questo valore resta comunque inferiore ai livelli pre-Covid (-15%).

“L’aumento delle emissioni di CO2 (+8,5%) è imputabile in primo luogo ai trasporti per una quota di oltre il 50%, a seguire il civile (20%), la generazione elettrica (15%) e l’industria (8%)”, si legge nell’Analisi.

Male la decarbonizzazione. Nonostante il già menzionato calo dell’Ispred sia legato al peggioramento di tutti e tre i parametri di riferimento – sicurezza, prezzi ed emissioni di CO2 – la decarbonizzazione ha avuto l’impatto negativo più consistente (-45%). Per l’approvvigionamento, si è notato un aumento della domanda di gas nel settore termoelettrico, ma il clima relativamente mite ha frenato la domanda nel residenziale. Per quanto riguarda la sicurezza energetica, l’Enea ha concentrato l’attenzione soprattutto sull’adeguatezza del sistema elettrico e sull’elevata dipendenza dalle importazioni di gas naturale, “una caratteristica italiana di non facile superamento nel breve periodo”, ha sottolineato Gracceva.

Le tecnologie low-carbon. Nel 2021, è inoltre raddoppiato il deficit commerciale italiano nelle tecnologie low-carbon – come già avvenuto nel 2020. I settori di maggiore dipendenza dall’estero sono gli accumulatori agli ioni di litio (deficit di un miliardo di euro), i veicoli ibridi plug-in (deficit di 600 milioni di euro) e i prodotti del fotovoltaico (passati da -40 a -400 milioni di euro, dato il consistente aumento delle importazioni di celle fotovoltaiche). Nel settore dei veicoli elettrici potrebbe invece delinearsi una tendenza positiva: l’Enea registra infatti un aumento delle esportazioni, da 270 a 780 milioni di euro, con un saldo netto “di poco negativo”.

Infine, gli investimenti nella ricerca sono in crescita, anche se non abbastanza: secondo l’Analisi, tra il 2016 e il 2020 si è verificato un incremento della spesa pubblica in ricerca energetica del 10%, aumento che corrisponde solo a un quarto di quello registrato in Germania.

Scarica l’Analisi trimestrale Enea

 

di Flavio Natale

giovedì 7 aprile 2022

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