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Il piano energetico di Trump e il conflitto con gli stati ambientalisti
Secondo il Presidente Usa, eliminare politiche come il Climate Action e il regolamento Clean Water aiuterà enormemente i lavoratori americani, ma molti confermano i propri obiettivi climatici.
Sul sito della Casa Bianca è stato pubblicato il primo piano energetico americano della presidenza Trump. Si tratta di un articolo di pochi paragrafi in cui si delinea il progetto di restaurazione dell’economia americana attraverso il settore di produzione dell’energia.
In questo disegno, l’amministrazione Trump si impegna, innanzitutto, a sfruttare le riserve inutilizzate di shale, petrolio e gas naturale che sono state stimate per 50mila miliardi di dollari usa. Lo scopo di questa è politica è quello di raggiungere l’indipendenza politica dal cartello dell’OPEC e da qualsiasi altro “paese ostile ai nostri interessi”, come si legge sul sito.
E mentre da una parte mettono le distanze, dall’altra c’è l’impegno di lavorare con gli alleati del Golfo per sviluppare delle relazioni energetiche positive che facciano parte di una strategia anti terroristica.
In questa prima proposta di politiche sull’energia, è stata presa in considerazione anche la questione ambientale: i bisogni energetici devono andare di pari passo con la protezione delle risorse naturali. Trump discuterà con l’EPA sulla missione di preservazione degli habitat e riserve naturali, nonché del mantenimento dell’acqua e dell’aria pulita.
Secondo la dichiarazione presentata dalla Casa Bianca, un futuro più luminoso per gli Usa dipende dalle politiche energetiche che devono stimolare l’economia, garantire la sicurezza e proteggere la salute dei cittadini americani.
Il piano energetico americano è stato analizzato anche dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Sul proprio sito ha pubblicato un articolo che confronta gli sforzi della precedente amministrazione Usa verso politiche di tutela delle proprie risorse naturali con gli sforzi di quella attuale per ridurle o eliminarle del tutto. Si osserva che sebbene il programma Trump contempli l’impegno sul fronte ambientale (anche se solo in maniera accennata), questo debba assolutamente essere considerato secondario e non essere di ostacolo all’ascesa dell’economia americana. “Ma forse è ancora troppo presto per capire cosa accadrà davvero negli USA e quali ripercussioni ci potranno essere sugli investimenti nelle tecnologie low carbon, come sembrerebbero testimoniare alcune dichiarazione riguardo la volontà di alcuni Stati, come la California, di continuare a perseguire i propri ambiziosi obiettivi climatici a medio e lungo termine”.
di Giulia D’Agata