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La stabilità del sistema energetico Ue è minacciata dal cambiamento climatico
Anche il mondo dell’energia soffre l’aumento della temperatura. I Paesi del sud Europa più a rischio di quelli del nord, il passaggio alle rinnovabili tra le soluzioni da mettere in campo. 15/7/2019
Quando si parla di adattamento al cambiamento climatico, il riferimento è alle misure da prendere per cercare di “sopravvivere” in un mondo che si appresta a essere sempre più caldo. Un esempio è dato dalle strategie che le piccole isole del Pacifico cercano di adottare per non finire sott’acqua, un altro è dato dalle soluzioni da applicare nel settore agricolo per garantire la produzione di cibo. Ma c’è di più, perché il riscaldamento globale avrà impatti anche sulla produzione energetica, e l’Europa rischia di subirne le conseguenze.
A sostenerlo l’Eea, l’Agenzia europea dell’ambiente, che nel suo rapporto “‘Adaptation challenges and opportunities for the European energy system” reso noto il 18 giugno, mette in guardia sulle vulnerabilità del sistema energetico comunitario.
Secondo lo studio “tutte le parti del sistema energetico europeo, dalla disponibilità di fonti energetiche al consumo di energia, sono potenzialmente vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici estremi. Per garantire un approvvigionamento affidabile di energia pulita, il sistema energetico europeo deve adattarsi e diventare più resistente al clima”.
In generale sarà la parte meridionale dell’Europa, e quindi l’Italia, a dover fare i conti con un sistema energetico più instabile, che necessita di acquisire resilienza per reggere agli urti dell’aumento della temperatura.
Se parliamo di disponibilità idrica, per esempio, mentre nella parte settentrionale del Vecchio continente è previsto un aumento, nel sud l’acqua è destinata a diventare un bene sempre meno abbondante. Un fattore che andrà inevitabilmente a impattare sulla produzione di energia idroelettrica, facendo così diminuire l’offerta da parte di un settore che, tra l’altro, rientra tra le fila delle energie rinnovabili. Inoltre, meno acqua si traduce in meno biocarburanti e meno liquido utilizzato per le operazioni di raffreddamento di cui necessitano le centrali termiche in particolari momenti della giornata.
Altra nota negativa che lo studio mette in evidenza, è il danno che potrebbe subire l’attività di assorbimento della CO2: uno dei modi più efficaci per stoccare il carbonio nel suolo è piantare più alberi che, però, per crescere hanno banalmente bisogno di acqua.
Secondo la valutazione, come accennato in precedenza, gli impatti dei cambiamenti climatici e le strategie da mettere in campo per “diventare più resilienti” variano da Paese a Paese. Una buona panoramica è data dalla seguente immagine che racchiude le pressioni che ogni settore energetico subirà all’aumento della temperatura.
Tra le soluzioni alle possibili future crisi, l’Eea indica il passaggio da un sistema energetico basato sui combustibili fossili a uno sulle rinnovabili. Sostituire le centrali a carbone con impianti basati sul solare e sull’eolico, infatti, oltre a rappresentare un bel passo avanti nell’attività di mitigazione, comporterebbe sia un minor consumo di acqua che un risparmio in termini di CO2 emessa.
Diversi studi di settore, ricorda infine l’Agenzia, dimostrano che senza misure incentrate sull’adattamento i danni da eventi estremi subiti dal sistema energetico europeo potrebbero ammontare a miliardi di euro l'anno entro la fine del secolo, con costi indiretti per la collettività ancor più elevati.
di Ivan Manzo