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Nel 2021, la quota di energia primaria da fonti rinnovabili a livello mondiale è arrivata al 13,5%, mentre la quota di produzione mondiale di energia elettrica rinnovabile al 25%. In Italia, al 2020, la media nazionale delle fonti rinnovabili sui consumi lordi finali ha raggiunto il 19%. La produzione elettrica rinnovabile registrata nel 2021 si è attestata al 36% (ma dovrà superare l'80% entro il 2030).

Notizie

Eea: l’obiettivo 20% di energia rinnovabile entro il 2020 è ora raggiungibile

Uno studio analizza il contributo delle risorse sostenibili ai target europei, impiegate in particolare per il riscaldamento e l’elettricità. La biomassa è la risorsa principale, ma bisogna fare attenzione alle emissioni di polveri sottili. 7/1/20

“Il sistema energetico europeo sta subendo rapidi cambiamenti per impostare l'economia dell'Ue su un percorso a basse emissioni: le rinnovabili sono fondamentali per questa trasformazione”. Il documento elaborato dall'Agenzia europea per l’ambiente (European environment agency - Eea), “Renewable energy in Europe: key for climate objectives, but air pollution needs attention”, pubblicato il 19 dicembre, esamina la diffusione delle rinnovabili nell'Unione dal 2005 fino ai giorni nostri, calcolando il contributo che queste risorse hanno garantito agli obiettivi climatici ed energetici europei. Lo studio analizza anche l'effetto che la crescita delle energie sostenibili ha avuto sulle emissioni di inquinanti atmosferici.

Il documento mostra chiaramente che la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia è aumentata costantemente sia a livello europeo che nella maggior parte degli Stati membri. Secondo le stime preliminari dell'Eea, la quota di fonti rinnovabili nel 2018 ha raggiunto il 18% del consumo finale lordo dell'Unione. “L'obiettivo di quota 20% entro il 2020 è ora raggiungibile” dichiara l’Agenzia.

La continua crescita delle rinnovabili ha influito positivamente sulla necessità di bruciare combustibili fossili per soddisfare la domanda di energia. Senza i progressi compiuti dal 2005, infatti, le emissioni di gas a effetto serra sarebbero state superiori dell'11% (nel 2018) e l'Unione non sarebbe stata neanche lontanamente in grado di raggiungere l’obiettivo, non ancora adempiuto, di ridurre ulteriormente le emissioni entro il 2020.

In particolare, la crescente sostituzione di combustibili fossili con energie rinnovabili ha condotto, nel 2017, a una riduzione del 7% delle emissioni totali di biossido di zolfo (SO2) e dell'1% delle emissioni di ossido di azoto (NOx).

Tuttavia, le emissioni del particolato (Pm), o polvere sottile, (l’inquinante oggi più frequente nelle aree urbane, prodotto da combustioni di qualsiasi tipo, dai motori dei veicoli agli incendi) e quelle di altri composti organici volatili (Cov) sono aumentate a causa della crescita della combustione di biomassa. Nello specifico, il Pm 2,5 è cresciuto, dal 2005, dell'11% mentre il Pm10 del 7% (più il numero è piccolo più le polveri sono sottili, e maggiori sono i rischi per la salute umana), mentre le Cov del 4%.

La principale causa dell’incremento della combustione di biomassa e dunque dell’emissione di polveri sottili è attribuibile al riscaldamento domestico. Infatti, come sottolinea l’Agenzia, “le energie rinnovabili vengono utilizzate principalmente per il riscaldamento (49% nel 2018), seguito dalla produzione di elettricità (43%)”. Una percentuale molto più piccola è stata usata nei trasporti (8%). Nel settore del riscaldamento, la biomassa ha fornito circa l'80% del fabbisogno totale.

Per quanto riguarda il consumo dell’elettricità, invece, “oltre il 30% del totale Ue nel 2018 proviene da fonti sostenibili”. Questa crescita è stata trainata da incrementi nella diffusione di energia eolica (onshore e offshore) e solare fotovoltaica, nonché da altre fonti rinnovabili, come la combustione di biomassa solida.

“Per massimizzare i benefici climatici della transizione energetica, dunque, i responsabili politici dovrebbero valutare attentamente l'interazione tra fonti sostenibili con un mix energetico più ampio, prestando attenzione ai potenziali impatti derivanti dalla combustione della biomassa” afferma l’Eea. Lo studio sottolinea infatti come nei Paesi in cui la combustione di biomassa è aumentata considerevolmente dal 2005, anche le emissioni di inquinanti atmosferici siano aumentate.

Le quote di risorse rinnovabili continuano a variare ampiamente tra i Paesi dell'Unione, andando a coprire oltre il 30% del consumo finale lordo di energia in Austria, Danimarca, Finlandia, Lettonia e Svezia, o restando al 10% (o meno) in Stati come Belgio, Cipro, Lussemburgo, Malta o Paesi Bassi, mentre l'’Italia si attesta al 17%.

“Gli sforzi dell'Ue per raddoppiare la quota di energie rinnovabili dal 2005 sono stati comunque ripagati” conclude l’Agenzia. “La quantità di combustibili fossili e le relative emissioni sono stati ridotti in modo significativo”. Ora resta da capire se, entro la fine di quest’anno appena cominciato, gli impegni presi verranno rispettati.

 

di Flavio Natale

martedì 7 gennaio 2020

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