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Energia eolica offshore: l’Europa fa passi in avanti ma ancora non basta
Rapporto Wind Europe: comparto in crescita nel 2019. Installati dieci nuovi impianti ma sono ancora pochi i Paesi che investono nelle turbine in mare. Regno Unito leader del settore. A rischio gli obiettivi al 2030. 11/2/20
L’Europa cresce nella produzione di energia eolica offshore, investe di più ma non viaggia ancora a vele spiegate. In un comparto che è oggi altamente competitivo, a livello di costi, con gli impianti a gas o carbone, i numeri europei nel 2019 segnano un’impennata: in un solo anno sono stati installati dieci parchi eolici offshore che forniranno complessivamente 3,6 gigawatt di nuova capacità, un valore mai raggiunto prima. La diffusione delle turbine marine, tuttavia, resta molto concentrata a livello geografico: i nuovi impianti sono stati realizzati in soli cinque Paesi, ossia Regno Unito, Germania, Danimarca, Belgio e Portogallo. È l’analisi contenuta nel nuovo rapporto “Offshore wind in Europe” presentato il 6 febbraio dall’associazione Wind Europe.
Nel dettaglio, il Regno Unito da solo ha prodotto quasi metà (1,7 gigawatt) della nuova capacità eolica offshore nel 2019. Un exploit che conferma la posizione dominante assunta nell’ultimo decennio dal comparto eolico Uk, trainato dalla presenza al largo delle coste inglesi di Hornsea one, il più grande parco eolico europeo (1,2 gigawatt). Segue la Germania con 1,1 gigawatt, mentre più distanti appaiono Danimarca e Belgio, con soli 374 e 370 megawatt, e il Portogallo con 8 megawatt. Nel complesso, l’Europa possiede ora, nelle sue acque, una potenza eolica accumulata di 22 gigawatt, di cui tre quarti in mano solo a Gran Bretagna e Germania. Un deciso passo in avanti, ma ancora insufficiente per raggiungere i volumi necessari a centrare l’ambizioso Green deal europeo: 450 gigawatt di eolico offshore entro il 2050, ossia 7 gigawatt di nuovi impianti ogni anno entro il 2030 e 18 gigawatt in poi al 2050.
In ottica di produzione energetica, installare le turbine in mare aperto presenta indiscutibili vantaggi: una migliore quantità e qualità del vento, assenza di ostacoli fisici che potrebbero bloccare o condizionare il flusso delle correnti aeree, turbolenza minore, quindi meno stress per i rotatori delle turbine. Inoltre, secondo alcuni studi, come quello condotto nel 2012 sul mare del Nord da Environmental research letters, dal titolo “Short-term ecological effects of an offshore wind farm in the Dutch coastal zone”, le installazioni eoliche offshore hanno impatti trascurabili sull’habitat naturale e sulle specie marine. Un’altra ricerca, pubblicata lo stesso anno sul Journal of applied ecology, ha provato che le turbine eoliche offshore non disturbano i volatili.
Sull’impatto economico dell’eolico offshore, Wind Europe ritiene che i costi di costruzione resteranno contenuti. Le aste dello scorso anno, nel Regno Unito, in Francia e nei Paesi Bassi, hanno fornito prezzi nel range di 40-50 euro per megawattora.
“L’Europa ha davvero abbracciato l’energia eolica offshore nel 2019”, ha commentato Giles Dickson, ceo di Wind Europe, “i prezzi delle aste hanno dimostrato che è più economico costruire eolico offshore rispetto ai nuovi impianti a gas o carbone. Ora chiediamo alle istituzioni un piano generale per sviluppare le connessioni di rete offshore e onshore e ottenere la corretta pianificazione dello spazio marittimo. Ciò richiederà una cooperazione sempre più stretta tra i governi delle aree del mare del Nord e del Baltico”.
di Andrea De Tommasi