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Weo 2020: l’energia solare è il “nuovo re” del mercato energetico futuro
Per l’Iea l’era della crescita della domanda di petrolio finirà nel prossimo decennio. La bassa crescita della domanda energetica non costituisce però una strategia a basse emissioni, ma un sistema per impoverire i più vulnerabili. 15/10/20
“È stato un anno tumultuoso per il sistema energetico globale. La crisi del Covid-19 ha causato più sconvolgimenti di qualsiasi evento nella storia recente, ma se questi aiuteranno od ostacoleranno gli sforzi per accelerare la transizione energetica dipenderà dal modo in cui i governi risponderanno alle sfide”.
Il World Energy Outlook 2020, rapporto pubblicato annualmente dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), espone rischi e pericoli che ci attendono nei prossimi dieci anni, “un periodo cruciale” per uscire dalla crisi e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Il primo dato analizzato dall’Iea è l’impatto che il Covid-19 ha avuto, nel breve periodo, sul mercato energetico: il rapporto afferma che “la domanda globale è destinata a diminuire del 5% nel 2020, mentre le emissioni di CO2 legate all’energia del 7% e gli investimenti energetici del 18%”.
Il report, come di consueto, confronta poi diversi scenari (Stated policies scenario, Delayed recovery scenario, Sustainable development scenario, Net zero emissions scenario) per mostrare le strade in cui potrebbe evolversi il mondo del mercato energetico nei prossimi anni.
“Le energie rinnovabili assumono un ruolo da protagonista in tutti gli scenari, con l’energia solare al centro della scena” ha affermato Fatih Birol, direttore dell’Iea. “Il fotovoltaico è oggi più economico delle nuove centrali elettriche a carbone o gas, e i progetti a energia solare offrono elettricità con il costo più basso mai visto”. Nello scenario delle politiche dichiarate, ovvero quelle valide al giorno d’oggi (Stated policies scenario),
“Il solare diventerà il nuovo re dei mercati mondiali dell'elettricità” ha aggiunto il direttore dell’Iea. “Se i governi e gli investitori intensificassero gli sforzi per l'energia pulita in linea con il nostro scenario di sviluppo sostenibile (Sustainable development scenario), la crescita di energia solare ed eolica sarebbe ancora più significativa”.
I combustibili fossili, invece, affronteranno numerose sfide nei prossimi anni. “La domanda di carbone non tornerà ai livelli precrisi nello scenario delle politiche dichiarate, con la quota nel mix energetico al 2040 che scenderà al di sotto del 20% per la prima volta dalla rivoluzione industriale”. Allo stesso tempo, però, la domanda di gas naturale crescerà in modo significativo in Asia, mentre il petrolio resterà la fonte energetica più vulnerabile alle incertezze economiche derivanti dalla pandemia.
“L'era della crescita della domanda mondiale di petrolio finirà nel prossimo decennio”, ha affermato a proposito Birol. “Ma senza un grande cambiamento nelle politiche dei governi, non c’è segno di un rapido declino. Sulla base delle impostazioni politiche odierne, un rimbalzo economico globale spingerebbe presto la domanda di petrolio ai livelli precrisi”. Come possiamo infatti osservare dal grafico, c’è una significativa differenza tra i livelli di riduzione del petrolio raggiungibili tramite lo Stated policies scenario e quelli del Sustainable development scenario, margine colmabile tramite politiche più coraggiose rispetto a quelle attuali.
Nello Stated policies scenario, inoltre, secondo l’Iea “la domanda globale di energia rimbalzerà ai livelli precrisi all'inizio del 2023”, mentre ciò non accadrebbe fino al 2025 in caso di pandemia prolungata (descritta nel Delayed recovery scenario, che indica la stessa direzione dello Stated policies ma con una prolungata ondata pandemica), poiché il rallentamento della crescita andrebbe a intaccare i prezzi di petrolio e gas.
“Nonostante un calo record delle emissioni globali quest'anno, il mondo è lontano dal fare abbastanza per un loro declino decisivo” ha dichiarato Birol. “La recessione economica ha temporaneamente soppresso le emissioni, ma una bassa crescita non costituisce una strategia a basse emissioni, bensì un sistema che serve solo a impoverire ulteriormente le popolazioni più vulnerabili”. A questo proposito il Weo ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una modifica strutturale del nostro sistema di produzione e consumo energetico, con “solidi investimenti nelle reti elettriche che, senza fondi sufficienti, costituiranno l’anello debole del settore”. Un cambiamento radicale negli investimenti offrirebbe inoltre uno stimolo significativo alla crescita economica, creando milioni di posti di lavoro.
Gli effetti peggiori della crisi sono ricaduti, come ha ricordato Birol, sui più vulnerabili. La pandemia ha infatti invertito il trend delle persone in Africa subsahariana prive di accesso all'elettricità, recentemente in calo. “E un incremento dei livelli di povertà potrebbe aver reso i servizi elettrici di base inaccessibili per oltre cento milioni di individui in tutto il mondo”.
Nel Sustainable development scenario, che mostra come mettere i Paesi sulla buona strada per il pieno raggiungimento degli obiettivi energetici dell’Agenda 2030, l'Iea pone l’attenzione, oltre che sulla rapida crescita delle energie rinnovabili e allo sviluppo dell’idrogeno, anche sulla necessità di un forte aumento dei sistemi di cattura, utilizzo e , oltre a un nuovo slancio dell’energia nucleare.
Nonostante queste grandi sfide, però, la visione di un mondo a emissioni nette zero è sempre più al centro dell'attenzione. L'ambizioso percorso tracciato nel Sustainable development scenario si basa infatti su Paesi e aziende in grado di raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero in tempo, portando però il mondo intero alle net zero emissions non prima del 2070. Raggiungere quel punto due decenni prima, come vorrebbe il Net zero emissions scenario, richiederebbe una serie di significative azioni aggiuntive, spalmate nei prossimi dieci anni, come la fornitura di quasi il 75% di produzione globale di energia da fonti a basse emissioni entro il 2030 (rispetto a meno del 40% del 2019), e la diffusione di oltre il 50% di autovetture elettriche nella produzione globale (a oggi poco superiore al 2,5%). Questi due pilastri permetterebbero una riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030.
Secondo questi diversi scenari, dunque, saranno fondamentali le misure che i governi metteranno in campo nei prossimi dieci anni, strumenti senza cui gli obiettivi energetici dell’Agenda 2030 non potranno essere raggiunti.
di Flavio Natale