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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Orientamento e partecipazione studentesca per contrastare le disuguaglianze

Una ricerca di Percorsi di Secondo welfare evidenzia le criticità strutturali del sistema italiano dell’istruzione. L’abbandono scolastico è fortemente influenzato dal background socio-economico della famiglia di origine.  23/5/22

Il rapporto Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico” realizzato da Percorsi di Secondo welfare su incarico di ActionAid Italia e pubblicato recentemente, ha analizzato le principali criticità che caratterizzano l’odierno sistema italiano dell’istruzione, che non trovano ancora risposte strutturali nelle politiche nazionali e locali e ha posto particolare attenzione alla partecipazione studentesca e all’orientamento scolastico, considerati fondamentali per promuovere il superamento delle disuguaglianze tra i giovani.

  1. Bassi livelli di competenze delle studentesse e degli studenti: il raggiungimento di un adeguato livello di competenze è fondamentale per l’integrazione della persona nella società e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Tuttavia, fin dal 2000 (anno di inizio delle indagini Pisa) e nonostante alcuni periodi di miglioramento, le competenze degli studenti italiani si sono sempre mantenute al di sotto della media Ocse per quanto riguarda lettura e scienze, e in linea con essa in matematica. L’Italia non ha ancora raggiunto l’obiettivo europeo di portare al di sotto del 15% l’incidenza dei giovani che ottengono risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze. Dati ancora più preoccupanti se si considerano le differenze territoriali interne al Paese;
  2. Alti tassi di dispersione e abbandono scolastico: pur significativamente ridotto fra il 2011 e il 2020 (dal 18% al 13,1%), il tasso di abbandono scolastico nazionale è ancora lontano dall’obiettivo europeo fissato sotto al 10%. Anche in questo caso, i divari territoriali sono molto marcati. Molteplici le cause di abbandono, tuttavia uno dei principali fattori è legato alla situazione socio-economica familiare: i giovani con genitori disoccupati, con basso reddito o basso titolo di studi hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola.
  3. Riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza, che minano la capacità della scuola di contribuire alla mobilità intergenerazionale. Il rendimento scolastico degli studenti risulta fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine; anche a parità di rendimento scolastico, gli studenti di origine sociale più bassa mostrano mediamente ambizioni inferiori rispetto agli altri. I dati Pisa più recenti mostrano come in Italia solo tre studenti svantaggiati ad alto rendimento su cinque prevedano di ottenere un titolo di studio terziario, mentre sono sette su otto gli studenti più avvantaggiati con alto rendimento ad avere le stesse aspettative.

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La scuola italiana non pare dunque in grado di agire efficacemente come veicolo di mobilità sociale, ma anzi cristallizza le disuguaglianze esistenti contribuendo alla loro riproduzione a livello intra e intergenerazionale. Il Rapporto analizza alcune aree prioritarie di intervento al fine di esplorare possibili misure di contrasto alle disuguaglianze, concentrandosi in particolare sulla partecipazione studentesca e l’orientamento.

L’analisi è consistita in una parte di ricerca teorica e una sul campo attraverso due focus group realizzati con ragazzi e ragazze di scuole secondarie di secondo grado in tutto il Paese.

La partecipazione studentesca. La partecipazione studentesca ruota attorno a due concetti fondamentali: lo student engagement, cioè il coinvolgimento dei ragazzi nel mondo scolastico, e la student voice, cioè il riconoscimento del ruolo degli studenti in quanto portatori di conoscenza nell’ambiente scolastico, che costituisce una parte integrante dello student engagement. La valorizzazione di questi due aspetti può contribuire a contrastare l’abbandono scolastico.


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Focus Group. Il primo focus ha avuto l’obiettivo di indagare l’opinione dei ragazzi sugli strumenti di partecipazione definiti dall’attuale normativa, mentre il secondo si è focalizzato su quelli che nascono, da un lato, a seguito dell’iniziativa studentesca (liste aperte, commissione paritetica, collettivi e didattica partecipativa) e, dall’altro, dalle scuole che si rapportano con il territorio e che possono dar vita a forme di collaborazione (i Patti educativi di comunità). Nel corso dei due focus si è cercato di capire i punti di forza e di debolezza di questi strumenti, nonché le strategie e i metodi utili a migliorarli.

Migliorare livello di partecipazione. Il report ha individuato alcuni punti su cui fare leva per incentivare la partecipazione a scuola:

  • aumentare la presenza studentesca nei principali organi di governance scolastica in modo da correggere il significativo squilibrio a favore della componente docente e della dirigenza scolastica;
  • rendere disponibili (in maniera stabile e continuativa) spazi di aggregazione e confronto per i ragazzi e le ragazze;
  • promuovere la formazione degli studenti per generare consapevolezza sull’ascolto delle proprie opinioni all’interno della scuola e garantire la conoscenza degli strumenti di partecipazione disponibili;
  • estendere le pratiche partecipative all’insegnamento e promuovere quindi la didattica partecipativa soprattutto tra pari (e quindi tra gli studenti).

 


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Le politiche di orientamento scolastico. Le politiche di orientamento scolastico si basano su percorsi che mirano a rafforzare le competenze e le conoscenze necessarie ad affrontare autonomamente le scelte formative e di carriera durante tutto il corso della vita. Per questo, l’orientamento è uno dei metodi più diffusi nei sistemi d’istruzione europei per prevenire e contrastare l’abbandono precoce degli studi. Nel sistema italiano di orientamento, la scuola pubblica svolge un ruolo centrale e, in virtù dell’autonomia scolastica, i singoli istituti sono protagonisti della programmazione e dell’offerta di orientamento. Altri attori rilevanti sono, a livello nazionale, i ministeri competenti per l’Istruzione e le Politiche sociali e, a livello territoriale, università e istituti tecnici superiori, regioni ed enti locali, centri per l’impiego, agenzie di formazione professionale, soggetti privati e parti sociali.

Best practice. Il Rapporto si è concentrato sulla prospettiva europea in materia di orientamento e sulle strategie adottate dai diversi Paesi in questo campo, approfondendo in particolare il caso della Spagna e della Finlandia, individuate come best practice.

Il sistema italiano di orientamento è caratterizzato da una serie di criticità e problemi strutturali: l’assenza di interventi sistematici e capillari nelle scuole di tutto il territorio nazionale; la mancanza di formazione sui temi dell’orientamento; la presenza di misure che possono contribuire alla riproduzione delle disuguaglianze esistenti e a ostacolare la mobilità sociale.

Migliorare l’orientamento scolastico. Il report indica alcuni punti su cui fare leva per migliorare l’orientamento scolastico:

  • puntare sulla formazione delle professionalità incaricate di erogare orientamento, siano esse figure dedicate o gli stessi docenti delle scuole;
  • rendere l’orientamento una parte integrante di tutto il percorso scolastico e non legarlo esclusivamente alle fasi di transizione;
  • creare un sistema di orientamento territoriale integrato, con una presenza visibile sia all’interno che all’esterno della scuola, costruendo e rafforzando la comunità educante.

Scarica il Rapporto

 

di Monica Sozzi

lunedì 23 maggio 2022

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