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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Parità di genere: Italia precipita nella classifica globale, violenze in aumento

La situazione è “ancora piena di ombre, a tratti frustrante”, secondo Terre des hommes. Il dossier Indifesa fa il punto e sollecita risposte strutturate e coraggiose dai decisori politici. Focus anche su abusi nello sport, IA e Stem.  17/10/23

martedì 17 ottobre 2023
Tempo di lettura: min

Il 6 ottobre, mentre a Oslo veniva annunciato il premio Nobel per la Pace 2023 all’attivista iraniana Narges Mohammadi, per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la difesa dei diritti umani, la Ong Terre des hommes Italia presentava al Maxxi di Roma la 12esima edizione del dossier Indifesa. Un Rapporto per documentare i diritti violati e le diverse forme di violenza ai danni delle bambine e delle ragazze in Italia e nel mondo, attestando che di questo passo non raggiungeremo molti traguardi sulla parità di genere dell’Agenda 2030. Ma il Dossier raccoglie anche le storie di ragazze che, come la Nobel Mohammadi, sono in prima linea nella costruzione di un mondo più equo e vivibile per tutti. Sono storie di attivismo per la pace, per il clima, per l’abbattimento degli stereotipi attraverso lo sport, per il diritto all’istruzione a loro negato da quei governi che mostrano ancora rifiuto o indifferenza nei confronti del genere femminile.

Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è “ancora piena di ombre e a tratti frustrante”, osserva nelle conclusioni del volume Paolo Ferrara, direttore generale della Fondazione Terre des hommes Italia. Nel 2023 il nostro Paese è precipitato dalla 63esima alla 79esima posizione nella classifica del Global gender gap report, che monitora i progressi verso la parità di genere in 143 Paesi. Considerando i 36 Paesi europei, ci piazziamo solo al 30esimo posto.

Pertanto il dossier traccia un percorso per migliorare la condizione delle bambine e delle ragazze in Italia, intendendo stimolare, attraverso i dati e i contributi di esperte ed esperti, un dibattito pubblico razionale, in grado di promuovere risposte strutturate e più coraggiose dai decisori politici per raggiungere la parità di genere.

Nel 2022 in Italia oltre 2.500 possibili vittime di tratta e sfruttamento

I principali ambiti riguardano quello sessuale, lavorativo e destinato a sfruttamento. L’analisi nel rapporto di Save the Children, che porta alla luce le drammatiche condizioni e il destino dei figli di vittime di sfruttamento.  6/9/23

Violenza di genere: un fenomeno pervasivo a danno anche delle giovanissime

I reati ai danni dei minori in Italia registrati nel 2022 sono aumentati del 10% rispetto al 2021. Le bambine e le ragazze sono le principali vittime di diversi tipi di abusi. Principalmente si tratta di violenza sessuale (89%) e atti sessuali con minorenni, seguono corruzione di minori, reati di pornografia minorile, prostituzione minorile e maltrattamenti da parte dei familiari. Rispetto ai maschi, le adolescenti riferiscono in misura maggiore episodi di violenza online, in particolare le 15enni (+10,4%) e le 18enni (+7,1%).

Il Dossier fa luce anche sul fenomeno degli abusi sui minori nello sport avvenuti in Italia, grazie alla ricerca “Athlete culture and climate survey” condotta tra febbraio e marzo 2023 da Nielsen per l’associazione “Change the game”, con il supporto di Terre des hommes e il dipartimento dello Sport. L’indagine ha coinvolto circa 1.400 giovani tra i 18 e i 30 anni che hanno praticato attività sportiva prima della maggiore età. Gli abusi sono stati dichiarati dal 40% dei ragazzi e dal 37% delle ragazze. Di quest’ultime ben il 62% ha riferito di non aver chiesto, o ricevuto, aiuto e più della metà non lo ha chiesto poiché riteneva di aver subito qualcosa di “accettabile” o “tollerabile”. A seguito degli abusi quattro bambine/ragazze su 10 hanno lasciato lo sport e tre su 10 hanno cambiato disciplina, scelte meno frequenti nei maschi vittime di volenza.

Rinunciare all’attività sportiva comporta abbandonare un terreno prezioso per lo sviluppo personale e la socialità, oltre a fare a meno di un alleato per la salute mentale, che in Italia registra un peggioramento tra i giovani in seguito alla pandemia di Covid-19. A dichiarare di aver risentito negativamente della crisi sanitaria sono una ragazza su due, rispetto a un ragazzo su tre.

Nel 2022 diminuiscono i matrimoni forzati, le cui vittime sono per l’86% di genere femminile, di cui un terzo minorenni, persino con meno di 14 anni. Il dato positivo va preso con cautela, sottolinea il dossier, poiché le vittime spesso vivono in condizioni che impediscono di denunciare o di sapere a chi chiedere aiuto. Tra le minorenni diminuiscono le gravidanze precoci, ma destano preoccupazione le 119 interruzioni volontarie tra le ragazze con meno di 14 anni di età avvenute nel 2021.

Per far fronte alla violenza di genere, Terre des homme propone tra l’altro di: rafforzare le attività di prevenzione attraverso un Piano dedicato e incentivare la raccolta di dati tramite le scuole locali su discriminazione, violenza, sexting, bullismo e cyberbullismo; promuovere l’alfabetizzazione digitale e regolamentare internet; nelle scuole introdurre la figura obbligatoria dello psicologo, l’educazione sessuale e all’affettività fin dalla scuola primaria.

Divari di genere e lavoro: Neet, Stem e intelligenza artificiale

Nel 2022 sono in prevalenza ragazze i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano o non sono impegnati in attività formative, i cosiddetti “Neet” (Not in education, employment or training), raggiungendo quota 20,5%, contro il 17,7% dei ragazzi, per un totale di circa 1,7 milioni di Neet. Ogni dieci laureati nelle discipline nell’ambito Stem (Science, technology, engineering, mathematics), che offrono maggiori opportunità di lavoro e migliori retribuzioni, quattro sono donne e sei uomini. Ma, in media, le ragazze ottengono risultati migliori nel voto di laurea e il 57,6% riesce a completare gli studi nei tempi previsti rispetto al 53% dei maschi. Eppure le professioniste Stem guadagnano meno dei colleghi: 1.650 euro netti mensili, a fronte dei 1.845 degli uomini. In termini di presenza femminile nelle università, il gap è ancora più ampio nelle discipline dei gruppi “Informatica e tecnologie” (Ict) e in quello dell’ingegneria industriale e dell’informazione.


SABBADINI (ISTAT): "FORMAZIONE PER SUPERARE STEREOTIPI INCONSAPEVOLI DI GENERE"


Per quel che riguarda l’Intelligenza artificiale, a livello europeo le donne occupano solo il 22% della forza lavoro in ambito tech. Se la quota raddoppiasse entro il 2027, pari a circa 3,9 milioni di donne in più, secondo le stime l’Europa potrebbe beneficiare di un aumento del Pil compreso tra 260 e 600 miliardi di euro, si legge nel Dossier.

Tra i principali fattori che impediscono alle donne di avviare una carriera lavorativa in questo settore ci sono i pregiudizi e il divario nell’accesso alla tecnologia per lo sviluppo delle competenze digitali fin dalla giovane età: i dati per l’Unione europea rivelano che ben quattro ragazze su cinque non sono mai o quasi mai state coinvolte nelle attività di coding (programmazione informatica) durante la scuola secondaria.

D’altro canto, recenti stime dicono che la dirompente diffusione dell’intelligenza artificiale nelle nostre società potrebbe mettere a rischio ben 300 milioni di posto di lavoro negli Stati Uniti e in Europa, e l’80% riguarderà le donne, più numerose nei settori interessati dall’automatizzazione. Questo scenario sollecita la progettazione di sistemi di Ai affidabili, considerato il loro utilizzo nei processi decisionali, compresi quelli di reclutamento della forza lavoro: “Per come sono progettati questi sistemi” – spiega Elena Baralis, direttrice del dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino ed esperta di Ai — fanno previsioni ed elaborazioni sulla base di dati che mettiamo a loro disposizione. Di conseguenza riflettono anche i bias del mondo reale, oltre a quelli generati dalle modalità di raccolta dei dati”.

Secondo Donata Columbro, giornalista e docente di Data visualization alla Iulm, “Occuparsi del data gap di genere che riguarda le bambine e le ragazze di tutto il mondo è occuparsi del loro futuro, anche quello generato dalle intelligenze artificiali”.

Leggi il dossier Indifesa

 

di Antonella Zisa

 

Fonte copertina: cinematheart, da 123rf.com

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