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LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Ecco l’economia mondiale del 2060 secondo le proiezioni Ocse

In assenza di riforme, continuerà a rallentare la crescita del Pil globale e il centro di gravità economico si sposterà verso l’Asia. Standard di vita migliori se si lavora su governance, politiche del lavoro, investimenti e ricerca.

Il rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) “The long view: scenarios for the world economy to 2060” presenta i risultati delle proiezioni economiche da qui al 2060 per 46 Paesi, aggiornando, per la prima volta dal 2014, gli scenari Ocse di lungo termine. Il Dipartimento economico dell’Ocse, infatti, pubblica periodicamente proiezioni a breve termine (due anni) attraverso l’“Economic Outlook”: quelle di lungo termine illustrate nel rapporto rappresentano quindi un’estensione di quelle calcolate nell’Economic Outlook di maggio 2018.

La prima parte dello studio delinea lo scenario economico di base da qui al 2060. Si tratta di uno scenario business as usual, le cui proiezioni sono basate sulla supposizione che i Paesi analizzati non mettano in atto riforme politiche o istituzionali e che le attuali tendenze, quindi, continuino a procedere nella stessa direzione. Nella seconda parte, l’Ocse si avvale di questo scenario come punto di riferimento per illustrare l’impatto di alcune riforme strutturali.

L’analisi dell’Ocse rivela innanzitutto che, al proseguire delle tendenze attuali, nei prossimi anni la crescita del Pil globale continuerà a rallentare, passando dal 3,5% al 2% nel 2060, soprattutto a causa del rallentamento della crescita delle economie emergenti. Continuerà, però, ad aumentare il peso economico di questi mercati e proseguirà lo spostamento del centro di gravità economico del mondo verso l’Asia. L’India e la Cina, infatti, saranno responsabili di una quota sempre maggiore dell’output mondiale.

Se poi gli standard di vita nei vari Paesi, espressi in termini di Pil pro capite, continuassero a migliorare da qui al 2060, convergerebbero tutti gradualmente verso gli standard dei Paesi più avanzati, ma questo avverrebbe in misura variabile: gli standard di vita dei mercati emergenti ad alto tasso di crescita (tra cui Cina, India e Indonesia) e quelli delle economie dell’Est Europa presenterebbero un maggiore grado di convergenza, spinti dalla tendenza in miglioramento dell’efficienza del fattore lavoro. Il Pil pro capite dei Paesi Briics (Brasile, Russia, India, Indonesia, Cina e Sud Africa), invece, rimarrebbe ben al di sotto della metà di quello degli Stati Uniti nel 2060.

Ci sono poi gli scenari alternativi, quelli in cui riforme politiche o istituzionali potrebbero migliorare la situazione di molti Paesi. Ad esempio, se i Paesi Brics raggiungessero la media Ocse in termini di qualità della governance e livello di istruzione, gli standard di vita nel 2060 potrebbero essere migliori dal 30% al 60% rispetto allo scenario di base. Inoltre, un pacchetto di riforme per uniformare le politiche del lavoro dei Paesi Ocse a quelle dei Paesi con la migliore performance potrebbe aumentare il tasso di occupazione aggregato del 6,5% entro il 2040, specialmente attraverso tassi più alti di occupazione giovanile e femminile. Un simile pacchetto di riforme aumenterebbe il Pil pro capite del 10% nel 2060 rispetto allo scenario di base e contribuirebbe ad alleviare future pressioni di bilancio legate all’invecchiamento della popolazione. Anche portare l’intensità di ricerca e sviluppo di tutti i Paesi Ocse ai livelli dei cinque Paesi migliori potrebbe aumentare il Pil pro capite del 6% entro il 2060. Più 4% se si aumentasse permanentemente la quota di investimenti pubblici di tutti i Paesi Ocse al 6% del Pil.

L’Ocse analizza, infine, uno scenario negativo in cui il mondo fa un passo indietro rispetto alla liberalizzazione del commercio e torna ai livelli tariffari medi del 1990: Pil pro capite inferiore del 14% per la maggior parte dei Paesi e fino al 15-25% in quelli più colpiti.

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di Lucilla Persichetti

giovedì 26 luglio 2018

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