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Le condizioni lavorative inadeguate sono la principale sfida dell'occupazione
Nonostante siano impiegate, 3,3 miliardi di persone vivono in una condizione economica che non riesce a garantire loro uno stile di vita dignitoso. Bisogna incentrare il lavoro sulla persona, dice l’Ilo. 13/3/2019
Secondo i dati evidenziati dal rapporto “World Employment and Social Outlook: Trends 2019” dell’Organizzazione internazionale del lavoro (International Labour Organization, Ilo), su un totale di 3,3 miliardi di persone impiegate a livello mondiale nel 2018, la maggioranza non ha né sicurezza economica né benessere materiale adatti a condurre una vita dignitosa. Inoltre, i progressi nella riduzione della disoccupazione a livello globale non garantiscono un miglioramento rispetto alla qualità del lavoro. Il rapporto, diffuso il 13 febbraio, evidenzia altresì la persistenza di una serie di gravi carenze nel raggiungimento dell'obiettivo di un lavoro dignitoso per tutti, come stabilito dal Goal 8 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs) delle Nazioni Unite.
Secondo i dati contenuti nel rapporto, a livello globale nel 2018 erano 172 milioni i disoccupati. Le stime per il 2019 e il 2020 non sembrano prospettare una situazione migliore: il numero di non occupati sembrerebbe aumentare di due milioni nel giro dei prossimi due anni, arrivando a 174 milioni nel 2020.
Inoltre, 3,3 miliardi di persone, nonostante siano impiegate, non vivono in una condizione di sicurezza economica che possa garantire loro uno stile di vita dignitoso. Molti lavoratori si trovano a dover svolgere lavori caratterizzati da una bassa retribuzione e a non avere accesso a misure di protezione sociale e diritti lavorativi.
Un dato allarmante è quello relativo al lavoro in nero, con due miliardi di lavoratori in tutto il mondo che si trovano in questa situazione, ossia il 61 per cento della forza lavoro mondiale.
Inoltre, altra informazione da non trascurare è che più di un giovane di meno di 25 anni su cinque rientra nella categoria dei “neet”: non lavora e non si occupa della propria istruzione o formazione.
Non solo, un’altra delle questioni ancora irrisolte è quella dell’elevato divario di genere: l’impiego della popolazione femminile è pari al 48 per cento, mentre la percentuale riferita agli uomini raggiunge il 75 per cento. In più, su un totale di 140 milioni di persone che si trovano in una condizione di sottoutilizzo della capacità produttiva, ossia che sono in grado di svolgere lavoro ma hanno difficoltà nel trovarlo, 85 milioni sono donne, mentre 55 milioni uomini.
Una nota positiva è che l'incidenza della povertà lavorativa è diminuita notevolmente negli ultimi tre decenni, in particolare nei Paesi a reddito medio. Nei Paesi a basso reddito, tuttavia, il ritmo della riduzione della povertà non tiene il passo con la crescita dell’occupazione; ciò significa che il numero dei lavoratori poveri in queste nazioni è destinato a salire.
Eppure si prospettano nuove possibilità per migliorare la qualità della vita lavorativa. Il progresso tecnologico creerà nuovi posti di lavoro, ma è bene prepararsi per coltivare competenze utili nei campi della robotica e dell’intelligenza artificiale. Inoltre, la transizione ecologica delle nostre economie produrrà milioni di posti di lavoro man mano che saranno adottate pratiche sostenibili e tecnologie pulite, ma altri posti di lavoro scompariranno con il ridimensionamento delle industrie ad alta intensità di carbonio. L’aspetto del cambiamento demografico non è meno rilevante; in alcune parti del mondo la popolazione sta diventano sempre più anziana e necessiterà di maggiori servizi di cura e assistenza.
Il Rapporto inoltre valuta l'impatto di sfide nuove e di lunga durata nel mercato globale, chiedendo di ridefinire l’orientamento della natura del lavoro e il suo posto nell'economia e nella società, come parte di un programma centrato sulla persona, in cui venga puntato il focus su alcuni problemi chiave come equità, povertà lavorativa, tasso di disoccupazione, genere e sostenibilità.
Mentre, come trattato nell’articolo “Ilo: tre pilastri d’azione per un lavoro del futuro equo e sostenibile”, nel rapporto “Work for a brighter future” la commissione ha elaborato un programma centrato su tre pilastri d’azione, in questo report le proposte partono dai Target del Goal 8, inteso come indirizzo per proporre nuove politiche relative al lavoro, indagando tre temi generali: crescita economica, trasformazione e produttività; occupazione piena e produttiva per tutti, con parità di retribuzione per un lavoro uguale per tutti; diritti e sicurezza.
Nel documento l’Ilo suggerisce di provvedere a incentivi finalizzati alla promozione di investimenti in settori chiave per il lavoro dignitoso e sostenibile. Tali investimenti dovrebbero essere tesi a favorire l’uguaglianza di genere con l’obiettivo di creare milioni di posti di lavoro e nuove opportunità per le micro, piccole e medie imprese. Inoltre, lo sviluppo dell’economia rurale, che rappresenta il futuro di molti lavoratori del mondo, dovrebbe diventare una priorità.
Altro suggerimento fornito dal rapporto, è quello di riorganizzare i sistemi d’incentivi per le imprese in favore di strategie d’investimento a lungo termine, e prendere in considerazione gli indicatori supplementari di sviluppo umano e di benessere.
In particolare, nel Rapporto l’Ilo afferma che la tutela dei diritti dei lavoratori e la promozione di ambienti di lavoro sicuri e protetti, entrambi previsti dal Target 8.8 dell’Agenda 2030, sono anche centrali per i programmi di lavoro dignitoso dei Paesi nell'ambito del mandato della commissione stessa. I diritti del lavoro rappresentano infatti una base fondamentale su cui i Paesi possono costruire, promuovere e preservare la giustizia sociale; esiste di fatto uno stretto legame tra tali diritti e progressi nei settori della crescita economica, dello sviluppo sostenibile e dell'uguaglianza.
Come esplicitato dal documento, solo la combinazione tra diritti del lavoro e dialogo sociale potrà favorire una crescita inclusiva e autenticamente sostenibile. Infatti, i diritti fondamentali (compresi i diritti alla libertà di associazione e contrattazione collettiva) e le condizioni di lavoro di base garantite (compresi luoghi di lavoro sicuri e salubri) forniscono un punto di partenza da cui partire per costruire istituzioni inclusive del mercato del lavoro.
Come dichiarato da Deborah Greenfield, direttore generale dell'Ilo per le politiche, "L'SDG 8 non riguarda solo la piena occupazione, ma la qualità di tale impiego, la parità e il lavoro dignitoso sono due dei pilastri su cui si fonda lo sviluppo sostenibile".
Guarda la sintesi del rapporto in italiano
di Eleonora Angeloni