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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Economia circolare, Eea: l’Europa ha bisogno di monitoraggio e obiettivi solidi

Le politiche in materia di efficienza di risorse, fornitura di materie prime e circolarità devono sostenersi a vicenda, afferma l’European environment agency, che esorta i Paesi a uno sforzo congiunto. 7/4/20

“L’introduzione di un monitoraggio e obiettivi più solidi per stimolare il passaggio dell’Europa verso un’economia circolare contribuirebbe a migliorare l’efficienza delle risorse”. È la sintesi che emerge dal rapporto “Resource efficiency and the circular economy in Europe 2019 - even more from less” dell’European environment agency (Eea), che offre una panoramica delle politiche svolte dai Paesi europei su efficienza delle risorse, fornitura di materie prime ed economia circolare.

Lo studio, pubblicato il 1 aprile, si basa su un’inchiesta condotta dalla rete europea di informazione e osservazione ambientale (Eionet) dell’Eea, che ha coinvolto 32 Paesi europei. Il Rapporto rileva che dal 2016 si è verificato un deciso spostamento nel focus delle politiche dal miglioramento dell’efficienza delle risorse a una prospettiva più ampia dell’economia circolare. È probabile che questa tendenza si consoliderà ulteriormente poiché è in corso un’azione rilevante dell’Unione europea in questo settore, in particolare con il Piano d’azione per l’economia circolare recentemente adottato, che è una delle parti chiave del Green deal europeo.

Negli anni passati il limite dell’Europa si è manifestato in una “generale mancanza di definizione degli obiettivi”, che è invece necessaria per migliorare l’efficienza delle risorse e guidare, quindi, l’economia circolare. Gli approcci alla circolarità e i livelli di avanzamento verso l’obiettivo variano notevolmente tra i Paesi, tuttavia si possono identificare alcune tendenze comuni. Le politiche economiche (competitività, posti di lavoro, crescita, sicurezza dell'approvvigionamento e riduzione delle importazioni) continuano a essere il principale fattore che guida i Paesi nel passaggio verso l’economia circolare. Seguono le preoccupazioni ambientali e i requisiti normativi.

Nelle loro indagini, molti Paesi hanno notato come l’adozione di obiettivi nazionali si sia rivelata spesso “politicamente difficile”. Il Rapporto esorta dunque ad adottare “indicatori universalmente accettati, che affrontino in modo coerente i diversi aspetti dell’economia circolare, e un sistema di monitoraggio più completo”.

Inoltre, si specifica che “seppur le politiche in materia di efficienza delle risorse, forniture di materie prime e economia circolare abbiano obiettivi diversi, tutte e tre sono fortemente correlate e si sostengono a vicenda”. L’efficienza delle risorse e la fornitura di materie prime si riferiscono ai legami tra natura e sistema socio-economico europeo, mentre l’economia circolare si rivolge al sistema socio-economico stesso.

In riferimento all’Italia, come sottolineato nella scheda pubblicata nell’agosto 2019, l’Eea osserva che “promuovere la riforma fiscale ambientale significa ridurre la tassazione su input primari abbondanti, come il lavoro, e aumentare le tasse su input e output primari scarsi, quali risorse naturali o inquinamento”. Nel complesso, però, ciò dovrebbe avvenire senza incidere sul bilancio pubblico. “L’obiettivo finale”, conclude il Rapporto, “è quello di passare all’innovazione tecnologica verso processi di produzione più puliti e ad alta intensità di lavoro”.

 

Scarica il Rapporto

 

di Andrea De Tommasi

martedì 7 aprile 2020

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