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Finanziare lo sviluppo sostenibile, l’Onu pubblica il rapporto 2020
“Dobbiamo agire rapidamente e rafforzare le società di fronte a questo shock, che si colloca al di sopra di una globale emergenza climatica”, è il monito del segretario generale Guterres. 17/4/20
“Al di là degli interventi necessari e immediati nel campo della salute pubblica globale, l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile rimane il miglior progetto dell'umanità per trovare soluzioni alle nostre maggiori sfide.” Con queste parole il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha introdotto il rapporto “Finanziare lo sviluppo sostenibile 2020”, pubblicato il 9 aprile, nel pieno dell’attuale crisi sanitaria ed economico-sociale mondiale determinata dal Covid-19.
Liu Zhenmin, sottosegretario per gli Affari economici e sociali delle Nazioni unite, ha aggiunto: “iI coronavirus sottolinea la necessità di una cooperazione globale per condividere esperienze e soluzioni, condividere standard comuni ed aiutare gli stati in maggior difficoltà”.
Elaborato con il contributo di 60 agenzie del sistema delle Nazioni unite, il rapporto cerca di definire le possibili prospettive per indirizzare gli sforzi degli Stati all’attuazione dell’Agenda 2030, affrontando la drammatica situazione economico-finanziaria generata dall’emergenza sanitaria. Il rapporto non offre un programma pronto all’uso, ma definisce chiari punti fissi di riferimento e suggestioni per mettere in pratica alcune possibili soluzioni. Sebbene gli sforzi di ricostruzione forniscano un impulso temporaneo alla crescita economica, essi deviano anche le scarse risorse dalle altre esigenze di sviluppo. I livelli del debito aumentano inevitabilmente quando i governi prendono in prestito risorse per finanziare gli sforzi di recupero, aumentando il debito e gravando ulteriormente sui bilanci pubblici: questo è il dilemma.
É ben evidenziato che “gli Stati devono tener conto che le azioni a breve termine incidono anche sui risultati a medio termine, quindi è importante che qualsiasi risposta alla crisi tenga conto degli impatti a lungo termine e sia in linea con lo sviluppo sostenibile”.
Priorità deve essere garantita negli investimenti pubblici in “infrastrutture sostenibili e resilienti, nel rafforzamento delle politiche redistributive, e nei sistemi di assistenza sociale”. Come sostiene anche Financial Times in un recente editoriale sulle misure economiche necessarie in fase post pandemia: "I governi devono accettare di avere un ruolo più attivo nell'economia. Devono vedere nei servizi pubblici un investimento piuttosto che una spesa, e trovare il modo per rendere il mercato del lavoro meno insicuro. La redistribuzione della ricchezza deve tornare a far parte dell'agenda." Saranno inoltre necessari incentivi per i privati per contrastare il calo degli investimenti dovuto al Covid-19, ma “allineati con l’Agenda 2030”.
Gli investimenti nel quadro dell’accordo di Parigi restano confermati come assolutamente prioritari considerato che gli shock climatici infliggono danni significativi e permanenti, e che gli stessi “incidono sempre di più sul settore finanziario”. Assicuratori e banche possono essere esposte a “grandi perdite che potrebbero influire sulla stabilità finanziaria”. É ribadito come i rischi climatici siano a tutti gli effetti rischi finanziari.
Lo sblocco di investimenti privati è indicato quale condizione necessaria per raggiungere lo sviluppo sostenibile, ma la disponibilità di risorse finanziarie per queste finalità non è una problematica d’immediata soluzione, e deve essere affrontata a livello di sistema: viene evidenziata la necessità di definizione di standard minimi globali per prodotti finanziari sostenibili, che potrebbero essere elaborati a livello di Nazioni unite. Ipotizzando dunque un sistema mondiale sul modello della tassonomia europea per la finanza sostenibile. Ma fintanto che le pratiche commerciali private non diverranno più sostenibili, i progressi verso gli obiettivi globali non potranno essere raggiunti.
Il rapporto ipotizza che in questa fase storica d’interventi di politica monetaria non convenzionali, come i quantitive easing, le banche centrali potrebbero escludere dagli acquisti obbligazioni finanziarie brown o ad alta intensità di carbonio e sovvenzionare direttamente settori specifici dell'economia orientando gli acquisti di obbligazioni per attività green.
Tra le soluzioni possibili è riportata anche la proposta dell’Eu High-level expert group on sustainable finance di incorporare la sostenibilità direttamente nei requisiti di capitale degli istituti finanziari regolamentati con determinati criteri ambientali, o nei requisiti richiesti dagli accordi di Basilea.
Sarebbero necessarie modifiche sistemiche alla finanza globale: “per soddisfare le esigenze dell'Agenda 2030, questo sistema deve sia stabilire regole che consentano prevedibilità e promozione del pensiero a lungo termine, ma allo stesso tempo flessibilità adeguata per rispondere alle opportunità e alle sfide emergenti”. Come riferisce il rapporto, “le Nazioni unite hanno responsabilità formale per il coordinamento generale della cooperazione internazionale” in campo economico e campo sociale, principalmente attraverso la preparazione di analisi globali e intergovernative per la negoziazione di raccomandazioni concordate come stabilito dalla carta. Ma non hanno il potere di forzare la coerenza sulle scelte politiche di istituzioni e organi, che sono, in definitiva, entità indipendenti. Sarebbe comunque opportuno un mandato da parte dell’assemblea generale della Nazioni unite alle competenti agenzie Onu, di studiare e proporre soluzioni per l’allineamento della finanza globale allo sviluppo sostenibile
I singoli Paesi possono poi esplorare la possibilità di definire “quadri di finanziamento nazionali integrati” (Inffs) considerando “moneta e tassi di cambio, misure macroprudenziali, gestione del flusso di capitale e altre politiche per la gestione degli eccessi di volatilità nei finanziamenti nazionali e transfrontalieri. L’efficace uso di queste politiche può aumentare lo spazio di manovra politica e ridurre la necessità dei Paesi nel ricorrere a finanziamenti di emergenza prestati dalla sicurezza finanziaria globale”.
Nel gennaio 2020 è stato pubblicato dall’Inter-agency task force on financing for development delle Nazioni unite il primo modulo per la definizione di un Inff, che ciascuno Stato può adattare rispetto alla propria condizione specifica, strettamente correlandolo alla strategia nazionale per l’attuazione dell’Agenda 2030.
Senza rinunciare e venir meno all’impegno a presentare e discutere strategie e proposte nei consessi europei e internazionali, non è forse opportuno che anche l’Italia esplori meglio quali possibilità abbia di far leva sulla sua ricchezza nazionale interna per rispondere alla crisi, allineando i propri sforzi all’attuazione dell’Agenda 2030? Da tenere in considerazione per la discussione di un possibile Inff è la proposta bottom-up “Piano di salvezza nazionale” , allineabile a una meglio strutturata e dettagliata Strategia nazionale di sviluppo sostenibile.
di Luigi Di Marco