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LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Per due cittadini su tre clima e ambiente prioritari per la ripresa economica

Secondo una ricerca Ipsos, la maggior parte della popolazione mondiale considera il cambiamento climatico un evento grave quanto la pandemia. Ampio sostegno alle azioni dei governi sulle tematiche green. 28/4/20


La svolta sostenibile segnerà il mondo post pandemia. La ripresa economica dovrà dare priorità ai cambiamenti climatici. I governi non dovranno temporeggiare: le politiche per un futuro sostenibile sono già ora la ricetta giusta per la ripartenza dopo il lockdown. Un nuovo rapporto internazionale di Ipsos, dal titolo “Earth day 2020: How does the world view climate change and Covid-19?”, incentrato sulla relazione tra cambiamenti climatici e Covid-19 e diffuso nella settimana dell’Earth day, ha rivelato un orientamento importante diffuso a livello globale: due terzi dei cittadini concordano sul fatto che il cambiamento climatico sia una crisi grave quanto quella legata al Coronavirus. A pensarla così è il 71% degli intervistati nel mondo e il 72% degli italiani.

I risultati provengono da due sondaggi condotti dall’istituto di ricerca sulla piattaforma online Global advisor. Il primo è stato realizzato in 14 Paesi tra il 16 e il 19 aprile su un campione di circa 28mila persone. Il 65% degli intervistati ritiene che ci sia bisogno di una ripresa economica centrata sulle tematiche green per uscire dalla crisi provocata dagli effetti del Covid-19. Se i governi non si muoveranno in questa direzione, ossia se non metteranno al centro delle proprie azioni la grande questione del cambiamento climatico, deluderanno la maggioranza dei loro cittadini. Due intervistati su tre a livello globale (68%) dichiarano infatti che servono azioni immediate nel contrasto ai cambiamenti climatici. Inoltre, quasi sei su dieci (57%) affermano che sarebbero “scoraggiati” a votare per un partito le cui politiche non affrontassero seriamente gli impatti del climate change.

Un altro sondaggio Ipsos, condotto su oltre 20mila persone in 29 Paesi tra il 21 febbraio e il 6 marzo, ha indagato su quali siano in questo momento le priorità dei cittadini in tema di sostenibilità. Il cambiamento climatico resta il problema principale per la quota più alta di intervistati (37%). Altre questioni importanti a livello ambientale sono l’inquinamento atmosferico (33%) e la quantità di rifiuti generati (32%), seguiti dalla deforestazione (26%) e dall’inquinamento idrico (25%).

La maggioranza dei cittadini ritiene di poter apportare modifiche al proprio comportamento per ridurre i cambiamenti climatici. Tuttavia la percentuale che considera probabile che tali propositi vengano messi in pratica non è aumentata dall'ultima volta che Ipsos ha posto questa domanda, sei anni fa. Inoltre i cittadini restano più propensi a pianificare azioni che sono più convenienti e facili da realizzare. Sono disposti ad esercitare, ad esempio, il proprio potere d’acquisto: evitare prodotti che hanno molti imballaggi è l’impegno più diffuso, condiviso dal 57% a livello globale e dal 58% dei cittadini italiani. Ma sono in molti anche a mostrarsi propensi a evitare di acquistare nuovi prodotti, riparare ciò che si possiede o comprare beni usati (52%), risparmiare energia (50%) o acqua (49%) in casa o riciclare (49%). Anche in questo caso, le opinioni dei cittadini italiani sono in linea con i dati raccolti a livello mondiale.

Più difficile, invece, che i cittadini intraprendano cambiamenti inerenti al proprio stile di vita per mitigare gli impatti sull’ambiente. Secondo la ricerca Ipsos, a fronte del 41% delle persone che rinuncerebbe a viaggiare in aereo il prossimo anno, un terzo (33%) ritiene questa soluzione fortemente improbabile. Alta anche la quota di individui che si mostrano poco propensi a cambiare abitudini alimentari, non accettando una riduzione nel consumo di carne (39%) o di latticini (49%).

di Andrea De Tommasi

martedì 28 aprile 2020

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