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ASviS Live: Questo è il momento per trasformare la nostra società
Le testimonianze di enti pubblici e di imprese e le analisi di organizzazioni non governative nell’evento conclusivo di “ASviS Live: tre passi verso il Festival”. Il ministro Costa in dialogo con il portavoce ASviS. [VIDEO SINTESI] 5/6/20
Il terzo evento ASviS Live “Ambiente, salute e società sostenibili: alla scoperta delle connessioni”, si è aperto nel pomeriggio di giovedì 4 giugno col saluto del presidente dell’Alleanza Pierluigi Stefanini, che ha sottolineato la necessità di incoraggiare tutti gli elementi di partecipazione, ricordando anche il messaggio del presidente della Repubblica del 2 giugno: “Bisogna sentirsi responsabili gli uni degli altri; l’unità morale viene prima della politica”. Nell’interazione tra i diversi ambienti, naturale, economico e sociale, Stefanini ha affermato che “Dobbiamo porci l’obiettivo di integrare questi piani proponendo soluzioni sostenibili”.
Il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini ha esordito ricordando Roberto Peccei, scomparso di recente, figlio di Aurelio, fondatore del Club di Roma che aveva messo in guardia tutto il mondo sui rischi della insostenibilità della crescita. “Roberto era un fisico capace di guardare quelle interconnessioni che ci fanno capire un mondo più complesso di come avevamo immaginato”. Ricordando le proposte avanzate dall’ASviS in queste settimane di crisi, ha citato in particolare il reddito di emergenza, elaborato insieme al Forum disuguaglianze e diversità e realizzato dal governo anche se in forma più limitata. “Il fatto che 250mila famiglie lo abbiano già richiesto dimostra che le associazioni di cittadini organizzati possono contribuire in modo significativo alla vita politica del Paese”. Giovannini ha menzionato la sua partecipazione in mattinata a una audizione alla Camera: “Anche le forze politiche che non avevano sottoscritto a gennaio 2018 il decalogo di proposte dell’Alleanza prima delle elezioni politiche, oggi sono impegnate a elaborare strategie di sviluppo sostenibile. Nelle raccomandazioni che abbiamo avanzato al Parlamento, abbiamo ribadito la proposta di corredare le relazioni delle proposte di legge con un’indicazione anche qualitativa del dell’incidenza sui Goal dell’Agenda 2030. Inoltre, abbiamo proposto di potenziare l’Ufficio parlamentare di bilancio estendendo le sue funzioni dall’analisi macroeconomica agli impatti sulla sostenibilità e di creare una struttura di programmazione strategica in seno alla presidenza del Consiglio. Occorre poi definire le nuove procedure del Cipess, il Comitato interministeriale della programmazione economica che ha cambiato nome aggiungendo alle sue competenze lo sviluppo sostenibile, accogliendo una proposta dell’ASviS. È sempre più necessario l’inserimento in Costituzione del concetto di sviluppo sostenibile, anche perché stiamo scaricando il costo delle politiche anti Covid sulle nuove generazioni. Chiediamo infine di aggiornare la strategia di sviluppo nazionale e di presentarla l’anno prossimo all’Onu, di predisporre una legge annuale di sviluppo sostenibile, che sarebbe un modo per il Parlamento di assumere l’iniziativa; infine, di estendere la rendicontazione non finanziaria alle medie imprese perché il mondo finanziario chiede questo tipo di valutazione.
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La tavola rotonda successiva, dedicata al tema “Vulnerabilità e interconnessioni dei sistemi” è stata moderata, come anche la successiva, da Monica Paternesi, giornalista dell’Ansa, che ha ricordato la collaborazione tra la sua agenzia di stampa e l’ASviS sul sito Ansa 2030.
Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, ha basato il suo intervento su due parole chiave. La prima è “next generation”, dal nome del nuovo programma della Commissione europea basato su transizione energetica, innovazione digitale e solidità finanziaria. A questo proposito, Bianchi ha fatto presente che la riconversione ecologica non può riguardare solo la transizione energetica, ma richiede un cambio di passo dei nostri sistemi produttivi, la difesa del suolo, la tutela della biodiversità. La seconda parola è “effetto boomerang”, che riguarda le connessioni tra pandemia, uomo e natura e le conseguenze che derivano dalla disfunzione degli ecosistemi. “Abbiamo modificato tre quarti del Pianeta, lo abbiamo riempito di rifiuti che difficilmente potranno essere metabolizzati dai nostri sistemi naturali, che sono quelli che garantiscono il nostro benessere. Siamo di fronte alla sesta estinzione di massa e questo è un concetto terribile perché stiamo perdendo molte specie. Il Coronavirus deriva dai mercati di specie selvatiche, commerci spesso illegali, in Asia e in Africa. Questi crimini contro natura generano 213 miliardi di dollari all’anno di proventi, costituendo il quarto mercato criminale del Pianeta”.
Stefano Laporta, presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ha ricordato il Rapporto sullo stato dell’ambiente presentato il giorno prima. “Che cosa accadrà dopo questa emergenza? Siamo di fronte a una molteplicità di sfide che nel nostro rapporto abbiamo cercato di analizzare. La qualità dell’aria è sicuramente migliorata, ma bisogna distinguere fra i diversi fattori. Alcuni inquinanti direttamente connessi al consumo di carburante sono molto diminuiti durante il lockdown, ma abbiamo avuto risultati minori sulle polveri sottili”. La situazione, ha spiegato ancora Laporta, va valutata con un approccio strategico integrato. “Per esempio, tra il 2017 e il 2018 abbiamo perso quasi due metri quadri al secondo di suolo, meno che in passato ma ancora troppo. Le parole chiave sono sostenibilità, trasformazione e coerenza”.
La sociologa Chiara Saraceno, dell’Università di Torino, ha sottolineato come questo periodo abbia messo in evidenza le interdipendenze tra famiglia, lavoro e scuola. “Si tratta di un sistema articolato, anzi due sistemi di genere in base alle attribuzioni di responsabilità. Agli uomini si chiede di produrre reddito senza garantire la cura. Così gli uomini, ma non le donne, possono presentarsi sul mercato ‘liberi e sciolti’. Anche con la chiusura delle scuole non ci si è posti il problema delle conseguenze per le famiglie”. È necessario affrontare una politica che coordini i tempi tra le diverse attività, operazione complicata. “Si dà per scontato che le famiglie ce la facciano sempre e questo ha indotto a ignorare le disuguaglianze nella capacità di far fronte alla chiusura delle scuole o alla didattica a distanza quando c’era. In questa crisi ci sono stati pochi cambiamenti nelle attribuzioni dei compiti fra uomini e donne e le decisioni politiche hanno ignorato questa interdipendenza”.
L’architetto Stefano Boeri ha invitato a ripensare le città su tre direttrici. “Con il diffondersi dell’epidemia forse si è esaurita l’epoca storica della concentrazione urbana basata su grandi catalizzatori, dalle fabbriche ai mercati generali. Oggi dobbiamo immaginare una metropoli che funziona organizzata in quartieri autosufficienti collegati da mezzi pubblici, con tutti i servizi decentrati, a cui si possa accedere in un raggio di cinquecento metri”. La seconda direttrice si articola sull’arcipelago dei borghi. “Noi abbiamo una straordinaria opportunità anche negli agglomerati urbani delle aree interne, cinquemila piccoli centri storici non di rado in condizioni di abbandono. Il loro recupero non va visto come un’operazione nostalgico- romantica, ma come esigenza contemporanea. Ci deve però essere una garanzia di rapporto costante, di interazione con le città. Oggi c’è una domanda fortissima di scambio con la natura e di ritrovare in una dimensione di borgo la socialità che si è persa; dobbiamo consentire i lavori che conservino le straordinarie caratteristiche estetiche degli spazi esterni pubblici, ma garantiscano la vivibilità di questi centri”. Infine, il rapporto con la natura. “Un terzo del territorio italiano è costituito da boschi e foreste. Purtroppo sono cresciuti per abbandono del territorio e quindi molte di queste foreste non sono presidiate, mentre avrebbero bisogno della cura dell’uomo. Può essere una grande opportunità connettere questi boschi al progetto di un nuovo modo di abitare i luoghi storici e di pensare a grandi corridoi ecologici che uniscano le aree boschive con sistemi di connettività, in modo da salvaguardare la coabitazione con le altre specie”.
Il programma è proseguito con il collegamento con la Living Chapel all’Orto Botanico di Roma. La tavola rotonda successiva, su “la resilienza trasformativa per uno sviluppo sostenibile” è stata aperta da Marisa Parmigiani, responsabile sostenibilità del gruppo Unipol: “Le assicurazioni, in quanto investitori istituzionali, possono avere un ruolo straordinario per promuovere lo sviluppo sostenibile”. Ha ricordato che il suo gruppo “cerca di tenere alta la visuale”, con l’obiettivo di raddoppiare i valori finanziari connessi agli SDGs e di valorizzare quegli investimenti imprenditoriali che possono favorire la realizzazione dell’Agenda 2030. “Un altro aspetto che non possiamo tralasciare è il cambiamento climatico. All’inizio di questo dramma si temeva che diventasse un tema caro a pochi benestanti che potevano permettersi di occuparsene, ma la strategia della Commissione europea ci ha molto confortato. I pericoli legati al cambiamento climatico per noi si confermano come rischi emergenti strategici sui quali riconfermiamo il nostro impegno”.
Mario Cerutti, institutional relations and sustainability officer del gruppo Lavazza, ha anticipato i contenuti del documentario “From coca to coffee” che verrà presentato domani e che racconta la storia della riconversione, operata dalla sua azienda, di vaste aree del territorio colombiano in precedenza dominate dai narcos. Ha ricordato che Lavazza sviluppa diversi progetti di sostenibilità con attenzione anche a un 18esimo Obiettivo, Il Goal zero: “coinvolgere le persone e promuovere l’Agenda 2030”. Lavazza lo ha fatto con una serie di iniziative, dalle comunicazioni interne al calendario, fino al progetto TOward 2030 in collaborazione col Comune di Torino, che prevede 18 graffiti sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile sui muri della città.
Vincenzo Durante, responsabile area occupazione Invitalia, ha presentato il lavoro della sua azienda per favorire investimenti che rendano la produzione più sostenibile anche sul piano della salute e dell’equità sociale, legati quindi alla crisi epidemiologica e alla necessità di agevolare dinamiche di resilienza trasformativa. Del primo tipo sono significative le riconversioni industriali per dotare il nostro Paese dei presidi sanitari necessari: in meno di due mesi è stato possibile finanziare 135 imprese per un volume di investimento di 65 milioni di euro. Questo ha permesso di mettere in campo una capacità produttiva pari a otto milioni di mascherine giornaliere. Gli investimenti necessari per assicurare una crescita più duratura nel tempo richiedono una adeguata politica di incentivi, con particolare attenzione al Mezzogiorno.
Silvia Stilli, portavoce Aoi, Solidarietà e cooperazione, ha segnalato i ritardi nella cooperazione internazionale italiana. “Rispetto all’impegno di devolvere lo 0,7% del reddito nazionale, siamo retrocessi dallo 0,27 allo 0,24”. Stilli ha confrontato l'Italia con il sistema francese, che ha annullato il credito cui alcuni Paesi africani erano esposti, ma soprattutto ha concordato la destinazione dei fondi con il sistema della cooperazione nazionale. “Ma come si costruisce la resilienza, quali sono le priorità da identificare? Il primo punto è la lotta al Covid, il secondo è il contrasto ai cambiamenti climatici e il terzo è l’agricoltura sostenibile e la protezione dei minori. Ma una strategia si costruisce con un pensiero globale, bisogna costruire veramente un pensiero green su un’idea di sviluppo sostenibile che sia onnicomprensiva”.
Luigi Bertinato, responsabile della segreteria scientifica dell’Istituto superiore di sanità (Iss), ha affermato che sulla base di questa epidemia si deve ragionare in termini di una maggiore integrazione tra ospedale e territorio. “Abbiamo visto come sono state investite le popolazioni più fragili e che le disuguaglianze sono aumentate, ma al tempo stesso abbiamo capito l’importanza del medico di base, del farmacista, della possibilità di avere gli esami a casa, tutte questioni importanti e rilevanti. Quattro mesi dopo l’inizio di questa crisi possiamo dire che è prassi comune avvalersi della telemedicina e delle teleconferenze. Stiamo imparando le lezioni sulla medicina preventiva e predittiva”.
Nella parte finale dell’incontro, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha affermato: “Per me il concetto di sostenibilità è legato al concetto di paradigma. Al paradigma produttivo, certo importante, vanno affiancati il paradigma culturale, quello di socialità ambientale, di programmazione, e ciascun paradigma va declinato, altrimenti rischiamo di settorializzare anche la tutela dell’ambiente. C’è sicuramente la necessità di spingere il dibattito scientifico, ma anche il confronto filosofico sull’essere umano al centro del Pianeta”. Il ministro si è dichiarato orgoglioso dell'insegnamento della formazione ambientale che finalmente entrerà nei programmi scolastici “Per cambiare ci vorrà del tempo, ma noi abbiamo una visione e i tasselli che mettiamo uno dietro l’altro hanno un senso e trovano la loro collocazione in questa visione”. L’Unione europea si sta spingendo molto avanti nel green. “Il cambiamento climatico è inesorabile ma lento e ci farà trovare di fronte all’inesorabile quando ormai sarà troppo tardi. Il contrasto ai cambiamenti climatici non è di destra né di sinistra”.
Dialogando con Costa, Giovannini ha nuovamente sottolineato la mancanza di un istituto che investa sul futuro e si è chiesto: “Abbiamo un capitalismo basato sull’efficienza ma come si può aumentare invece la cultura della preparazione?”. “Dobbiamo ritornare alle radici della nostra cultura, che è una cultura olistica”, ha ribattuto Costa, “Bisogna accettare l’idea di confrontarsi”. Per concludere Giovannini, ringraziando le 27mila persone che hanno seguito il collegamento sui canali dell’ASviS, ha rinnovato l’impegno con tutte le associazioni aderenti e associate all’Alleanza, a insistere su queste battaglie. “Siamo convinti che sia il momento giusto per trasformare questo Paese e che questa trasformazione possa aiutare i tanti che sono in difficoltà in questo momento e i tantissimi che rischiano di alimentare l’insostenibilità della nostra società”. Infine, ricordando che questo evento chiude la serie “Tre passi verso il Festival, Giovannini ha dato appuntamento al Festival dello sviluppo sostenibile, in settembre, per approfondire questi temi”.
a cura di Donato Speroni
La presentazione di Enrico Giovannini
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