Notizie
Pandemia e diritti umani: a rischio i progressi raggiunti negli ultimi dieci anni
Dalla salute al cibo, il virus ha messo in luce problematiche preesistenti, rileva il rapporto annuale dell’Alto commissariato delle Nazioni unite. Occorre ripartire da solidarietà, inclusione sociale e rispetto per l’ambiente. 22/02/2021
In occasione della 46esima sessione del Consiglio dei diritti umani, che si svolge dal 22 febbraio al 19 marzo, l'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha diffuso il 3 febbraio il rapporto annuale sull’impatto della pandemia sul godimento dei diritti umani nel mondo.
Ciò che emerge dall'analisi è che la crisi da Covid-19 ha aggravato le disuguaglianze già esistenti a livello globale. Secondo le stime della Banca mondiale, il Covid-19 e la conseguente crisi economica hanno vanificato gli sforzi dell'ultimo decennio per la riduzione della povertà.
Tra i diritti messi a repentaglio dalla crisi sanitaria, il principale è il diritto alla salute. Molti Stati hanno sofferto anni di sottoinvestimenti nei sistemi sanitari pubblici e la mancanza di un accesso universale alle cure. Parallelamente, anche il diritto al cibo è stato minato a causa dell'interruzione o dei rallentamenti nelle catene di distribuzione alimentare prodotti dalle misure emergenziali.
Dall'inizio della pandemia, inoltre, si assiste a una perdita di posti di lavoro senza precedenti: si calcola, infatti, che da marzo 2020 più di un giovane su sei abbia smesso di lavorare. Tra le molteplici ripercussioni, questo fenomeno ha impattato sul diritto a un alloggio adeguato poiché molti non sono stati più in grado di pagare l'affitto o i prestiti ricevuti e, pertanto, rischiano o hanno subito lo sfratto.
Al fine di proteggere i diritti umani, il documento sottolinea l'importanza di investire maggiormente nei sistemi di protezione sociale. Tali sistemi non solo aiutano nella costruzione di economie forti e società sane, ma contribuiscono a ridurre il rischio di violenze e conflitti che inevitabilmente aumentano quando in una società i diritti economici, sociali e culturali vengono meno.
Il Rapporto ha riscontrato, infatti, un incremento considerevole degli episodi di violenza domestica durante i confinamenti. L'aumento è stato tale da spingere il segretario generale dell’Onu António Guterres a chiedere un “cessate il fuoco” di fronte a una “orribile epidemia globale di violenza domestica”. In particolare, il fenomeno si è verificato nei confronti delle donne, ma anche verso le fasce di popolazione più vulnerabili tra cui i bambini. Riguardo ai minori, un altro effetto devastante concerne l'accesso all'educazione. Per coloro che non hanno avuto o non hanno attualmente la fortuna di poter contare sulle proprie famiglie o di vivere in un contesto con risorse sufficienti, compresa la possibilità di usufruire di una connessione a Internet, le conseguenze possono essere devastanti: molti bambini potrebbero non recuperare mai più l'istruzione persa o, in alcuni casi, non tornare più a scuola.
La crisi sanitaria ha comportato in alcune parti del mondo anche una riduzione del diritto di parola. Alcuni Paesi hanno limitato l'accesso alle informazioni e ai dati riguardanti il virus provocando un giro di vite sulla libertà di espressione: numerosi giornalisti, operatori sanitari e difensori dei diritti umani, come avvocati o attivisti, sono stati oggetto di minacce, intimidazioni o addirittura sono stati arrestati.
Se gli effetti della pandemia si sono abbattuti negativamente su scala mondiale, ci sono alcuni gruppi di persone, particolarmente fragili, che hanno accusato maggiormente le conseguenze. Tra questi, oltre ai bambini e agli anziani, vi sono le minoranze autoctone, la comunità LGBTI, le persone detenute, quelle in fuga dalla guerra, i migranti, i richiedenti asilo e coloro che sono portatori di handicap. Seppur per ragioni diverse, questi gruppi hanno tutti assistito a una riduzione dei loro diritti.
L'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani ha anche fornito delle direttive e misure di intervento per fare fronte alla pandemia. L'intensificazione della cooperazione delle Nazioni unite con gli Stati membri e lo sviluppo di indicatori per valutare e limitare l'impatto sui diritti umani della crisi sanitaria sono solo alcuni dei provvedimenti già attuati. Si raccomanda, inoltre, di affrontare le disuguaglianze e la discriminazione, garantire il libero flusso di informazioni, trasformare le economie garantendo occupazione e protezione sociale, reagire a problemi complessi attraverso risposte globali.
L'Alto commissariato sta, inoltre, monitorando le pratiche promettenti sperimentate dagli Stati membri durante l'emergenza. Tra queste, si segnala in Costa Rica l'istituzione del progetto “+Women, +Nature” per fornire credito alle donne impegnate in progetti di protezione dell'ambiente. I benefici, secondo il Rapporto, sono molteplici e complementari: il programma mitiga i negativi effetti sociali ed economici della pandemia, fa progredire l'uguaglianza di genere e aiuta a combattere il cambiamento climatico. L'Italia, invece, ha istituito un programma nazionale di inclusione per la lotta contro la discriminazione, sotto l’egida dell’Unar, aprendo case sicure per offrire protezione alle persone LGBTI vittime di violenza domestica. La Repubblica di Corea ha adottato un programma di consulenza dedicato alla prevenzione del suicidio, mentre il Portogallo ha creato una piattaforma online nell'ambito del programma “Feed those who feed you”, che mira a promuovere i prodotti agricoli locali durante i periodi di confinamento, avvicinando agricoltori e consumatori.
Tali pratiche sono un segno incoraggiante: quando il mondo uscirà da questo periodo traumatico, afferma l'Alto commissario, potrà essere in grado di ricostruire meglio, cercando di creare società basate sulla solidarietà e la coesione sociale, ma per fare ciò è necessario instaurare ora nuovi livelli di cooperazione globale e di solidarietà nazionale e internazionale.
di Elisa Capobianco