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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Il cambiamento climatico comporta nuovi rischi finanziari per le banche centrali

Un rapporto dell’Ngfs suggerisce agli istituti bancari di attuare misure rapide e determinate in risposta alla crisi climatica, per evitare di perdere affidabilità creditizia e continuare a realizzare le politiche monetarie.  14/04/21

La pandemia ha spinto le banche centrali di tutto il mondo a sostenere l’economia tramite diversi strumenti finanziari, mostrando livelli di risoluzione senza precedenti. Tuttavia, il cambiamento climatico rimane la minaccia più importante nei confronti della prosperità e del benessere collettivo e, a differenza della pandemia, “non si vede la luce in fondo al tunnel”.

È quanto afferma il dossier “Adapting central bank operations to a hotter world. Reviewing some options” redatto e diffuso il 25 marzo dal Network for greening the financial system (Ngfs), la rete di banche centrali e autorità di vigilanza finanziaria che mira a potenziare la finanza verde e a sviluppare raccomandazioni sul ruolo delle banche centrali riguardo al cambiamento climatico.

Tra gli impatti tangibili della crisi climatica sugli agenti economici e sul loro comportamento, il dossier menziona l’aumento dei costi delle transazioni, la difficoltà delle banche a elargire credito, la fuga graduale degli investitori verso attività ritenute più sicure e il conseguente abbandono di asset meno sicuri. Il cambiamento climatico, spiega il dossier, può interrompere il canale di trasmissione della politica monetaria, può influenzare l’operato degli intermediari finanziari e pone nuovi rischi alle operazioni di politica monetaria delle banche centrali. D’altra parte gli eventi climatici sempre più dannosi possono modificare i prezzi nel settore finanziario e nell’economia reale, danneggiando il bilancio di famiglie e imprese.

Il Rapporto ha evidenziato che tra le banche centrali è diffusa la consapevolezza della sfida climatica e dell’importanza di gestire i rischi legati al clima, ma l’azione messa in campo finora è limitata. Il dossier spiega, infatti, che per le banche è necessario passare da una fase “protettiva” a una fase “proattiva” per affrontare i rischi finanziari legati al cambiamento climatico, come farebbero con qualsiasi altro rischio finanziario, al fine di salvaguardare la trasmissione della politica monetaria.

I criteri suggeriti per elaborare le risposte delle banche centrali ai rischi climatici sono quattro: conseguenze per l’efficacia della politica monetaria; contributi alla mitigazione del cambiamento climatico, come la limitazione di operazioni di credito basate sull’emissione di carbonio; efficacia delle misure di protezione dai rischi; fattibilità operativa.

Ogni banca centrale assegna un diverso peso a ogni indice e per questo il dossier non formula raccomandazioni che valgano per tutte le diverse situazioni. Tuttavia, è importante che tutte le banche centrali migliorino la divulgazione delle informazioni rilevanti sul cambiamento climatico, per informare gli operatori di mercato e per motivi di trasparenza nei confronti del pubblico, e che rafforzino le capacità analitiche e di previsione, per comprendere gli impatti economici e finanziari del cambiamento climatico. Le misure di protezione dai rischi climatici da adottare, spiega il dossier, devono essere graduali e precauzionali per favorire l’emergere di buone pratiche.

di Viola Brancatella

 

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mercoledì 14 aprile 2021

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