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Unfccc: le politiche nazionali devono sostenere l’innovazione tecnologica

Coordinamento con i finanziamenti privati, distribuzione delle responsabilità, condivisione di dati a livello globale: queste, secondo tre ricerche, le linee guida da seguire per implementare politiche tecnologiche nazionali. 27/8/20

La Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) ha recentemente pubblicato tre ricerche che documentano il percorso compiuto negli ultimi anni dalla tecnologia climatica, tra identificazione delle esigenze tecniche, sviluppo delle politiche di resilienza al surriscaldamento globale, implementazione di strumenti all’avanguardia. Le pubblicazioni esaminano le migliori pratiche da mettere in campo, e, in particolare, “il ruolo significativo che l'innovazione gioca nell'accelerare l'implementazione della tecnologia e le opportunità di adottare nuovi approcci per aumentare la capacità di resilienza territoriale”.

La prima ricerca, intitolata “Enhancing implementation of the results of technology needs assessments” esplora il punto di partenza del viaggio della tecnologia climatica, che si fonda sull'identificazione delle priorità nazionali e la selezione delle tecnologie climatiche più adatte alle esigenze di ogni Paese. Il Rapporto esamina le sfide, le migliori pratiche e le opportunità di miglioramento nel Processo di valutazione delle esigenze tecnologiche (Tna) che i Paesi utilizzano per determinare le loro priorità di innovazione climatica.

Comprendere le esigenze nazionali è un punto di partenza per un'azione efficace sul cambiamento climatico, in quanto può aiutare a determinare gli strumenti per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi agli impatti negativi del fenomeno”. Per selezionare le priorità in materia di tecnologia, i Paesi, secondo il documento, devono infatti intraprendere Tna sulla base dei loro piani nazionali di sviluppo sostenibile.

La chiarezza sulla titolarità tra le principali parti interessate è inoltre uno dei primi passi per una buona implementazione dei risultati di un piano di innovazione tecnologica. “Sebbene il processo stesso sia spesso coordinato da un ministero dell'Ambiente” afferma il documento, “è buona pratica discutere sin dalle prime fasi chi assumerà la responsabilità dell'implementazione. Questo ruolo potrebbe essere svolto da un ministero specifico, ma ci sono anche casi in cui gruppi di lavoro governativi si assumono la responsabilità dell'attuazione”. Inoltre, è considerato di grande utilità coinvolgere possibili finanziatori privati nelle prime fasi del processo Tna, in modo che le parti interessate siano da subito consapevoli dei campi in cui i finanziatori sono disposti a investire, evitando disallineamenti tra le priorità nazionali e private. Lo sviluppo di progetti pilota aiuta inoltre a dimostrare le opzioni tecnologiche disponibili in tempo reale, generando così previsioni attendibili sulle future implementazioni. “La chiave del successo del processo Tna” ricorda il documento, “è l'integrazione stabile nel quadro delle politiche nazionali”.

La ricerca intitolata “Innovative approaches to accelerating and scaling up climate technology implementation for mitigation and adaptation” segue lo stesso percorso, ma focalizzandosi sugli approcci per accelerare e aumentare l'implementazione della tecnologia climatica. La ricerca presenta infatti esempi di criteri con cui i sistemi di mercato favoriscono l'adozione della tecnologia, compresi metodi per attrarre finanziamenti per programmi e politiche prioritarie. “Le obbligazioni verdi o climatiche sono esempi di strumenti innovativi che aiutano i Paesi a finanziare gli investimenti”. Altri strumenti per attrarre fondi per lo sviluppo della tecnologia climatica sono quelli forniti dal Green climate fund (Gcf) e delle Banche multilaterali di sviluppo, il cui mandato è proprio quello di ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo economico. “È fondamentale un maggiore impegno del settore privato nell'adozione della tecnologia climatica” si legge nella ricerca. “Questo settore è infatti riconosciuto come una misura per colmare le lacune in termini di finanziamento e sviluppo attraverso partenariati pubblico-privati”.

Infine, la ricerca "Technologies for averting, minimizing and addressing loss and damage in coastal zones” fornisce una panoramica delle conoscenze sulle perdite e i danni legati ai cambiamenti climatici nelle zone costiere. Il documento informativo esamina le tecnologie necessarie per la valutazione del rischio, la conservazione, il recupero e la riabilitazione delle aree maggiormente colpite dal surriscaldamento globale.

La gestione delle zone costiere si basa sull'uso efficace di dati diversi e su un'ampia gamma di tecnologie”. Queste vanno dalle misure cosiddette hard (ad esempio quelle che monitorano e stimano i pericoli costieri, l'esposizione e la vulnerabilità) a quelle soft (come la conoscenza e la formazione delle competenze) alle tecnologie organizzative, note come orgware (capacità delle politiche istituzionali di costruire basi solide per implementare una nuova tecnologia climatica, ad esempio attraverso strutture di regolamentazione e governance).

“La comprensione dettagliata della topografia, dell'idrologia e di altre caratteristiche delle zone costiere dipende dalla disponibilità e dall'accessibilità di dati tempestivi e di alta qualità” ricorda il documento, “e queste informazioni provengono dalle tecnologie di telerilevamento”. L'accesso limitato ai dati esistenti, la mancanza di raccolta di informazioni locali e di strumenti di conoscenza diffusi, così come la limitata capacità tecnica per l'elaborazione dei dati geospaziali ostacolano però queste attività di valutazione, così come il processo decisionale di gestione del rischio nelle zone costiere.

In conclusione, Mareer Husny, presidente del Comitato tecnologico esecutivo dell’Unfccc (Tec), ha avvertito che le sfide poste dal Covid-19 “non dovrebbero essere una scusa per ritardare il nostro lavoro, finalizzato a contrastare il cambiamento climatico”. Queste pubblicazioni, ha detto Husny, “mostrano il ruolo cruciale delle tecnologie nella transizione verso economie resilienti e a basse emissioni di carbonio”.

 

di Flavio Natale

giovedì 27 agosto 2020

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