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La disuguaglianza digitale è una questione da risolvere al più presto, dato che tre miliardi di persone nel mondo rimangono offline. Nel 2021 l’Italia aumenta la copertura della rete Gigabit alle famiglie, posizionandosi in linea con l'obiettivo prefissato, mentre nel 2020 ha fatto progressi insufficienti per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo.

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World economic forum: quali rischi per il 2021?

Pubblicato il Global Risks Report, l’analisi che raccoglie tutti i possibili scenari di crisi per il prossimo anno. Sistemi sanitari, risposta al Covid, digitalizzazione: le aree più minacciate dalla pandemia. 28/01/21

Il costo umano ed economico immediato della pandemia è salato e minaccia di rallentare anni di progressi nella riduzione della povertà e delle disuguaglianze. Il quadro che emerge dall’analisi realizzata dal World economic forum, e pubblicata il 19 gennaio nel Global Risks Report 2021, è inequivocabile.

Le conseguenze disastrose e le opportunità perse per gran parte della popolazione mondiale a causa della pandemia rischiano di innescare disordini sociali, frammentazione politica e tensioni geopolitiche che, oltre ad avere costi sociali altissimi, rischiano di ridurre l'efficacia delle risposte alle nuove minacce che probabilmente l’umanità sarà chiamata ad affrontare nel prossimo decennio: attacchi informatici, armi di distruzione di massa e, su tutte, il cambiamento climatico.

Per capire l’impatto che questi rischi comportano per l’opinione pubblica, il World economic forum ha condotto anche uno specifico sondaggio tra i cittadini. I risultati del sondaggio sono riportati nel Global risks perception survey (Grps).

Proprio l’economia e il clima spaventano di più la platea di intervistati: nell’analisi del Grps, sono di natura economica la maggior parte delle preoccupazioni a medio termine degli intervistati. Effettivamente, spiega ancora il lavoro, la pandemia ha aperto una crisi dei mezzi di sussistenza. L’opinione pubblica ha paura dell’instabilità dei prezzi, teme una possibile riduzione nelle forniture di materie prime, o l’esplosione di una crisi del debito, tutti elementi che – si pensa - potrebbero portare allo scoppio di conflitti sia interni ai Paesi, sia internazionali. Non solo: l’anno che verrà sarà un momento cruciale per i Paesi più inquinanti al mondo, chiamati ad impegnarsi a raggiungere obiettivi nazionali più aggressivi e a concordare le regole per lo scambio di carbonio che possono accelerare gli investimenti nella transizione verso un'economia globale a basse emissioni di carbonio. Anche la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità Cop 15 e la Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione devono alzare le ambizioni per la protezione delle specie e la gestione sostenibile del territorio. La mancata azione porterebbe inevitabilmente a impatti fisici catastrofici e gravi danni economici che richiederebbero costose risposte politiche.

Tuttavia, è la disoccupazione la componente più concreta del problema: gli autori del Rapporto calcolano per esempio che, solo nel secondo trimestre del 2020, sono state perse 495 milioni di ore di lavoro, quasi il 14% di tutta la forza lavoro a livello globale. Questo ha generato un’onda d’urto che ha colpito praticamente tutto il mondo e, al momento in cui è stato scritto il Rapporto, si prevedeva che solo la metà dei lavoratori licenziati sarebbe stata recuperata entro la fine del 2021. I genitori, i giovani non qualificati e in particolare le lavoratrici e le madri, così come le minoranze, sono state particolarmente colpite: il 70% delle donne che lavorano in nove delle maggiori economie mondiali ritiene che la propria carriera sarà rallentata dall'esplosione della pandemia, mentre il 51% dei giovani da 112 Paesi credono che il loro progresso educativo sia stato ritardato.

Sicurezza economica, ma anche salute. Il Covid ha messo a dura prova la tenuta dei sistemi sanitari globali mettendo a nudo tutte le inefficienze dovute, in molti casi, a stagioni di tagli alla spesa. Gli ospedali di tutto il mondo sono stati presi letteralmente d’assalto e sono diventati rapidamente sovraffollati a causa dei quasi 100 milioni di pazienti infettati in tutto il mondo. Di questi, più di 2 milioni sono morti, rendendo il virus uno dei più letali della storia, con oltre 600mila nuovi casi e più di 10mila decessi ogni giorno. Tuttavia, spiega il World economic forum, lo sforzo a cui saranno chiamati nei prossimi mesi i sistemi sanitari rimangono a tutt’oggi sconosciuti: in Corea del Sud, un sondaggio ha rilevato che il 90% dei pazienti Covid-19 guariti soffre ancora di effetti collaterali fisici e psicologici come ageusia (perdita del gusto), anosmia (perdita dell'olfatto), deficit dell’attenzione e stanchezza. Si tratta di casi che richiederanno cure e interventi, ancora tutti da definire. Gli impatti collaterali sulla salute, fisici e mentali, continueranno ad avere conseguenze pesanti in tutto il mondo anche negli anni a venire: negli Stati Uniti, ad esempio, il trattamento ritardato delle emergenze, le malattie croniche e l’esplosione del disagio psicologico hanno già causato un tasso di mortalità maggiore del 6% rispetto a quanto normalmente ci si aspetterebbe.

Pandemia e crisi economica hanno accelerato la Quarta rivoluzione industriale, ampliando la digitalizzazione dell'essere umano e l’e-commerce, diffondendo la formazione online e il lavoro a distanza. Questi cambiamenti trasformeranno la società e probabilmente rimarranno anche dopo la pandemia. In sé promettono vantaggi: la crescita del telelavoro e lo sviluppo rapido di vaccini sono solo due esempi positivi in questo senso. D’altra parte, si rischia di creare nuove disuguaglianze o di esacerbare quelle già esistenti. Gli intervistati del Grps hanno valutato la "disuguaglianza digitale" come una minaccia critica a breve termine: un crescente divario digitale può peggiorare le fratture sociali e minare le prospettive di una ripresa inclusiva. Il progresso verso l'inclusione digitale è minacciato, tuttavia, dalla crescente dipendenza del digitale, che espone al rischio di attacchi informatici, dalla soppressione e manipolazione delle informazioni, dalle carenze nella regolamentazione tecnologica e dalle lacune nelle competenze e nelle capacità digitali.

In questo contesto, molti giovani stanno entrando nel mondo in quella che il report definisce un'era glaciale del lavoro. Giovani adulti in tutto il mondo stanno vivendo la loro seconda grande crisi globale in un decennio. Già esposta al degrado ambientale, alle conseguenze della crisi finanziaria, all'aumento della disuguaglianza e all'interruzione della trasformazione industriale, questa generazione deve affrontare gravi sfide per la propria istruzione, le proprie prospettive economiche e la propria salute mentale.

Scarica il Rapporto

 

di William Valentini

 

 

 

 

 

 

giovedì 28 gennaio 2021

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