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Ecosistemi, clima e consumo responsabile sono i punti deboli dei Paesi ricchi

L’Italia è al 30esimo posto su 157 nel mondo e al 17esimo tra i Paesi Ocse nella classifica sull’avanzamento rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, dice il nuovo Rapporto Bertelsmann–Sdsn. Ma va meglio dell’anno scorso.

Il “SDG Index and Dashboards Report”, realizzato dalla Fondazione Bertelsmann e dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), è il primo studio globale che valuta lo stato di avanzamento di ciascun Paese rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese). 

Nella classifica mondiale 2017 dell’SDG Index, l’Italia si posiziona 30esima su 157 Paesi con 75,5 punti, dopo Svezia (85,6 punti), Danimarca (84,2) e Finlandia (84,0), rispettivamente al primo, secondo e terzo posto, ma in coda anche ad altri Paesi come Slovenia (9a classificata), Estonia (15esima), Bielorussia (21esima), Slovacchia (23esima) e Cuba (29esima). I Goal per cui l’Italia ha registrato i punteggi più bassi nell’SDG Index sono il Goal 14 (flora e fauna acquatica) con 47,6 punti e il Goal 12 (produzione e consumo responsabili) con 56,7 punti. Scarsi risultati anche per il Goal 16 (pace, giustizia e istituzioni solide), che ha totalizzato 59,8 punti, e per il Goal 9 (innovazione e infrastrutture), 60,7 punti. Molto bene invece per i Goal su povertà, salute, istruzione, acqua pulita e città sostenibili.

Anche l’SDG Dashboard italiano (che utilizza metodologie di calcolo diverse dall’SDG Index) non presenta buoni risultati. Il Dashboard evidenzia i Goal e gli indicatori con quattro colori per illustrare i punti di forza (verde), gli aspetti su cui bisogna lavorare ancora abbastanza o molto (rispettivamente giallo e arancione) e gli elementi critici (rosso) su cui occorre intervenire tempestivamente.  Nel Dashboard non compare alcun segnale verde per il nostro Paese, che si trova quindi a dover lavorare ancora molto su tutti i Goal, affrontando in particolare le questioni relative agli Obiettivi in rosso: occupazione, consumo e produzione responsabili, cambiamento climatico, flora e fauna acquatica e pace, giustizia e istituzioni solide (fig. 1 e fig. 2).

L’analisi dettagliata delle performance per indicatore rivela le criticità maggiori per il nostro Paese. Tra queste emergono il problema dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano), il basso numero di lavoratori nei settori ricerca e sviluppo, l’elevata quantità di rifiuti elettronici e di rifiuti solidi urbani non riciclati, le emissioni di anidride carbonica, l’inquinamento dell’acqua, lo sfruttamento delle risorse ittiche, la perdita di biodiversità a causa dell’importazione di specie, la poca efficienza del governo e la scarsa concessione di aiuti finanziari agevolati a livello internazionale (incluso l’aiuto pubblico allo sviluppo).

Il Rapporto fornisce anche una classifica dei Paesi Ocse, in cui l’Italia si posiziona 17esima su 35. Un netto miglioramento rispetto al 2015 in cui l’Italia si era collocata 26esima su 34, secondo un precedente Rapporto della Bertelsmann Foundation. Tra i Paesi con i risultati più deludenti gli Stati Uniti, all’ultimo posto tra i Paesi dell’Ocse e solo 42esimi nella classifica mondiale. Dalla tabella (fig. 3) emerge che le sfide maggiori per i Paesi Ocse sono rappresentate dal consumo e la produzione responsabili (Goal 12), la lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e la conservazione degli ecosistemi (Goal 14 e 15).  

Il Rapporto, grazie alla sua immediatezza visiva, illustra chiaramente i progressi compiuti e le carenze da colmare, rappresentando un importante strumento nelle mani dei governi e della società civile per l’identificazione delle azioni prioritarie per il raggiungimento degli Obiettivi.

Scarica il Rapporto

Di Flavia Belladonna

giovedì 13 luglio 2017

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