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Economia circolare: un italiano su cinque non ne ha mai sentito parlare

Conoscenza della sostenibilità stabile, ma aumentano coloro che ne hanno una percezione distorta. Gli italiani puntano su rinnovabili ed economia circolare, mentre il 75% dice no al nucleare. I risultati del sondaggio Ipsos.  23/7/24

martedì 23 luglio 2024
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Quanto le italiane e gli italiani conoscono il concetto di sostenibilità e in particolare i principi dell’economia circolare? A questo interrogativo ha cercato di rispondere il sondaggio Ipsos “L’Italia e l’economia circolare, condotto a giugno su un campione di mille persone e presentato all'11esima edizione dell'Ecoforum nazionale. Il forum, dal titolo "Economia 2030. Priorità, Cantieri, Strumenti per Raggiungere gli Obiettivi Europei", è stato organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club per sottolineare la necessità di rafforzare l'economia circolare come risposta alle sfide ambientali ed economiche del Paese. Il è stato anche l’occasione di presentare i risultati

Economia circolare, quanto la conosciamo?

Dal sondaggio emerge che la transizione verso un'economia circolare è vista come una priorità per il 54% degli italiani, che ritengono fondamentale incentivare la produzione e l'uso di energie rinnovabili e in particolare sviluppare modelli di economia circolare. Emerge una conoscenza stabile dell'economia circolare, con il 45% che dichiara di conoscerne almeno i principi. Del restante 55% fanno parte chi non ne ha mai sentito parlare (19%), la confonde con un’altra disciplina (3%) o non sa bene cosa sia (33%). Il problema, secondo Ipsos, è che “la narrazione dell’economia circolare in Italia appare sbiadita, considerando una conoscenza che non cresce e una percezione di lontananza da quello che accade negli altri Paesi europei”. Solo il 12% degli italiani, infatti, ritiene che l’Italia abbia un posizionamento migliore rispetto alla media europea con riferimento alla circolarità delle produzioni. Eppure, come emerge anche dal Rapporto ASviS 2023, l’Italia è al secondo posto in Europa per consumo e produzione responsabile.

Tornando sulla questione energetica, il 38% degli intervistati sottolinea la necessità di semplificare i processi autorizzativi per gli impianti di energie rinnovabili, facilitando così la diffusione di pratiche sostenibili. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, il 70% delle famiglie e degli individui si dimostrano virtuosi nello smaltimento corretto, seguiti dal settore pubblico (62%) e dalle aziende (57%). Tra i materiali più pericolosi da smaltire, gli italiani indicano l'olio minerale lubrificante usato (60%), i Raee (53%) e la plastica dura (50%).

L’Italia invia il Pniec all’Europa, ma le associazioni criticano duramente il Piano

Per il Piano nazionale integrato energia e clima “131 GW di rinnovabili entro il 2030” e almeno l’11% del fabbisogno elettrico nazionale soddisfatto dall’atomo per il 2050. Gli ambientalisti: “Irrazionale e punta su gas e nucleare”.  4/7/24

Clima, green jobs ed energia nucleare

Il sondaggio rivela inoltre che presso la popolazione la conoscenza della sostenibilità è stabile, ma nell’ultimo anno si accresce la quota di coloro che ne hanno una conoscenza distorta, pur rimanendo una minoranza.

In generale, gli italiani vedono nei disastri naturali la prima conseguenza dei cambiamenti climatici (61%) e ritengono che questi abbiano effetto anche sul costo dei prodotti alimentari e della vita in generale (rispettivamente 44% e 45%). Solo un italiano su cinque riconosce le migrazioni per cause climatiche.

Inoltre, una quota rilevante di italiani, oltre uno su due, ritiene che in futuro i “green job”, i lavori collegati alla sostenibilità aumenteranno. Tra i conoscitori dell’economia circolare questa quota incrementa in modo sensibile arrivando al 71%.

Per quanto riguarda l’energia nucleare, invece, dal sondaggio emerge che il 75% degli italiani non la considera una soluzione valida, ritenendola troppo pericolosa e poco conveniente. La metà ritiene che non ci siano assolutamente le condizioni per un ritorno al nucleare, l’altra metà condiziona una possibile adesione alla ricerca e allo sviluppo di una tecnologia che riduca drasticamente i rischi. Solo il 25% è favorevole a un ritorno al nucleare, una posizione che contrasta con l'attuale direzione del governo Meloni, che prevede una quota nucleare tra l'11% e il 22% entro il 2050 nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec).

 

di Sofia Petrarca

 

Fonte copertina: L’Italia e l’economia circolare

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