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Spostare l’onere fiscale verso imposte meno dannose per la crescita sostenibile

Un workshop al ministero dell'Ambiente fa il punto su fiscalità e green economy. La sostenibilità non “frutta” quanto dovrebbe, anche perché il sistema tributario non la valorizza adeguatamente. 12/2/2019

“Lo sviluppo sostenibile è ormai ben saldo tra i principi che governano le politiche di intervento del nostro Paese e dell’Unione Europea, ma le difficoltà per metterle in pratica sono ancora molte”. Con queste parole di presentazione sul sito del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm), si è aperto il workshop “L'evoluzione della fiscalità in coerenza con lo sviluppo sostenibile”, tenutosi il 1° marzo presso l’Auditorium del ministero. In questo convegno, curato da esperti provenienti da settori differenti (accademie, organi pubblici, aziende private) sono state approfondite le connessioni tra finanza ed economia verde, delineando il complesso percorso futuro. 

“Mentre in alcuni settori la green economy sembra già in grado di competere con quella inquinante, in molti altri i costi di produzione sono ancora lontani dal rendere tale tipo di scelta appetibile” si legge nel documento della conferenza. In questo senso, la fiscalità può giocare un ruolo importante, dando una spinta significativa all’innovazione green tramite agevolazioni in settori caratterizzati da vincoli finanziari stringenti. Questa scelta deve essere però accompagnata da strumenti adeguati, economicamente efficienti, giuridicamente solidi e tecnologicamente sostenibili.

La prima speaker del workshop è stata Laura Castellucci, docente di Politica economica presso l’Università Tor Vergata. La docente ha affermato che l’intervento pubblico nel settore green si può sviluppare in tre direzioni: fissazione degli obiettivi, investimenti, sistema fiscale adeguato agli obiettivi.  Poco convinta delle soluzioni di riforme fiscali e imposte ecologiche, la studiosa promuove il progresso tecnico teso a una necessità di crescita, poiché “la cooperazione internazionale di fatto si riduce quando le economie non crescono”. 

Stefan Speck, esperto di green economy e di politiche fiscali presso l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), ha confermato l’impegno dell’agenzia a realizzare miglioramenti significativi in Europa attraverso la fornitura di informazioni tempestive, mirate, pertinenti e affidabili ai responsabili politici e al pubblico. Inoltre, fa notare che dal 2012 la crescita del mercato delle tecnologie ambientali “ha perso il suo slancio”. Si ritiene infatti che questo mercato abbia un elevato potenziale di crescita che non viene adeguatamente sfruttato, con un tasso di crescita annuale medio del 6,9% fino al 2025. Ha dunque proposto un intervento del governo tramite una tassazione ambientale, come le imposte sull'energia, correggendo i "mercati esistenti" e non creandone di nuovi. 

Valerio Ficari, professore di diritto tributario a Tor Vergata, si è focalizzato sulla relazione che intercorre tra fiscalità presente e futura. Il docente ha posto l’accento sull’utilità di disincentivare tassazioni ad hoc (principio chi inquina paga), di promuovere agevolazioni per attività produttive e impieghi di beni virtuosi e di discriminare qualitativamente la ricchezza tassabile valorizzando le modalità produttive “green oriented”. In presenza di settori agevolati, dunque, “potrebbero nascere nuove imprese e occupazione”.

Alessio d’Amato, professore associato di Politica economica a Tor Vergata, ha parlato di innovazione e fiscalità, sostenendo la necessità di politiche per garantire strumenti maggiormente flessibili alle aziende (come gli strumenti fiscali). Inoltre, ha affrontato la questione spinosa legata all’eco-innovazione, creatrice o “distruttrice” di occupazione. “La risposta è senza dubbio complessa” ha ammesso il docente, poiché alcuni studiosi mostrano come nel breve periodo il “saldo” possa essere negativo o nullo. Nel lungo periodo, però, sembra che il legame con il lavoro possa essere riconosciuto come positivo, maggiore di quello legato ad altri tipi di innovazione. Inoltre, lo studioso ha notato che i lavori verdi mostrano in generale livelli più alti di istruzione, esperienza lavorativa e formazione professionale.

Aldo Ravazzi, senior economist presso la direzione generale “Sviluppo sostenibile, energia e clima” del ministero dell’Ambiente, analizza tramite dati Ocse le scelte compiute sulla tassazione energetica. Dopo introduzione con una panoramica sui sussidi ambientali dannosi e favorevoli in Europa, illustra il “Progetto Ue-Sg-Srsp” (parte del Structural reforms support programme) proposto a ottobre dall’Italia e approvato dal collegio dei commissari Ue il 27 febbraio 2019. 

Questo progetto si occupa di rendere maggiormente efficienti le connessioni tra finanza e sostenibilità, e nasce dalla necessità di: rispettare il principio "chi inquina paga" inserito nei trattati Ue, affrontare la questione delle esternalità associate al danno ambientale, spostare l'onere della tassazione dal lavoro e dalle imprese all'uso sconsiderato di risorse naturali e inquinamento (spostando le tasse dai "buoni" ai "cattivi"). In particolare, ha sottolineato Ravazzi, le raccomandazioni specifiche Ue stabiliscono per l’Italia di "spostare l'onere fiscale dai fattori di produzione verso tasse meno dannose per la crescita, adottando azioni decisive per ridurre la portata delle spese fiscali ". Ha ricordato inoltre che l'Italia fa parte del Green growth group, creato durante il Consiglio ambientale Ue del maggio 2018, composto da 14 ministri dell'ambiente che hanno firmato una dichiarazione chiedendo impegni più forti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi entro la fine di questo secolo.

Alla fine del workshop due aziende hanno presentato le loro esperienze sul campo. La prima è Avio, Azienda aerospaziale italiana, e la seconda Uptitude, azienda che produce occhiali da sole e da vista riutilizzando vecchie tavole da snowboard e sci in modo ecologico e sostenibile.

 

Flavio Natale

martedì 12 marzo 2019

Aderenti

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