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Quanta plastica sul fondo degli oceani? Arriva la prima stima

Entro il 2050 si prevede che avremo generato 26mila milioni di tonnellate di plastica e la metà diventerà rifiuto. Grazie ai modelli predittivi del progetto Ending plastic waste ora sappiamo quanta ne va a finire sui fondali. 12/6/24

mercoledì 12 giugno 2024
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Sui fondali degli oceani sarebbero presenti fino a 11 milioni di tonnellate di materie plastiche e questa quantità, secondo i trend attuali, raddoppierà entro il 2040. È quanto emerge dallo studio Plastics in the deep sea – A global estimate of the ocean floor reservoir pubblicato dal Commonwealth scientific and industrial research organization (Csiro), in collaborazione con l’Università di Toronto. L’analisi, pubblicata nell’ambito del progetto Ending Plastic Waste del Csiro, si pone l’obiettivo di cambiare il modo in cui produciamo, utilizziamo, ricicliamo e smaltiamo la plastica. “Sappiamo che ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nei nostri oceani, ma quello che non sapevamo è quanto di questo inquinamento finisce sui nostri fondali oceanici” ha commentato la dottoressa Denise Hardesty, ricercatrice senior del Csiro.


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Un mondo di plastica

La produzione di plastica è aumentata esponenzialmente nel tempo, tanto che si prevede che entro il 2050 avremo generato 26mila milioni di tonnellate di resina vergine e che circa la metà di questa plastica diventerà rifiuto. I rifiuti di plastica, sottolinea lo studio, soprattutto le frazioni più piccole, sfuggono ai sistemi di gestione o si staccano dalla plastica durante l'uso (come ad esempio le particelle derivanti dall’usura degli pneumatici) entrando nell’ambiente e inquinandolo.

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Fondali pieni di rifiuti

Il fondale oceanico è diventato uno tra i più grandi serbatoi di inquinamento da plastica e si sospetta che lo sarà nel lungo termine, a causa della mancanza di processi di rimozione che agiscono su di esso. Una condizione aggravata dai tassi di degradazione estremamente lenti della plastica in ambienti freddi, privi di ossigeno e di radiazioni UV. L’oceano profondo, continua lo studio, è costituito da due principali serbatoi di inquinamento da plastica: il fondale oceanico, dove si trovano i grandi oggetti di plastica, e i sedimenti oceanici, con particelle di plastica più piccole mescolate nel sedimento.

Anche se sappiamo che milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, i modelli con cui si accumulano non sono ancora chiari. Basandosi su due modelli predittivi, lo studio è riuscito a calcolare per la prima volta la quantità di plastica nei fondali marini e la loro distribuzione negli abissi. I dati utilizzati dai modelli derivano dai veicoli sottomarini telecomandati (Rov) e dalle reti a strascico. I risultati dello studio stimano che sul fondo dell’oceano ci sia una quantità di rifiuti plastici variabile tra 3 e 11 milioni di tonnellate. Secondo le stime, il 46% delle materie plastiche è presente sul fondo oceanico, sopra i 200 metri di profondità, mentre la restante parte, circa il 54%, è sparso fra i 200 e gli 11mila metri di profondità.


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Capire per tutelare

Le previsioni dell’inquinamento da plastica sul fondo dell’oceano potrebbero essere fino a cento volte superiori alla quantità di plastica che galleggia sulla superficie dell’oceano ha dichiarato Alice Zhu, dottoranda dell’Università di Toronto a capo dello studio. “La superficie dell’oceano è un luogo di riposo temporaneo per la plastica, quindi ci si aspetta che, se riusciamo a fermare l’ingresso della plastica negli oceani, la quantità si ridurrà” continua Zhu. “Comprendere le forze trainanti alla base del trasporto e dell’accumulo di plastica nell’oceano può facilitare le azioni di bonifica, limitando i rischi che l’inquinamento da plastica può avere sulla vita marina”.

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di Tommaso Tautonico

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