Approfondimenti
Health literacy e comunicazione su salute e sanità, tra sfide e opportunità
di Carla Collicelli, Cnr- Ethics, Consulta scientifica Cortile dei Gentili, senior expert ASviS per le Relazioni istituzionali
Infodemia, iper-specializzazione scientifica, scarsa comunicazione interpersonale. Così i cittadini si ritrovano smarriti davanti alle informazioni sulla salute. Occorrono rapporti empatici e un’etica della comunicazione pubblica.
14 giugno 2023
Che la cultura diffusa sulla salute e sulle cure sia un elemento di fondamentale importanza per il benessere delle persone, delle famiglie e delle comunità, è un dato acquisito da molto tempo. In particolare da quando, negli anni ’80 del secolo scorso, è stato messo in luce l’intreccio tra aspetti organici, aspetti psichici ed aspetti ambientali nella determinazione dello stato di salute delle persone e del successo delle terapie. È il cosiddetto “sistema psico-somato-ambientale”, teorizzato dal Censis in quegli anni sulla scia di una ricca letteratura internazionale sul tema delle sfide del welfare e della sanità. E sono i primi accenni al tema della “One Health”, non ancora chiamato con questo nome, ma ben presente nelle riflessioni più avanzate e lungimiranti sul valore degli equilibri eco-sistemici per l’umanità. Come appare evidente, ad esempio, nel documento prodotto in ambito Cnel nel 1996 dal Gruppo di Lavoro sulla “mercatizzazione” del sociale, con il titolo “Statualità, mercato e socialità nel welfare”. Un documento che analizza il rapporto tra pubblico e privato nel sociale e nella sanità, messi a dura prova da “i cambiamenti della cultura della salute e l’avanzare di un protagonismo nuovo da parte dei pazienti”, e che indica in un più attento rapporto tra istituzioni pubbliche, società ed attori privati la via da imboccare.
LEGGI ANCHE - QUADERNO ASVIS: SIAMO INTERCONNESSI, LA SALUTE GLOBALE SIA UNA PRIORITÀ POLITICA
Ma è con lo sviluppo progressivo dei nuovi mezzi di comunicazione di massa degli anni seguenti a quel periodo che la questione della cultura diffusa della salute si è imposta come tema inalienabile per una buona gestione della sanità e più in generale per la salvaguardia e la promozione del benessere individuale e collettivo. Una comunicazione sempre più pervasiva, ridondante e penetrante, vero e proprio brodo di coltura di tipo nuovo per lo sviluppo di atteggiamenti, convinzioni, e quindi comportamenti individuali e di gruppo, rispetto alla salute ed al benessere, al di là di quanto il sistema sanitario e sociale, con le sue competenze, strutture e specializzazioni, riesce ad incidere.
Da un punto di vista sociologico le analisi ci parlano di un “politeismo disincantato” e di un “atteggiamento onnivoro” da parte del pubblico, che attinge “a man bassa” alle informazioni disponibili, sia rispetto alla natura dei problemi sanitari e sociali, che rispetto alle terapie ed ai servizi, finendo per perdersi in una realtà densa di elementi di confusione e di contraddizioni, che danno vita poi a rischi non indifferenti. In primis la contraddizione tra voce della scienza e tendenze antiscientifiche e quella tra compliance rispetto alle indicazioni della medicina ufficiale e forme di auto-gestione “fai da te” dei problemi di salute. Ma anche la perdita della dimensione relazionale della comunicazione e dunque l’impoverimento della capacità di discernimento e l’indebolimento dei meccanismi di fiducia che sono così importanti nel rapporto terapeutico e nell’accesso ai servizi.
LEGGI ANCHE - PNRR: TRE INCOGNITE SULLA RIFORMA DELLA SANITÀ TERRITORIALE
Paradossalmente, quindi, a fronte di un evidente miglioramento della Literacy, vale a dire della alfabetizzazione di base nelle nostre società, si è determinato un rischio per la Health literacy, l’alfabetizzazione sanitaria, assediata dalla cosiddetta infodemia, particolarmente perniciosa per l’area della salute e della sanità. Secondo il filosofo italiano naturalizzato britannico Luciano Floridi[1], l’infodemia è il tratto caratterizzante di una quarta rivoluzione sociale e tecnologica, nella quale l’infosfera, vale a dire l’insieme dei mezzi di comunicazione e delle informazioni circolanti, sta trasformando il mondo e le persone. Mentre secondo il filosofo sud-coreano che vive in Germania, Byung Chun Han[2], si tratta di una vera infocrazia.
La iper-specializzazione medica e la complessità della ricerca clinica rendono il quadro ancor più preoccupante, aumentando l’asimmetria informativa tra scienziati e medici, da una parte, e pazienti e cittadini, dall’altra. La ricerca scientifica e la scienza sono diventate mondi e lavori sempre più specializzati e separati, con un alto grado di astrattezza, complessità e impermeabilità per il grande pubblico. Un pubblico che di conseguenza si sente estraneo ed escluso e portato a ricorrere alla informazione più alla sua portata. E ciò contribuisce ulteriormente ad allargare lo spazio di azione di molta comunicazione diffusa e informale e ad alimentare lo sviluppo della sfiducia. Il che è anche alla base di molta parte di ciò che va sotto il nome di post-verità, nonché dello sviluppo di movimenti antiscientifici, dai no-vax in su.
LEGGI ANCHE - DALL’OCSE SEI RACCOMANDAZIONI PER PREPARARE I SISTEMI SANITARI ALLE FUTURE CRISI
Ma al di là delle forme più estreme di dissociazione dalla scienza, che riguardano delle minoranze, anche se non esigue, di popolazione, tutta la società mondiale è sottoposta, ed in maniera crescente, ai rischi della manipolazione comunicativa, condizionata in molti casi da interessi economici e di spettacolarizzazione e dissociazione tra informazioni e fonti di riferimento, che rischia di trarre in inganno anche i pazienti e cittadini più competenti; al venire meno di una intermediazione comunicativa competente ed eticamente sostenibile; ed alla proliferazione di una comunicazione/informazione “disintermediata”, con ampio uso di forme di sollecitazione emozionale e irrazionale ed effetti particolarmente negativi sull’equità di sistema, a danno delle popolazioni più fragili e deboli socialmente e culturalmente.
Per contrastare questi rischi occorre immaginare una strategia di approccio ai temi della salute e del benessere che ricostruisca il rapporto tra società e istituzioni sanitarie e tra pazienti e cittadini e medici ed operatori, in un’ottica di “comunicazione profonda” ed empatica, che valorizzi accanto alla dimensione razionale gli elementi di soggettività e di coinvolgimento emotivo[3].
Ma occorre anche e soprattutto lavorare per la costruzione di un’etica della comunicazione pubblica, ancora più urgente oggi per lo sviluppo galoppante delle varie forme di Intelligenza Artificiale. L’”algoetica”, come branca della bioetica che si occupa dei principi e delle regole nel campo degli algoritmi comunicativi, deve trovare sponde istituzionali di attenzione e soprattutto, rispetto alla multiforme area della comunicazione rivolta al largo pubblico attraverso i mezzi di massa, si devono promuovere una collaborazione stretta tra più discipline (economiche, scientifiche, sociali) ed una adeguata regolazione normativa rispetto ai meccanismi di sicurezza e di negoziazione della fiducia.
[1] L. Floridi, La quarta rivoluzione, Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Scienza e Idee, Raffaello Cortina Editore, 2017
[2] Byung-Chul Han, Infocrazia, Le nostre vite manipolate dalla rete, Einaudi 2021
[3] A questi temi è stato dedicato l’evento ASviS del Goal 3 che si è svolto al Salone del Libro di Torino l 18 maggio 2023 con il titolo “Conoscere fa bene: il ruolo dell’health literacy nella promozione della salute”
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.