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Rete EducAzioni: un vademecum per i patti educativi di comunità
Il documento avanza raccomandazioni per realizzare i patti educativi, strumento fondamentale per il contrasto alla dispersione scolastica. Fracassi: "per costruire i patti ci vuole un'istituzione scolastica pienamente funzionante". [VIDEO] 6/10/23
Come trasformare i Patti educativi, nati per rispondere alle sfide della pandemia, in uno strumento di policy ordinaria che contribuisca al contrasto della dispersione scolastica e allo sviluppo territoriale? La Rete EducAzioni, di cui fa parte anche l’ASviS, ha realizzato un “Documento di sintesi sui patti educativi” per raccogliere proposte e indicazioni per la realizzazione dei patti educativi. Il vademecum è stato presentato all'incontro “Costruire ponti per un futuro inclusivo: i patti di comunità per un’alleanza educativa”, tenutosi venerdì 6 ottobre presso l’Istituto di istruzione Leonardo Da Vinci a Roma.
Gianna Fracassi, segretaria generale Flc Cgil, è intervenuta all'incontro soffermandosi in particolare sugli ostacoli che rendono lo strumento dei patti pienamente esigibile, evidenziando che "per poter costruire patti educativi territoriali ci vuole un'istituzione scolastica che sia pienamente funzionante, soprattutto nelle aree marginali dal punto di vista socio-economico e nelle aree interne del Paese". Una scuola che deve occuparsi dei bisogni dei giovani nelle zone critiche così come in ogni area del Paese, perché ciascun adolescente e territorio ha le sue esigenze, come ha ricordato Franco Lorenzoni, insegnante e fondatore di Casa-laboratorio - Cenci (TR), raccontando l'esperienza sul campo: "C’è una diffidenza, una sfiducia dei ragazzi e delle ragazze nei confronti delle generazioni adulte, perché è evidente che gli stiamo consegnando il mondo peggiore. Non è solo la questione climatica, ma tante questioni dimostrano loro che sono figli di incapaci, di una generazione che non è stata in grado di garantire loro scelte per il futuro. Parlare adesso di Caivano ci toglie la responsabilità condivisa: pensare ci siano dei ghetti ci lascia pensare che nel nostro quartiere non ci siano certi bisogni".
Cosa sono i patti educativi di comunità?
I patti educativi di comunità sono strumenti introdotti dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) a giugno del 2020 per permettere di sottoscrivere accordi di collaborazione tra enti locali, istituzioni, scuole e realtà del Terzo settore presenti in un determinato territorio.
L’obiettivo principale è il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica. Come riporta il Rapporto ASviS 2022 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, nel 2021 il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione per i giovani tra i 18 e i 24 anni era pari al 12,7%, una percentuale ancora lontana dall’obiettivo europeo del 9% entro il 2030.
I patti desiderano anche rafforzare l’offerta formativa grazie alla collaborazione tra pubblico e privato e arricchirla con attività di apprendimento informale, come esercizi motori alla musica, laboratori di arte e di tecnologie informatiche. Le attività sono progettate per sviluppare competenze trasversali e favorire la partecipazione attiva di studentesse e studenti per renderli protagonisti dei percorsi di formazione e consapevoli dei processi di apprendimento. E grazie al coinvolgimento della comunità educante gli spazi comuni vengono ripensati e valorizzati.
Come si possono realizzare i patti educativi?
Requisito fondamentale per i patti, sottolineato nel vademecum della Rete Educazione, è l’istituzione di un sistema di governance integrata che promuova la collaborazione tra i soggetti della comunità educante, dalle scuole ai comuni, dagli enti del Terzo settore ai giovani. Per questo la Rete EducAzioni suggerisce la creazione di un tavolo di coordinamento nazionale, con attività di ricognizione, monitoraggio e diffusione. Questo sistema si articola in diverse cabine di regia, a livello di comune e di patto educativo, con lo scopo di sviluppare l’offerta formativa e di aggiornare il patto.
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Le procedure e gli strumenti di erogazione delle risorse finanziarie dovranno essere trasformate, passando da un approccio competitivo a uno di co-programmazione e co-progettazione e superando la logica dei finanziamenti disomogenei e temporanei. Per favorire una collaborazione stabile potrebbero essere create delle piattaforme di collegamento tra istituzioni scolastiche e capitale sociale territoriale e di valorizzazione delle esperienze già realizzate. Inoltre, sarà necessario costituire un fondo nazionale ordinario per i Patti educativi di comunità che agisca in sinergia con il Fondo nazionale di contrasto alla povertà, ampliando così le risorse destinate alla scuola. “L'investimento su scuola ed educazione deve tornare infatti ad essere una delle priorità delle politiche nazionali e locali, presupposto dello sviluppo del nostro Paese e non un suo esito”, si legge nel vademecum.
La Rete EducAzioni sottolinea anche l’importanza di investire e responsabilizzare i servizi sociali territoriali e includere esperienze degli enti culturali, artistici e sportivi. Occorre, inoltre, riconoscere i patti educativi come espressione dell’autonomia scolastica, restituendo centralità alle scuole in grado di connettere risorse professionali, economiche, spazi e opportunità della scuola e del territorio.
Di Maddalena Binda