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ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Notizie

Education at a Glance 2025: più laureati ma meno competenze

Il 48% dei giovani adulti nei Paesi Ocse ha conseguito una laurea, ma i progressi rallentano e le disuguaglianze restano profonde. In aumento i tassi di abbandono. Persistono gravi carenze di competenze e di insegnanti qualificati. 9/9/25

martedì 9 settembre 2025
Tempo di lettura: min

Il sistema educativo mondiale sta vivendo una fase di trasformazione. Lo dichiara l’edizione 2025 del Rapporto “Education at a Glance”, pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che fotografa la salute del sistema educativo.


Fig.1 Livello di istruzione degli adulti

Quasi la metà dei giovani adulti nei Paesi Ocse, evidenzia il Rapporto, possiede un titolo di istruzione terziaria (successivo al diploma di scuola superiore). Un livello mai raggiunto prima. Eppure la crescita, che tra il 2000 e il 2021 aveva registrato un aumento dell’1% all’anno, sta rallentando: dal 2021 l’aumento medio annuo è stato appena dello 0,3%. A frenare la corsa verso l’università non sono solo i costi o la difficoltà dei percorsi, ma soprattutto le disuguaglianze. In tutti i Paesi, i figli di genitori con bassi livelli di istruzione hanno molte meno probabilità di laurearsi: appena il 26% rispetto al 70% dei coetanei con almeno un genitore laureato. Un divario che mina la mobilità sociale e riduce le opportunità per intere generazioni.

 

Fig.2 Adulti con istruzione terziaria, in base al livello di istruzione dei genitori 

Esempi virtuosi e nodi irrisolti

Alcuni Paesi hanno mostrato progressi significativi. In Danimarca, il tasso di laureati tra i giovani adulti provenienti da famiglie senza diploma secondario è aumentato del 20% in dieci anni, raggiungendo il 49%, più della media Ocse. Anche l’Inghilterra e la Comunità fiamminga del Belgio hanno ridotto parte del divario. Tuttavia, questi restano casi isolati: in gran parte del mondo, la relazione tra origine sociale e successo formativo rimane fortissima. In Italia la situazione non è tra le più rosee.  Il nostro Paese destina meno dell’8% della spesa pubblica all’istruzione, contro una media Ocse dell’11%, collocandosi tra gli ultimi insieme alla Colombia. Anche in termini di Pil, l’investimento italiano è sotto la media.


Emergenza insegnanti

Un altro segnale di allarme riguarda i docenti e le docenti. Nonostante la maggior parte dei sistemi riesca a coprire i posti disponibili, la qualità non è garantita: in media il 7% degli insegnanti della secondaria nei Paesi Ocse non ha le qualifiche necessarie. Inoltre, il ricambio è disomogeneo: in Danimarca, Estonia ed Inghilterra quasi un insegnante su dieci lascia la professione ogni anno, mentre in Paesi come Francia, Grecia e Irlanda i tassi di dimissioni sono inferiori all’1%, con maggiore stabilità ma meno rinnovamento del corpo docente. Diversi Paesi sperimentano percorsi alternativi per attrarre professionisti da altri settori, integrando così nuove competenze nel sistema scolastico. Tuttavia, senza migliori condizioni di lavoro e reali prospettive di carriera, il rischio di carenze croniche resta elevato.


Più laureati ma non più competenze

A livello Ocse, la quota di giovani adulti con un titolo terziario ha raggiunto il 48%, contro il 27% del 2000. I dati però mostrano che più titoli non significa automaticamente più competenze: tra i laureati, il 13% non raggiunge nemmeno il livello base di alfabetizzazione. Inoltre, i tassi di completamento restano bassi: solo il 43% degli studenti conclude una laurea triennale nei tempi previsti, il 70% entro tre anni oltre la durata standard. I tassi sono ancora più bassi tra gli uomini, dove solo il 63% riesce a laurearsi entro tre anni oltre la durata prevista, contro il 75% delle donne.

Le ragioni dell’abbandono sono molteplici: preparazione insufficiente, percorsi poco chiari, mancanza di sostegno accademico e sociale, barriere economiche. Secondo l’Ocse, servono programmi più strutturati, orientamento precoce e crediti formativi per competenze acquisite anche senza completare gli studi, così da valorizzare i progressi parziali.

Istruzione e lavoro: il vantaggio di chi studia di più

Il legame tra istruzione e lavoro resta decisivo. Una laurea offre una protezione maggiore contro la disoccupazione e apre l’accesso ai lavori più qualificati e meglio retribuiti. In media, gli adulti con un titolo terziario guadagnano il 54% in più rispetto a chi si è fermato al diploma superiore; la differenza sale all’83% per chi ha conseguito un master o un dottorato. Nonostante i costi iniziali, il vantaggio economico lungo l’arco della vita supera i 300mila dollari.


Fig. 3 Percentuale di occupati con istruzione terziaria


Il quadro che emerge è chiaro: l’istruzione cresce in quantità ma non in qualità ed equità. Per l’Italia, l’urgenza è duplice: aumentare gli investimenti e ridurre gli abbandoni, colmando i divari sociali e territoriali che ancora penalizzano studentesse e studenti. A livello globale, l’Ocse richiama i governi a garantire non solo più titoli, ma anche più competenze, docenti qualificati e percorsi formativi inclusivi. Solo così l’istruzione potrà tornare a essere il motore di sviluppo sostenibile e di coesione sociale.

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Scarica la presentazione sul Rapporto

di Tommaso Tautonico

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