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Benvenuti nel 21° secolo: ecco la strategia per educare alla cittadinanza globale
Il documento nato dalla collaborazione di ministeri, enti locali, università, società civile e Aics, con la partecipazione dell'ASviS, pone questioni serie sulle sfide per i nuovi cittadini alle prese con un mondo interconnesso ed interdipendente.
Che succede quando i nuovi cittadini del Pianeta si rendono conto di non essere soli al mondo e che oltre alla loro realtà ne esistono altre, simili o totalmente differenti, in un sistema di relazioni e tendenze economiche, ma anche sociali, culturali, politiche e tecnologiche, strutturalmente interconnesse ed interdipendenti? Nel 1996 la Commissione dell'Unesco sull’Educazione per il ventunesimo secolo pubblicava il Rapporto dal titolo “Nell’educazione un tesoro”, dove spiegava l'importanza di investire sulla formazione di bambini e giovani, il più valido strumento per imparare a vivere insieme, cooperando e collaborando con una visione e progetti comuni, con un orizzonte globale.
Con questo scopo è stata elaborato il Documento di strategia italiana per l’Educazione alla cittadinanza globale (Ecg) che ha visto la collaborazione di ministeri, enti locali, università, numerose organizzazioni della società civile e l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), presentato il 28 febbraio nel corso della riunione del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo e alla cui stesura ha partecipato anche l'ASviS.
Il documento descrive l'evoluzione del concetto di educazione nel corso degli ultimi 60 anni: “civica” prima, “allo sviluppo” in un secondo momento, infine alla “cittadinanza globale”, e definisce quest'ultima quale “un percorso di apprendimento lungo tutto l’arco della vita che rafforza la cittadinanza attiva”, suggerendo un approccio territoriale all’Ecg attraverso un confronto constante tra istituzioni, cittadini, scuola, università, mezzi di informazione, mondo del lavoro e servizi socio-sanitari.
Anche se forse non è ancora scattata la reazione a catena di Edward Lorenz, per cui un battito d'ali di farfalla è in grado di rivoluzionare gli avvenimenti climatici nell'emisfero opposto, è evidente come i modelli di produzione e consumo, di scambio e commercio delle materie prime, o ancora temi quali la proprietà intellettuale legata alle innovazioni, la concorrenza su scala planetaria o i nuovi flussi migratori derivati dai cambiamenti climatici pongono questioni complesse che è difficile continuare a ignorare o rimandare. Inoltre l'immediatezza delle comunicazioni e delle informazioni e le crescenti possibilità di sviluppo per Paesi finora rimasti nell'ombra delineano grandi opportunità, ma allo stesso tempo il degrado ambientale, l'aumento delle diseguaglianze e la minore privacy mostrano scenari ed equilibri del tutto inediti, cui i cittadini del 21esimo secolo dovranno fare attenzione.
“Conoscenze, capacità, valori e atteggiamenti che favoriscano un mondo sostenibile, equo e inclusivo”: così il Documento si prepara ad essere la base di un Piano di azione pluriennale per promuovere nell'ambito dell'educazione formale e non formale, nell’informazione e nelle campagne di sensibilizzazione, la formazione di attori globali, come anche previsto dal Goal 4 dell'Agenda 2030 siglata dall'Assemblea Onu nel 2015, nel Target 4.7 sull'istruzione di qualità: “Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e nonviolenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile”.
Già nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu stabiliva che: “L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”. Lo stesso principio, rafforzato, viene ribadito dalla Strategia che spiega come sia necessaria “un’educazione che sappia prestare attenzione ai diritti sia della persona, sia della comunità locale ed internazionale dovrebbe quindi considerare fra i suoi fondamenti la capacità di vivere insieme, sviluppando la comprensione degli altri e della loro storia, delle loro tradizioni e dei loro valori spirituali”, e ancora: “Utopia potrebbe pensare qualcuno; ma si tratta di un’utopia necessaria, anzi vitale, se vogliamo sfuggire a un pericoloso ciclo alimentato dal cinismo o dalla rassegnazione”.
Sei gli ambiti tematici della riflessione internazionale individuati, ovvero Diritti umani, Intercultura, Comprensionee e Cooperazione internazionale, Pace e Sostenibilità, concludendo con alcune raccomandazione affinché l'azione educativa sia efficace:
- coinvolgimento dei diversi soggetti del territorio (comunità educante);
- sistema interdisciplinare;
- visione sistemica su fenomeni sociali, culturali, economici, tecnologici, ambientali e politici;
- approfondimento critico delle norme sociali e dei valori morali;
- partenariato con soggetti di altri territori e relazione di scambio attiva con soggetti di altri territori e culture;
- incardinamento in modo strutturato nel sistema educativo.
di Elis Viettone