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Le disuguaglianze incidono sulla scelta della scuola e limitano la mobilità sociale
Secondo il nuovo rapporto dell’Ocse le opportunità per gli studenti e i loro risultati variano in base alla loro origine socio-economica. Con il giusto supporto la scuola può tornare a essere il luogo per una società più equa. 31/10/2018
“In tempi di crescenti disuguaglianze economiche, migliorare l’equità nell’educazione diventa un compito più urgente. Mentre alcuni Paesi ed economie sono riuscite a costruire un sistema educativo dove lo stato socio-economico non costituisce un ostacolo per gli studenti all’apprendimento, al benessere e al proseguimento degli studi, tutti i Paesi possono fare molto meglio di così”, in questo modo si apre il nuovo rapporto dell’Ocse-Pisa “Equity in Education - Breaking Down Barriers to Social Mobility”. Il Rapporto, che ha messo a confronto le possibilità di progredire grazie all’istruzione in 70 nazioni, “rafforza quello che diciamo da molto tempo: dove sei nato e quanto è benestante la tua famiglia determina la qualità delle opportunità di formazione disponibili per te” così esordisce Gabriela Ramos, capo di gabinetto del Segretario generale dell’Ocse e continua: “tra i Paesi dell’Ocse, il 48% dei ragazzi svantaggiati frequenta scuole svantaggiate, limitando così non solo i loro risultati, ma anche il modo in cui percepiscono il loro stesso potenziale”.
Le disuguaglianze sociali vanno spesso di pari passo con una bassa mobilità sociale, incidendo così drasticamente sul futuro dei ragazzi e alimentando sempre più il divario tra i più e i meno fortunati. A rafforzare questi dati sono i risultati del questionario internazionale dell’Ocse, sottoposto ogni tre anni a ragazzi di quindici anni di tutto il mondo, per testare le loro competenze e conoscenze e valutare i sistemi di educazione mondiali. Questo test prende il nome di Pisa (Programme for international student assessment) e solo nel 2015 più di mezzo milione di studenti di 15 anni provenienti da 72 diversi paesi lo hanno effettuato, risolvendo quesiti di scienze, matematica e lettura ma anche di risoluzione collaborativa di problemi e di letteratura economica. Ne risulta che c’è una forte connessione tra il profilo socio-economico della scuola e i risultati dei ragazzi: gli studenti che hanno frequentato scuole più avvantaggiate hanno conseguito un punteggio migliore nel Pisa. Mentre, nella media dei paesi Ocse, gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate che hanno frequentato scuole di qualità hanno conseguito 78 punti in più nel test dei ragazzi svantaggiati che hanno frequentato scuole con una situazione socio-economica più svantaggiata. Tenendo in considerazione che 30 punti sono l’equivalente di circa un anno di scolarizzazione, c’è un divario di due anni e mezzo.
Gli indicatori utilizzati nel test, però, non tengono soltanto conto delle conoscenze acquisite nel percorso didattico, ma anche del peculiare profilo di ciascun ragazzo e delle spesso conseguenti capacità di gestire lo stress e adattarsi al contesto di apprendimento. Per questo il rapporto tiene conto dell’impatto che il benessere degli studenti ha sui loro risultati, evidenziando che circa uno studente svantaggiato su quattro tra i Paesi dell’Ocse è “socialmente ed emotivamente resiliente” ovvero che si sente soddisfatto, socialmente integrato a scuola e non soffre di ansia da test. In Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lettonia, Olanda e Svizzera, la fetta di persone “resilienti” è tra le più larghe (30% e più), ma in altri Paesi europei, inclusi Bulgaria, Italia, Montenegro, Portogallo ed Inghilterra, si tratta di un numero molto basso (20% e meno).
Gli studenti svantaggiati che sono socialmente ed emotivamente resilienti tendono invece ad avere migliori risultati. Questo implica che aiutare gli studenti svantaggiati a sviluppare un’attitudine e dei comportamenti positivi verso se stessi e verso la loro educazione aiuta anche a incentivare i loro successi scolastici. E’ importante intervenire in età precoce, afferma il Rapporto, così da poter fornire a tutti i bambini gli strumenti per acquisire le competenze emotive e sociali essenziali, specialmente coloro che provengono da famiglie svantaggiate.
“Troppo poco progresso è stato fatto per buttare giù le barriere della mobilità sociale dando così a tutti i bambini pari opportunità di avere successo” afferma Andreas Schleicher, direttore per l’educazione dell’Ocse. Sono necessari più investimenti per aiutare gli studenti svantaggiati a fare meglio, incluso il riconoscimento del ruolo critico che hanno gli insegnanti”.
Gli insegnanti hanno bisogno di maggiore supporto per identificare i bisogni degli studenti e gestire la diversità nelle classi costruendo forti connessioni con i genitori ed incoraggiandoli ad essere più coinvolti nell’educazione dei loro figli. Gli insegnanti possono anche incoraggiare il benessere degli studenti creando un positivo ambiente di apprendimento per tutti gli studenti, enfatizzando l’importanza della persistenza ed accompagnando gli studenti stessi ad incoraggiarsi a vicenda.
Il Rapporto suggerisce soluzioni che tutti i paesi possono adottare a partire dalla scuola, offrendo le stesse opportunità di successo al fine di diminuire le disuguaglianze e donare nuovamente dinamicità alla mobilità sociale: creare un positivo ambiente di apprendimento, ridistribuire nelle diverse scuole i ragazzi meno avvantaggiati, intervenire in età pre-scolare per ridurre le disuguaglianze e affiancare le famiglie, dare il giusto supporto agli insegnanti fornendo loro strumenti per comprendere in maniera più efficace i bisogni degli studenti, stabilire obiettivi ambiziosi insegnando i ragazzi ad essere resilienti dando loro strumenti per raggiungerli.
Così le parole di conclusione di Gabriela Ramos: “come trattiamo il più vulnerabile è il riflesso di chi siamo come società. L’analisi dell’Ocse dimostra che quando le normative hanno come target i più svantaggiati, vinciamo tutti”.
di Alice Rinalduzzi