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Le sei trasformazioni che ci avvicinano agli Obiettivi dell’Agenda 2030
Istruzione, sanità, energia pulita, crescita demografica, aree urbane e intelligenza artificiale: ecco le sei aree di intervento individuate da un gruppo di studiosi per rendere i 17 SDGs alla portata di tutti i Paesi. 2/9/2019
Il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese) dell’Agenda 2030 rappresenta una sfida per i governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni unite. Infatti, se da un lato molti Stati stanno compiendo progressi significativi verso la realizzazione di alcuni SDGs, ad oggi nessun Paese appare in grado di raggiungere in tempo tutti i Goal contenuti nel documento delle Nazioni Unite, come testimoniato anche dal Rapporto Bertelsmann Stiftung-Sustainable Development Solutions Network. In questo contesto è necessario rendere operative le politiche sostenibili, fornendo a tutti gli attori coinvolti (classe politica, imprese, comunità scientifica e società civile) gli strumenti per accelerare il progresso verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030.
Un nuovo documento intitolato "Six Transformations to Achieve the Sustainable Development Goals", pubblicato il 26 agosto sulla rivista Nature Sustainability, va in questa direzione. Il documento, scritto da Jeffrey Sachs (Columbia University), Guido Schmidt-Traub (Sustainable Development Solutions Network), Mariana Mazzucato (University College London), Dirk Messner (United Nations University), Nebojsa Nakicenovic (International Institute for Applied Systems Analysis) e Johan Rockström (Istituto di ricerca sull'impatto climatico di Potsdam) identifica i principali interventi necessari per raggiungere ciascun SDG e li raggruppa in sei trasformazioni, ognuna delle quali contribuisce a promuovere diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile.
La prima trasformazione individuata dal documento riguarda il sistema scolastico. L'istruzione, infatti, crea capitale umano, che a sua volta promuove la crescita economica, l'eliminazione della povertà estrema, la creazione di lavoro dignitoso e il superamento delle disparità di genere e di altre diseguaglianze. Il documento sottolinea la necessità di migliorare l’intero sistema educativo, dalla scuola primaria (che spesso presenta carenze anche nei Paesi più sviluppati) fino all’università. Si tratta, secondo gli esperti, di assicurare un significativo miglioramento nella formazione degli insegnanti, di impostare una valutazione continua dei risultati di apprendimento anche con confronti internazionali, oltre che di assicurare la formazione professionale degli studenti e lo sviluppo di programmi scuola-lavoro.
Così come l’istruzione, anche la sanità è un importante indicatore di benessere o malessere della società e di equità o disuguaglianza. Per questa ragione il documento individua proprio nei sistemi sanitari un’altra area di intervento. La sanità inclusiva del futuro dovrà, secondo il documento, essere finanziata soprattutto con fondi pubblici. I governi dovranno investire in servizi di prevenzione, nelle terapie e nelle cure palliative, creare sistemi informativi integrati per la sorveglianza e il controllo delle malattie. Dovranno, inoltre, migliorare l'assistenza sanitaria di base, la salute materna, neonatale e infantile. I sistemi sanitari si dovranno concentrare dunque sulle malattie dal forte impatto sociale ma anche sul controllo delle malattie non trasmissibili, compresa la salute mentale.
Salute e fonti energetiche sono in stretta relazione tra loro. Per questa ragione l’accesso all’energia pulita rappresenta una sfida per tutti i Paesi. La terza trasformazione affrontata dal Report si concentra su questo tema, con l’obiettivo di garantire l'accesso universale alle moderne fonti energetiche. In particolare, entro la metà del secolo il sistema energetico dovrà essere decarbonizzato ovunque, in linea con l'accordo di Parigi. Un altro obiettivo prioritario è di ridurre l'inquinamento industriale del suolo, dell'acqua e dell'aria. L'attuazione di questa trasformazione richiede uno stretto coordinamento tra le diverse autorità presenti nelle amministrazioni nazionali, per esempio tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Trasporti.
Dare da mangiare all’intera popolazione mondiale rappresenta un’altra sfida ambiziosa presente nell’Agenda 2030. La quarta trasformazione individuata dagli esperti si rivolge proprio a questo obiettivo, che forse più degli altri può determinare risultati anche in contrasto con altri Goal. L'aumento della produzione agricola, per esempio, può ridurre la biodiversità e far crescere i consumi idrici. Crescita economica e aumento dei redditi aumentano la pressione sui sistemi alimentari, a meno che le diete non diventino più sane e più sostenibili dal punto di vista ambientale. Di conseguenza, i Paesi devono calibrare attentamente i loro interventi seguendo un approccio integrato che punti all’inclusione di tutti gli attori coinvolti e che privilegi il riciclo dei materiali e sistemi di produzione circolari, spezzando il legame che spesso si crea tra crescita economica e degrado ambientale.
Se è vero che molta attenzione viene data alla conservazione degli ambienti naturali, è altrettanto vero che occorre tutelare e migliorare la qualità delle aree urbane, dove entro il 2050 vivrà il 70% della popolazione mondiale. L’obiettivo principale della trasformazione che si dedica alle aree urbane (la quinta del documento) è garantire l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, un trattamento adeguato delle acque reflue e lo smaltimento (o il riciclo) dei rifiuti in tutte le aree urbane. Gli investimenti nella fornitura di acqua e di servizi igienico-sanitari sono sinergici con le misure per affrontare la scarsità d'acqua, e andranno realizzati sia nelle aree urbane che in quelle rurali. La seconda priorità prevista dalla trasformazione è la creazione di una mobilità sostenibile ed efficiente in tutte le aree urbane.
L’ultimo capitolo individuato dal Report riguarda la diffusione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali. Se da un lato questa rivoluzione offre grandi possibilità in termini di abbassamento dei costi di produzione, abbattimento delle emissioni e una generale migliore efficienza, dall’altro il rischio più temuto è la perdita di posti di lavoro, in particolare per i lavoratori meno qualificati, e lo spostamento della distribuzione del reddito dal lavoro al capitale. Mentre i nuovi posti di lavoro potrebbero sostituire quelli esistenti, potrebbero anche comportare guadagni inferiori e peggiori condizioni di lavoro. La sesta trasformazione invita i governi ad adottare una serie di standard normativi, infrastrutture fisiche e sistemi digitali per cogliere i benefici della rivoluzione digitale, evitando al contempo le numerose potenziali insidie per le fasce più deboli della popolazione. Accesso universale alla banda larga mobile di alta qualità e a basso costo, misure per promuovere l'inclusione digitale, le competenze e la protezione della privacy, sono le principali azioni suggerite dal documento.
di William Valentini