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Covid-19 e misure di contenimento: quale impatto sulla vita delle famiglie
Da un’indagine su 300 famiglie di Save the children, il 73,8% degli intervistati ha perso o ridotto molto il lavoro, il 17,6% è andato in cassa integrazione. Il 30,6% delle famiglie non riesce a far seguire ai figli le lezioni a distanza. 14/4/20
“Non da soli – cosa dicono le famiglie” è l’indagine di Save the children che approfondisce le conseguenze dell’emergenza Coronavirus, chiedendo direttamente ad alcune famiglie come sta cambiando la loro vita. L’indagine, effettuata su 300 nuclei familiari, scatta una fotografia del dramma che sta vivendo il nostro Paese, colpito non solo dalla crisi sanitaria, ma anche da una crisi sociale senza precedenti. La disoccupazione è raddoppiata in poco tempo, il numero di richieste di sostegno al reddito dei lavoratori autonomi e la richiesta di aiuti alimentari sono il segno di una recessione importante. L’indagine esamina alcune aree fondamentali dell’emergenza e delle misure di contenimento, al fine di offrire spunti di riflessione per mitigare gli effetti sociali. La perdita del lavoro, gli effetti sulla disponibilità economica, le sfide e le difficoltà legate alla didattica a distanza sia in termini di disponibilità di connessione che di device e le competenze per supportare i propri figli nell’apprendimento, sono gli aspetti a cui occorre prestare attenzione per evitare la crisi sociale.
Il 77,6% delle famiglie intervistate ha subito un cambio della disponibilità economica. Il 73,8% degli intervistati ha perso il lavoro o ridotto drasticamente il suo impegno retribuito e solo il 17,6% è andato in cassa integrazione, principalmente al Nord. Anche chi percepisce il reddito di cittadinanza riscontra difficoltà nell’erogazione del sussidio. Nel 63,9% dei casi la mancanza di un’entrata economica ha portato a una riduzione della spesa per l’acquisto di beni alimentari e in una famiglia su due anche di servizi di prima necessità come farmaci, utenze e materiale scolastico.
Questo scenario di emergenza crea incertezza rispetto al supporto che le famiglie possono ricevere dalle istituzioni. Secondo i dati emersi dall’indagine, il 30,4% delle famiglie non sa se riceverà un aiuto pubblico. Tra chi ha dichiarato di aver subito una modifica della condizione economica, il 61,4% pensa che non riceverà alcun aiuto dallo Stato. Del 42,7% di chi invece pensa di averne diritto, il 66% immagina che riceverà i buoni spesa, mentre il 13,7% immagina di ricevere il contributo di 600 euro per le partite Iva.
Preoccupano le difficoltà della didattica a distanza in termini di banda larga, di dispositivi e di competenze. Sebbene il 95,5% degli intervistati dichiara di avere almeno una rete mobile, il 57,2% delle famiglie non possiede una connessione internet casalinga, dato che precipita al 33,1% nel Sud Italia. Gli smartphone sono a disposizione nel 98,9% delle famiglie, ma i pc sono presenti solo nel 30,9% dei casi. Rari i tablet, a disposizione solo nel 12% dei casi. Nel 30,6% dei casi, i figli non riescono a seguire le lezioni a distanza, sia perché non sempre sono offerte dalla scuola ma anche per altri motivi. Tra quelli che non hanno subito un impatto economico, il 20,8% non segue le lezioni. Le famiglie più numerose sono maggiormente penalizzate: nel 97,9% dei casi, non si riesce a seguire le lezioni a distanza perché c’è un accavallamento con le lezioni dei fratelli e delle sorelle. Il 53,6% delle famiglie i cui figli non riescono a seguire le lezioni, si aspetta un sussidio statale.
Nel 22,6% dei casi, i figli hanno anche difficoltà a svolgere i compiti a casa. Spesso, avere un genitore a casa può rivelarsi prezioso soprattutto per i più piccoli, dato che fare lezione online non è immediato. Nelle famiglie con un solo reddito, il 68% dei bambini riesce a fare i compiti a casa, mentre nelle famiglie dove entrambi i genitori lavorano, solo il 18,8% dei bambini riesce. “Questa crisi distrugge capitale economico e sociale. Ma anche il capitale naturale verrà colpito, se alla fine ricominceremo a cementificare. Il punto allora è: quali politiche vanno attuate per ricostituire questi capitali?” ha dichiarato Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, in occasione della presentazione dell’indagine.
Per superare questo momento storico, conclude l’indagine, è necessario avviare un Piano strategico per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Un Piano organico che coinvolga le istituzioni, le scuole, le famiglie, le organizzazioni del terzo settore e il mondo dell’impresa. Un Piano che spazi dalla distribuzione tempestiva di pc e tablet per gli studenti più emarginati, alla digitalizzazione del Paese, passando per accordi di quartiere che mettano a disposizione degli studenti wi-fi in presidi pubblici in grado di favorire l’accesso ad internet per tutti. Sarebbe anche auspicabile attivare un bando straordinario di servizio civile che impegni i giovani in attività educative, ricreative e motorie, con il duplice obiettivo di ridurre da un lato il learning loss accumulato durante i mesi dell’emergenza e dall’altro di promuovere l’attivazione di tanti giovani usciti dal sistema dell’istruzione e ancora fuori dal mondo del lavoro.
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di Tommaso Tautonico