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Pisa: gli studenti sono informati su clima e salute ma ricevono notizie confuse
I ragazzi e le ragazze sono pronti a svilupparsi in un mondo interconnesso? Le valutazioni del nuovo rapporto dell’Ocse evidenziano alcuni elementi positivi ma anche diverse criticità, a partire dalla formazione degli insegnanti. 30/10/20
Le scuole e i sistemi educativi non riescono a offrire ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo le stesse opportunità di apprendere e applicare le loro conoscenze multiculturali, né di formare abilità e attitudini degli studenti per interagire con altre persone e culture. È quanto emerge dal sesto volume dell’indagine Pisa 2018, "Are students ready to thrive in an interconnected world?", pubblicato il 21 ottobre dall’Ocse. Per la prima volta Pisa include la “competenza globale” nelle sue valutazioni triennali, ossia la capacità degli studenti di 15 anni di considerare questioni locali, globali e interculturali, avere rispetto e relazioni con gli altri, atteggiamenti e apprezzamento per la diversità. Ma l’indagine, basata sui dati raccolti nel 2018, esamina anche le questioni fondamentali per la democrazia e la cittadinanza attiva, inclusi l'apertura, il pensiero critico e altri fattori. Viene infine considerato l'impatto e l'influenza di Internet nel plasmare il pensiero e nel generare polarizzazione. . Belgio, Repubblica Ceca, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Danimarca, Stati Uniti e Regno Unito, ad eccezione della Scozia, non hanno partecipato.
I risultati rivelano differenze di genere nell'accesso alle opportunità di apprendimento della competenza globale, nonché nelle abilità e negli atteggiamenti globali e interculturali degli studenti. In media nei Paesi Ocse, i ragazzi erano più propensi delle ragazze a studiare l'interconnessione delle economie dei Paesi, a cercare notizie su Internet o a guardare le notizie insieme durante le lezioni. Era anche più probabile che gli insegnanti chiedessero loro di esprimere un’opinione sulle notizie internazionali, prendere parte a discussioni in classe sugli eventi mondiali e analizzare le questioni globali con i loro compagni di classe. Al contrario, le ragazze erano più propense dei ragazzi a imparare e risolvere i conflitti con i loro coetanei in classe, a conoscere culture diverse e a prendere parte ad attività legate alla comprensione e alla comunicazione interculturale. Queste differenze di genere potrebbero riflettere gli interessi personali e l'autoefficacia, rileva l’indagine, ma anche il modo in cui ragazze e ragazzi socializzano a casa e a scuola. I risultati mostrano anche che gli studenti avvantaggiati hanno accesso a maggiori opportunità di apprendere abilità globali e interculturali rispetto agli studenti svantaggiati, differenze che erano maggiori in Australia, Nuova Zelanda, Scozia, Canada, Hong Kong (Cina), Macao (Cina), Corea.
Nei Paesi dell'Ocse, l'82% degli studenti ha affermato di rispettare le persone di altre culture, ma le ragazze hanno riferito un maggiore rispetto per gli altri rispetto ai ragazzi. Sono state poste domande sugli immigrati e sui loro diritti. Sebbene le risposte varino notevolmente tra i Paesi, una media dell'85% degli studenti nei Paesi Ocse ritiene che gli immigrati debbano avere gli stessi diritti all'istruzione e l'80% ritiene che dovrebbero avere gli stessi diritti in altre aree. L’Italia è uno dei Paesi con la media più bassa, insieme a Baku (Azerbaijan), Bulgaria, Colombia, Ungheria, Indonesia, Repubblica slovacca, Thailandia e Vietnam. Le cifre erano più alte per coloro che avevano avuto contatti con immigrati e in Paesi con un'immigrazione di lunga data e politiche di integrazione di successo. L'atteggiamento dei genitori e degli altri studenti ha influenzato le opinioni degli intervistati e le ragazze erano più positive sugli immigrati rispetto ai ragazzi.
Il sondaggio ha esaminato anche la consapevolezza sulle questioni globali, nonché l'interesse e la comprensione di come diventare soggetti attivi. Argomento principale su cui gli studenti sono stati informati si è rivelato di gran lunga il cambiamento climatico. L’88% degli studenti conosceva infatti il tema, e la maggior parte di loro frequentava una scuola in cui veniva insegnato. Inoltre, nei dati raccolti prima del Covid-19, la consapevolezza degli studenti su problemi legati alla salute pubblica, come la pandemia, variava tra il 60% e il 90% nella maggior parte dei Paesi.. I Paesi in cui tali questioni sono comunemente trattate nell’insegnamento includono Repubblica Dominicana, Corea, Lettonia, Lituania, Polonia, Russia e Thailandia, mentre vengono trattati raramente in Italia, Baku (Azerbaigian), Bulgaria, Israele, Kazakistan e Moldavia. In 14 Paesi sono state poste domande anche ai genitori, sulla falsariga dei questionari somministrati agli studenti. I risultati hanno mostrato che i genitori degli studenti in Italia, Croazia, Germania e Irlanda erano più consapevoli delle questioni globali rispetto ai genitori degli studenti in Brasile, Cile, Hong Kong (Cina), Macao (Cina), Corea, Messico e Panama. Per quanto riguarda l'interesse per l'apprendimento di altre culture, i genitori in Croazia, Repubblica Dominicana e Germania hanno segnalato il maggiore interesse, mentre i genitori in Italia, Hong Kong (Cina) e Macao (Cina) hanno segnalato il minore interesse.
All’interno del volume è stata anche segnalata la questione sul ruolo degli studenti nelle democrazie come cittadini attivi. I risultati hanno mostrato che solo uno studente su dieci è in grado di distinguere tra fatti e opinioni: il flusso di informazioni provenienti da internet può plasmare gli atteggiamenti, ma anche creare confusione e riluttanza a essere attivi. Una delle affermazioni più radicali contenuta nell’indagine riguarda la tendenza alla polarizzazione dei social media, con “algoritmi che ci relegano in bolle virtuali di individui che la pensano allo stesso modo, che amplificano le nostre opinioni e ci lasciano isolati da prospettive divergenti, polarizzando così le nostre società”. Ecco allora, prosegue l’Ocse, che “le scuole di domani dovranno aiutare gli studenti a pensare con la propria testa e unirsi agli altri, con empatia, nel lavoro e nella cittadinanza. Avranno bisogno di aiutare gli studenti a sviluppare un forte senso del bene e del male, una sensibilità alle affermazioni che gli altri fanno su di noi e una comprensione dei limiti dell'azione individuale e collettiva”.
In media nei Paesi Ocse, il 50% degli studenti ha riferito di imparare due o più lingue a scuola, il 38% ha dichiarato di imparare una lingua straniera e solo il 12% ha dichiarato di non imparare nessuna lingua straniera a scuola. La maggior parte degli studenti (oltre il 60%) che ha riferito di non imparare alcuna lingua straniera a scuola è stata osservata in Australia, Nuova Zelanda e Scozia. Al contrario, in 48 Paesi, più del 90% degli studenti ha riferito di aver imparato almeno una lingua straniera a scuola.
Infine, i risultati rivelano il ruolo chiave svolto dagli insegnanti nella promozione e nell'integrazione della comprensione interculturale nelle pratiche e nelle lezioni in classe. Sebbene la maggior parte degli insegnanti abbia riferito di avere fiducia nella propria capacità di insegnare in contesti multiculturali, pochi però hanno riferito di aver ricevuto una formazione sull'insegnamento in contesti multiculturali o multilingue.
“L'istruzione è fondamentale per aiutare i giovani a orientarsi nel mondo sempre più complesso e interconnesso di oggi”, ha affermato Andreas Schleicher, direttore dell'Ocse per l'istruzione e le competenze. “Le scuole e i sistemi educativi che hanno più successo nel promuovere la conoscenza, le abilità e le attitudini globali tra i giovani sono quelle che offrono un curriculum che valorizza l'apertura al mondo, fornisce un ambiente di apprendimento positivo e inclusivo e offre opportunità di relazionarsi con persone di altre culture”.
di Andrea De Tommasi