Welfare energetico locale: un modello per contrastare i nuovi rischi sociali
Dal Forum Disuguaglianze Diversità una proposta per riconoscere l’accesso alle rinnovabili e all’efficientamento energetico come diritto di cittadinanza. Tre le direttrici principali: sostegno economico, incentivi tecnologici e infrastrutture sociali. 4/12/24
Le disuguaglianze multidimensionali e l’attuale crisi climatica richiedono una rilettura del welfare in prospettiva eco-sociale, con particolare attenzione all’accesso dell’energia che, dopo l’avvento delle privatizzazioni e della nascita del mercato libero, si configura come un nuovo rischio sociale. È quanto emerge dal documento “Welfare energetico locale. Una nuova frontiera di giustizia sociale e ambientale di fronte alla crisi climatica” pubblicato a novembre dal Forum Disuguaglianze Diversità nel solco dell’omonimo progetto Wel, condotto dal Forum e dalla Fondazione Basso. Un documento che propone un modello di welfare rinnovato, in grado di dare risposte ai nuovi rischi legati al contesto che stiamo vivendo.
Colmare il ritardo
La crisi climatica corre veloce. Il Copernicus climate change service nel mese di novembre ha documentato che la temperatura di ottobre è stata di 1,65 °C in più rispetto al livello preindustriale, ed è ormai certo che il 2024 sarà l'anno più caldo mai registrato e sarà il primo anno con più di 1.5 °C al di sopra dei livelli preindustriali. Un’accelerazione che richiede politiche di contrasto “più veloci” di quelle messo in campo sino ad ora. Ma, evidenzia il documento, se le politiche per il clima devono accelerare, devono raccogliere il sostegno e l’adesione della maggioranza della popolazione, il che significa una cosa sola: possono essere veloci solo se sono giuste. Se oggi non si affronta, contestualmente agli altri aspetti, la dimensione della giustizia sociale nella rivoluzione energetica in corso, si rischia di fallire nel suo intento di contrasto alla crisi climatica. Per muoversi in un contesto simile bisogna pensare a un sistema di welfare capace di affrontare i nuovi rischi sociali legati alla crisi ambientale e climatica: nuove malattie, degrado degli ambienti di vita, fenomeni climatici estremi, inasprimento delle temperature nei mesi estivi, inquinamento atmosferico, dei suoli e delle acque. Oltre ai rischi diretti, ci sono anche quelli che prendono forma come conseguenza delle politiche di contrasto alla crisi ambientale e climatica che, se non incorporano la dimensione sociale, possono accrescere le disuguaglianze.
Un nuovo welfare in chiave eco-sociale
Il documento contiene una serie di proposte e osservazioni concrete che potrebbero rendere una serie di misure (nove quelle analizzate: Pniec, Pnacc, Fondo sociale per il clima, Direttiva “Case green”, Bonus sociali per l’elettricità e il gas per disagio economico, Reddito energetico, Comunità energetiche rinnovabili, Conto termico, incentivi per interventi di efficientamento energetico) in grado di rispondere ai nuovi rischi sociali e ambientali. Ciò significa, spiega il Forum DD, fare transitare l’energia da bene di consumo (merce) a diritto. Le misure avanzate si riferiscono tre grandi ambiti: sostegno al reddito affinché le persone abbiano la possibilità economica di effettuare scelte in campo energetico; incentivi per soluzioni tecniche e tecnologiche; creazione di infrastrutture sociali.
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Rientrano, nella prima categoria le proposte avanzate per “correggere” il Bonus sociale per l’elettricità e per il gas per il quale si propone, tra le altre cose, una campagna informativa chiara e mirata, l’estensione dell’automatismo anche per il disagio fisico, l’introduzione delle caratteristiche climatiche dei territori tra i criteri per l’assegnazione e di meccanismi di maggiore tutela nel contesto del mercato libero.
Nel secondo ambito rientra la cosiddetta direttiva Case green che l’Italia dovrà recepire entro la fine del 2025 istituendo un Piano nazionale nel quale dovranno essere previsti strumenti flessibili per facilitare l’accesso alle famiglie vulnerabili. Da qui le proposte di prevedere la cessione del credito per chi non ha la capienza fiscale sufficiente ad assorbire l’importo incentivato; l’integrazione delle politiche sugli edifici con interventi a scala di comunità e di quartiere; la concentrazione delle risorse sull’Edilizia residenziale pubblica, ristrutturando anche gli strumenti già in essere, come il Conto termico (per il quale si propone, ad esempio, di portare al 100% i rimborsi per alcune categorie come il patrimonio edilizio pubblico). Per quanto riguarda il Reddito energetico, potrebbe essere necessario trasformare la misura in qualcosa di strutturale e duraturo nel tempo, prevedendo maggiori fondi e includendo le famiglie affittuarie (attualmente escluse).
Infine l’attenzione al rafforzamento delle infrastrutture sociali. Vanno in questa direzione l’analisi dei provvedimenti relativi alle Comunità energetiche rinnovabili, che dovrebbero coinvolgere gli attori sociali fragili e dare modo di costruire legami di solidarietà che vanno oltre una dimensione puramente utilitaristica. Tra le misure c’è anche la proposta di dare un ruolo maggiore ai sindaci e alla società civile organizzata nell’ambito del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, fondamentale per fronteggiare eventi estremi come le alluvioni, con la consapevolezza, oggi totalmente assente dal Piano, che le infrastrutture sociali e le relazioni di prossimità possono incrementare le capacità di una comunità di prepararsi e rispondere agli impatti climatici attuali e futuri.
di Tommaso Tautonico
Fonte copertina: hryshchyshen, da 123rf.com