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Nel 2021, la quota di energia primaria da fonti rinnovabili a livello mondiale è arrivata al 13,5%, mentre la quota di produzione mondiale di energia elettrica rinnovabile al 25%. In Italia, al 2020, la media nazionale delle fonti rinnovabili sui consumi lordi finali ha raggiunto il 19%. La produzione elettrica rinnovabile registrata nel 2021 si è attestata al 36% (ma dovrà superare l'80% entro il 2030).

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Alta Sostenibilità: la transizione energetica richiede una programmazione

Siamo in ritardo con gli obiettivi, bisogna accelerare sulle rinnovabili. Se ne è discusso su Radio Radicale nella rubrica ASviS condotta da Manieri e Po, ospiti Fabiani, Federico, Ranci. [VIDEO] 22/03/21

-Alta Sostenibilità-

La recente audizione del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha acceso il dibattito intorno al modo con cui deve essere organizzato il processo di trasformazione del sistema energetico nazionale. Fondamentale sarà sia l’uso delle risorse europee sia la velocità di accelerazione per centrare gli obiettivi climatici.

Dell’argomento si è discusso durante la puntata del 22 marzo della rubrica ASviS “Alta sostenibilità” in onda su Radio Radicale, dal titolo “Tutte le possibilità e le incognite della transizione energetica". La trasmissione, condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po, ha avuto come ospiti: Simona Fabiani (responsabile politiche per il clima, l'ambiente e il territorio della Cgil), Toni Federico (coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7, energia pulita e accessibile, e Goal 13, lotta al cambiamento climatico), e Pippo Ranci (già presidente dell'Autorità per l'energia, oggi facente parte dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente).

Secondo Federico, dalle prime dichiarazioni sembra che questo governo parli in modo diverso di sostenibilità e “che ci sia una evoluzione al riguardo”; inoltre “anche l’Agenda 2030 comincia a trovare spazio”. La trasformazione che ha subito il ministero della Transizione ecologica è di sicuro un primo passo per avvicinare le soluzioni adottate anche da altri Paesi, come Francia e Spagna. “Un ministero dotato di grandi competenze, e spero anche di capacità, che è chiamato a lavorare su temi delicati, come le politiche di contrasto al cambiamento climatico.”, ha continuato Federico. “Il problema a questo punto qual è? In base alle prime prese di posizione, possiamo dire che siamo ancora nella fase delle dichiarazioni. Ciò che andrebbe cambiato è il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), tuttavia il ministro Cingolani ha dichiarato che il Pniec non potrà essere aggiornato entro la fine di aprile, quando cioè bisognerà inviare all’Europa il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E questo è piuttosto sorprendente”. Questo, ha ricordato Federico, è il momento di passare dal “dire” al “fare”, anche perché negli ultimi anni l’Italia ha avuto problemi sulla crescita delle rinnovabili, e ci sono poi una serie di questioni da affrontare il prima possibile. “Sappiamo che in Italia dall’Accordo di Parigi in poi le energie rinnovabili hanno subito uno stop. Ora bisogna capire come ripartire per recuperare il tempo perso negli ultimi cinque anni. Non ho poi sentito parlare dell’ammodernamento della rete energetica, che per diventare smart necessita di una serie di nuove misure. Insomma, manca ancora un programma d’azione ben definito e vedo alcune contraddizioni, come quella sull’idrogeno. Si parla troppo di idrogeno blu, che ricordo viene ricavato sempre da un combustibile fossile che è il gas, e che dunque necessita del processo di stoccaggio della CO2. Infine, sono stato sorpreso anche dall’annuncio del ministro ‘sull’energia dalle stelle’. Ecco, di fusione nucleare si parla da decenni, ma ricordo che il primo reattore si stima sarà pronto solo nel 2035, data che va ben oltre le scadenze sul taglio delle emissioni climalteranti imposte dall’Ue”.


Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7, energia pulita e accessibile, e Goal 13, lotta al cambiamento climatico

Argomento critico che tocca da vicino la trasformazione del Paese è quello relativo alla programmazione, come ha più volte sottolineato nel suo intervento Ranci. “La prima cosa da fare è riformare l’amministrazione pubblica, che non riesce a svolgere i compiti nei tempi necessari; basti pensare a quanto tempo passa per avere in Italia un’autorizzazione per un impianto”, ha ricordato Ranci. “Credo però che sullo snellimento delle procedure e il rafforzamento degli uffici questo governo sia più deciso che in passato; almeno ha manifestato un’attenzione diversa al tema fino a ora. Sono sicuro che le grandi sfide da affrontare siano due: la velocizzazione della formazione di piani coerenti, armonizzando Pnrr e Pniec, e la creazione di tutti i meccanismi per attuarli. Nella programmazione ci sono anche problemi di natura concettuale. In breve, abbiamo effettivamente delle aree di incertezze tecnologica e tecno-economica. Per esempio, ogni auto elettrica che sostituisce una endotermica elimina un servizio fossile al 100% ma, in base all’attuale mix energetico italiano, introduce un servizio al 60% ancora da fossile. Cosa fare prima, quindi: centrali o auto elettriche? Il problema del disegno del percorso è reale e va affrontato con coerenza”.


Pippo Ranci, già presidente dell'Autorità per l'energia (oggi Arera - Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) e già professore di politica economica alla Cattolica di Milano


Ma quali strumenti hanno a disposizione i cittadini in questo momento per alimentare la transizione? Uno è sicuro quello del superbonus al 110% per un’edilizia sostenibile. Ma anche qui ci sono dei problemi, come ha evidenziato Fabiani: “Lo strumento del superbonus 110% è straordinario, anche se complesso, e per questo abbiamo messo a disposizione i nostri uffici. Il problema è che ha una scadenza troppo breve”.

“In generale”, ha detto ancora Fabiani, “penso che la carenza di programmazione sia un grosso problema. Sappiamo che abbiamo degli obiettivi da raggiungere. ma non c’è un percorso pianificato di politica industriale. Non avendo questa pianificazione non è chiara la direzione in cui andremo. Non mi sento di esprimere un giudizio sulle dichiarazioni del ministro, però segnalo che c’è bisogno di fatti concreti. Per esempio, tagliare le emissioni del 55% entro i livelli del 1990 nei prossimi 10 anni è davvero sinonimo di rivoluzione per il nostro Paese. Prima quindi di fare tanti ragionamenti bisognerebbe esser più concreti”. Infine, l’esponente della Cgil ha trattato il tema della “giusta transizione” e della sua importanza per il mondo del lavoro: “Parlarne non significa che la trasformazione non debba essere fatta, ma che bisogna investire per creare nuovi posti di lavoro, sostenibili, come quelli generati dalle rinnovabili e dalle bonifiche. Dobbiamo utilizzare le risorse per creare posti di lavoro grazie a un nuovo modello di sviluppo. Bisogna investire soprattutto in settori che da una parte non provocano problemi all’ambiente e alla salute, e dall’altra sono capaci di creare maggiore occupazione, come accade con le rinnovabili rispetto al settore energetico basato sul fossile”.

 


Simona Fabiani, responsabile politiche per il clima, l'ambiente e il territorio della Cgil

 

di Ivan Manzo

lunedì 22 marzo 2021

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