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Clima e finanza: +1 C° è costato -5,8% di fatturato alle imprese italiane
L’Osservatorio Climate Finance misura l’impatto del rischio climatico su fatturato e redditività delle imprese. Costruzioni, banche e assicurazioni, industria estrattiva, i settori più colpiti. [VIDEO] 18/05/21
La prima analisi del nuovo Osservatorio Climate Finance della School of Management del Politecnico di Milano, diffusa in occasione del convegno del 27 aprile “Climate change finance: rischi e opportunità per le imprese”, conferma che il fenomeno del cambiamento climatico comporta dei costi non solo per la comunità e gli obiettivi condivisi di sostenibilità, ma anche in termini di fatturato e redditività aziendale.
L’Osservatorio ha sviluppato un database che incrocia le informazioni economiche e finanziarie di 1.154.000 imprese in Italia, tra il 2009 e il 2018, con i dati metereologici di temperatura, piovosità, irraggiamento solare, per trovare fondate evidenze empiriche in cui inquadrare il legame tra clima e sistema economico.
L’obiettivo era quello di individuare comprovati modelli interpretativi e sviluppare un metodo statistico ed econometrico affidabile per tracciare i rischi climatici cui sono soggetti imprese, istituzioni finanziarie ed enti pubblici, sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema e contribuire al dibattito normativo.
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Che i cambiamenti climatici potessero avere pesanti conseguenze anche in termini economici oltre che ambientali, era ormai opinione diffusa, ma disporre di dati che lo quantifichino crea consapevolezza e impone responsabilità: l’aumento di un grado di temperatura, tra il 2009 e il 2018, ha determinato, per le imprese italiane, una riduzione media del 5,8 di fatturato e del 3,4% in redditività.
Le piccole imprese sono quelle che hanno subito un calo maggiore di redditività (-4%, a fronte del -5,3% di fatturato), mentre quelle grandi, grazie a maggiori margini di manovra su costi e processi, hanno potuto contenere la perdita di marginalità a -3,6%, pur a fronte di un importante calo di fatturato (-14,6%).
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Facendo riferimento ai settori, l’aumento di temperatura ha penalizzato soprattutto il mercato delle costruzioni (fatturato a -16,2%, Ebitda a -6,8%), finanza di banche e assicurazioni, che hanno patito sia l’impatto diretto che quello indiretto delle imprese clienti (-11,8% e -5,9%), e l’industria estrattiva (-10,4% e -7,6%).
Sempre a causa dei danni indiretti hanno sofferto anche l'information technology, il real estate e la ricerca e innovazione: stesso calo di fatturato (-6,4%), differente diminuzione della marginalità (rispettivamente -6,8%, -4,6% e -3%). Meno gravi i cali di manifatturiero (-5,2% di fatturato e -2,4% di Ebitda) e il retail (-4,5% e -3,1%). Cali inferiori al -3% di entrambi gli indicatori, per agricoltura, turismo e trasporti.
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Dal punto di vista geografico, il Centro Italia è l’area che soffre maggiormente (-10,6% di fatturato e -8,5% di Ebitda) cui segue il Nord Est (-10% e -4,2%), dove però le aziende sono riuscite a conservare margini di guadagno maggiori. Il Nord Ovest registra una forte perdita di redditività (-6,8%) e meno di fatturato (-4,5%). Le imprese del Sud e delle Isole sono state finora meno esposte al cambiamento climatico (rispettivamente -1% e -2,3% di Ebitda; -4,3% e -3,1% di fatturato).
Un’analisi più puntuale è stata fatta sul 2018, un anno eccezionalmente caldo, in cui il nostro tessuto imprenditoriale ha registrato mancati ricavi per 133 miliardi di euro.
L’Osservatorio ha condotto anche un’analisi comparativa tra imprese localizzate in un’area in cui si è verificato un evento fisico acuto - tempesta, alluvione o incendio - e un campione di controllo di attività gemelle. L’anno successivo all’evento acuto, le imprese colpite mostravano una chiara diminuzione degli asset e del fatturato rispetto a quelle gemelle.
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Il surriscaldamento globale, e l’aumento conseguente dei fenomeni meteorologici estremi, è dunque ormai a pieno titolo un tema economico. Un raccolto di grano compromesso si riflette in una minore produzione di farina, oppure nella minore attività di un'azienda pastaia che aveva predisposto gli investimenti necessari per la produzione programmata; le conseguenze di un'improvvisa e eccezionale bufera si riflettono sul lavoro di un'impresa edilizia; le industrie della tecnologia devono scontare i minori ordini provenienti da aziende che avevano previsto adeguamenti tecnologici e per cause di forza maggiore sono costrette a rimandarli.
I dati raccolti dall’Osservatorio delineano in modo chiaro e misurabile i costi economici del cambiamento climatico e l’importanza di un’analisi puntuale nella valutazione del rating settoriale e soprattutto aziendale, di alcuni dati di valutazione dell’impatto e resilienza rispetto agli effetti del cimate change.
“La gestione delle conseguenze del cambiamento climatico e le strategie di mitigazione rappresentano la maggiore sfida che le economie mondiali dovranno affrontare nel corso nei prossimi anni”, ha affermato Roberto Bianchini, direttore dell’Osservatorio Climate Finance.
di Monica Sozzi